Capitolo 3

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Nonostante gli sforzi per ignorare quella sensazione di essere diversa, quella notte nel bosco aveva lasciato un segno indelebile su di me.

Gli occhi che avevo visto brillare nell’ombra continuavano a perseguitarmi nei sogni.

Ogni volta che chiudevo gli occhi, li rivedevo, fissi su di me, come se mi stessero cercando. Come se aspettassero che facessi qualcosa.

Era passato qualche giorno, ma la sensazione di disagio non mi abbandonava. Anche a scuola, tutto sembrava più… pesante.

L’aria, il silenzio. Persino i miei compagni mi guardavano con uno strano misto di curiosità e paura. Non sapevo cosa fosse cambiato, ma sentivo che qualcosa stava per accadere.

Fu durante una lezione di storia della magia che tutto prese una svolta. La Maestra Arion ci stava raccontando di antichi stregoni e delle loro battaglie contro forze oscure che avevano minacciato il nostro mondo secoli fa.

Era una storia che avevo sentito mille volte, ma quella volta qualcosa mi colpì in modo diverso.

"Molti di loro," disse Arion, con la sua solita voce calma ma autoritaria, "non conoscevano pienamente il potere che possedevano fino a quando non furono messi alla prova. È nelle ombre che il vero potere viene alla luce."

Le sue parole mi rimasero impresse. Non riuscivo a smettere di pensare a quelle ombre. Forse era solo una coincidenza, ma sentii una fitta di terrore attraversarmi.

E se quelle ombre che avevo visto nel bosco non fossero state un prodotto della mia immaginazione? E se ci fosse qualcosa di più?

Dopo la lezione, mi avvicinai alla Maestra Arion. Lei mi guardò, con quello stesso sguardo che mi aveva lanciato durante l’incidente con la pietra.

"Maestra," iniziai, sentendo il cuore battere forte, "ci sono storie… di ombre? Di creature che… aspettano?"

Lei mi fissò per un lungo momento, in silenzio, come se stesse valutando se fosse il caso di rispondermi.

Poi, con una voce più bassa, disse: "Le ombre sono sempre presenti, Alina. Non tutte le vedono, ma alcuni… alcuni sono destinati a farlo. Se le hai viste, forse il tuo destino non è quello che credi."

Mi sentii gelare. Destinata a vederle? Cosa significava? Ma prima che potessi fare altre domande, la Maestra Arion si allontanò, lasciandomi con più domande che risposte.

Tornai a casa quella sera con la mente affollata. Mentre attraversavo il sentiero nel bosco, mi sembrava di sentire ancora quei sussurri, come se le stesse ombre mi stessero chiamando.

Provai a concentrarmi, a capire cosa stesse succedendo. Ma non accadde nulla. Era solo la mia mente che giocava brutti scherzi?

Quella notte, mi rigirai nel letto per ore, incapace di trovare pace. Alla fine, sopraffatta dall'insonnia, decisi di uscire fuori, sperando che l'aria fresca della notte potesse calmarmi.

Fuori, il villaggio era immerso nel silenzio. L’unica luce proveniva dalla luna, che filtrava attraverso gli alberi.

Respirai profondamente e iniziai a camminare, senza una direzione precisa, lasciando che i miei passi mi guidassero.

Ero quasi arrivata al confine del villaggio quando qualcosa attirò la mia attenzione.

Una luce fievole brillava nella foresta, proprio dove avevo visto le ombre giorni prima. La paura mi serrò il petto, ma c’era anche una strana attrazione. Non riuscivo a distogliere lo sguardo.

Avanzai lentamente, i rami secchi scricchiolavano sotto i miei piedi. Ogni fibra del mio essere mi urlava di tornare indietro, ma non riuscivo a fermarmi.

Quella luce… mi chiamava.

Quando arrivai al punto da cui proveniva, vidi qualcosa che mi fece trattenere il respiro.

Al centro di una radura, c’era una figura alta e avvolta in un mantello nero, con un bastone illuminato da una luce azzurra.

Mi nascosi dietro un albero, osservando con attenzione.

La figura sembrava sussurrare parole in una lingua che non capivo, e intorno a lui, l’aria sembrava tremolare, come se la stessa realtà stesse vacillando.

Le ombre si muovevano intorno a lui, come se fossero vive.

Poi, all’improvviso, si voltò nella mia direzione. I suoi occhi, brillanti come la luna, si fissarono nei miei, e una sensazione di gelo mi attraversò.

Cercai di scappare, ma i miei piedi erano bloccati, come se le radici stesse della foresta mi trattenessero.

La figura si avvicinò lentamente, e con una voce profonda e stridente, disse

"Finalmente, ci incontriamo."

Alina: Luce e OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora