Capitolo 5

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"Vai, Alina! Non c’è tempo!" La voce di mia madre rimbombava nella mia testa, ma il mio corpo non rispondeva.

Ero bloccata, incapace di muovermi, mentre il suono degli zoccoli e dei passi pesanti si avvicinava alla porta.

"Ma tu…", balbettai, incapace di distogliere lo sguardo dal terrore negli occhi di mia madre.

"Non preoccuparti per me. Devi scappare. Ora!" gridò, spingendomi verso il retro della casa. "Troveranno te per prima."

I miei piedi finalmente risposero. Corsi verso la porta posteriore, il cuore che batteva come un tamburo.

Sentii il rumore della porta principale che veniva sfondata e delle voci roche che chiedevano di me.

Un brivido gelido mi percorse la schiena.

Aprii la porta posteriore e mi lanciai fuori, nella notte gelida. L’aria fresca mi colpì il viso come uno schiaffo, riportandomi un briciolo di lucidità.

Dovevo allontanarmi il più velocemente possibile.

I rami secchi scricchiolavano sotto i miei piedi mentre mi addentravo nel bosco.

Ogni respiro era un rumore assordante, ogni ramo spezzato sembrava un segnale che stavo lasciando alle mie spalle per farmi trovare.

Non avevo idea di dove stessi andando, solo che dovevo andare via. Ma più mi addentravo nel bosco, più i suoni dietro di me diventavano forti.

Stavano seguendo le mie tracce. Non avevo molto tempo.

Cercai di ricordare le parole di mia madre. "Trova tuo padre." Ma dove? Come avrei potuto trovarlo, se nemmeno sapevo chi fosse realmente?

Ero sola, persa, e inseguita da chi voleva catturarmi. Non avevo idea di chi fossero o perché mi stessero cercando, ma sapevo che non potevo lasciarmi prendere.

Ad un tratto, una figura comparve davanti a me, sbucata dal nulla.

Era un ragazzo, poco più grande di me, con un mantello logoro e occhi scuri che brillavano sotto la luce della luna.

"Sei Alina, vero?" disse, come se mi conoscesse da sempre.

Indietreggiai, pronta a difendermi. "Chi sei? Cosa vuoi da me?"

"Non c’è tempo per le spiegazioni," rispose lui, gettando uno sguardo oltre la mia spalla. "Se vuoi vivere, devi venire con me."

Non mi fidavo di lui, ma non avevo scelta. Le voci dei miei inseguitori erano sempre più vicine, e questo sconosciuto sembrava sapere esattamente cosa stava succedendo.

Decisi di seguirlo.

Mi prese per mano e mi guidò attraverso il bosco, tra sentieri che non conoscevo e che sembravano uscire dal nulla.

C’era una strana familiarità nei suoi movimenti, come se fosse stato qui mille volte. Non disse nulla, e nemmeno io.

Ero troppo impegnata a cercare di capire chi fosse e cosa sapesse di me.

Dopo quello che sembrarono ore, finalmente ci fermammo. Eravamo in una radura, lontani dalle luci del villaggio.

Il ragazzo si voltò verso di me, i suoi occhi scuri che brillavano sotto la luna piena.

"Sai chi ti sta cercando?" chiese, la sua voce grave e calma.

Scossi la testa, il cuore ancora martellante. "No… so solo che mi hanno trovata. Chi sono?"

Lui sospirò, passando una mano tra i capelli neri. "Sono emissari del Regno delle Ombre. Ti stanno cercando da quando sei nata. Sei speciale, Alina. Il potere che hai dentro di te… loro lo vogliono."

"Ma perché? Cosa c’entra il Regno delle Ombre con me?" chiesi, la voce tremante. Non riuscivo a comprendere come tutta la mia vita fosse improvvisamente legata a un mondo che avevo conosciuto solo attraverso storie spaventose.

Lui mi fissò, come se stesse valutando se dirmi la verità o meno.

Alla fine, parlò con un tono più morbido. "Perché tu sei la chiave. Il tuo potere può aprire un passaggio tra questo mondo e il loro. Un passaggio che è stato sigillato secoli fa. Se loro ti catturano e ti costringono a usare il tuo potere, il Regno delle Ombre si riverserà in questo mondo. E nessuno sarà al sicuro."

Mi girava la testa. La chiave? Un passaggio? Come potevo essere io responsabile di tutto questo?

"Ma io non so nemmeno usare il mio potere!" protestai. "Non posso aprire niente!"

"Sai più di quanto pensi," disse lui con calma. "Il tuo potere è latente, ma loro sanno come risvegliarlo. E una volta che lo faranno… sarà troppo tardi."

Le sue parole mi gelarono il sangue. Non potevo lasciarmi prendere. Non potevo permettere che il mio potere cadesse nelle mani di quegli emissari.

"Devi aiutarmi," dissi, il panico che mi serrava la gola. "Non so dove andare, non so cosa fare. Come posso trovarlo? Come posso trovare mio padre?"

Il ragazzo mi guardò, e per un attimo ci fu un lampo di tristezza nei suoi occhi. "Non sarà facile. Ma ci sono posti dove puoi cercare. Vecchie leggende parlano di un luogo nascosto, al confine tra questo mondo e l’altro. Forse lì troverai le risposte."

Il suono dei passi si avvicinava di nuovo. Gli emissari non erano lontani. Il ragazzo mi guardò intensamente. "Dobbiamo continuare a muoverci. Ti aiuterò a trovare tuo padre, ma prima dobbiamo sfuggire a loro."

Senza un’altra parola, ci incamminammo di nuovo, correndo tra gli alberi. Sentivo le forze che mi abbandonavano, ma non potevo fermarmi.

Non potevo lasciare che mi trovassero.

Mentre correvamo, una domanda mi bruciava in gola.

"Chi sei tu? Perché mi stai aiutando?"

Lui esitò per un attimo, poi rispose.

"Il mio nome è Kael. Sono come te, Alina. Sono un figlio delle ombre. Ma ho scelto di combattere contro di loro. E adesso… tocca a te fare lo stesso."

Alina: Luce e OmbreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora