“Tu la odiavi questa pianta. Com’era? Somigliava ad uno scopettino?”
Stiles entra nella stanza sorridendo, reggendo tra le mani proprio un fiore rosso, dalla forma allungata e un po’ stramba. Di fronte a lui, un uomo sulla quarantina, spalle larghe e l’espressione decisamente sconvolta.
“Immagino tu mi abbia riconosciuto, tutti mi dicono che sono uguale a quando ero un ragazzino.”
Sono passati ventidue anni dalla prima volta che si sono incontrati. Derek aveva vent’anni, lui diciotto. Vivevano in un paesino sperduto negli Stati Uniti, lontano da tutto, circondati solo da campi e silenzio. Derek viveva in una bellissima casa, figlio del signore del posto, una delle poche famiglie realmente ricche. Stiles, invece, viveva in una tipica casa della zona, un unico piano, un misero giardino sul retro e uno sceriffo come padre. La prima volta che si erano visti, per poco non erano venuti alle mani; Stiles era seduto su un arbusto, un libro tra le mani e totalmente immerso nella lettura, mentre Derek gli era arrivato alle spalle, gli aveva preso il libro dalle mani facendolo gridare per la paura e poi lo aveva spinto ad alzarsi.
“Chi sei, cosa vuoi e come sei entrato qui. Rispondi in fretta.”
Stiles, sopravvissuto allo spavento, lo aveva spinto a sua volta, mettendoglisi di fronte.
“Chi sei tu!” aveva gridato. “Stavo solo leggendo, non mi sembra un crimine! O forse sei così troglodita da non saper cosa significa e ti sei spaventato?”
Se Derek avesse potuto, gli sarebbe uscito il fumo dal naso, Stiles lo aveva proprio percepito. Così come lo aveva percepito durante le loro discussioni nei tre anni successivi. Stiles aveva scoperto quel giorno stesso che in realtà Derek aveva ragione ad essere arrabbiato, quel giardinetto era di proprietà della sua famiglia, seppur lontano da casa loro.
“Mia mamma ha piantato questi fiori orribili” aveva detto Derek durante il loro secondo incontro.
“Orribili? I fiori non sono mai orribili!” si era infervorato Stiles. “L’amaranto ha un significato bellissimo.”
“E tu come lo sai?” aveva chiesto Derek, sorpreso.
Stiles gli aveva raccontato di sua madre, di come lei amasse i fiori e di quel vecchio album da disegno, pieno di illustrazioni e storie che lui sfogliava spesso da quando lei non c’era più. Ogni pagina era scritta con una calligrafia perfetta. Ancora riusciva a sentire la sua voce mentre gli leggeva qualche pagina la sera.
“Uno scopettino, ma con una bella storia,” aveva detto Stiles, riportando il presente a quel momento lontano.
Derek sembra essersi minimamente ripreso dallo shock; mette giù uno scatolone e gli si avvicina. Stiles sorride, senza riuscire a controllarsi: è tornato solo da un giorno, ma il passato lo ha già investito con una violenza inaspettata.
“Sembrano le stesse di anni fa” dice, guardandosi intorno.
“Lo sono” è la risposta di Derek che lo sconvolge. “Non ho mai smesso di prendermene cura."
E in quella risposta ci sono così tante implicazioni e frasi nascoste che a Stiles per un attimo trema il cuore.
Se n'era andato da quel paesino ventitré anni prima, alla ricerca di lavoro e, soprattutto, di libertà. La vita con gli amici, con suo padre, nel loro piccolo mondo, era rassicurante. Ma non era abbastanza. Non era abbastanza nascondersi ogni giorno in quel giardino.
La prima volta che Stiles aveva capito che le cose non andavano bene, la storia con Derek era cominciata da pochi mesi. Fino a quel momento avevano passato i loro pomeriggi nel giardino, tra libri, chiacchiere e fiori di amaranto, ma quel pomeriggio avevano deciso di andare a fare merenda al bar preferito di Stiles. Erano entrati, avevano ordinato una fetta di torta da dividere e si erano seduti. La pace era durata pochi minuti, perché un gruppo di ragazzi si era seduto al tavolo di fronte a loro e avevano cominciato prima a fissarli, poi a ridere cercando di non farsi vedere. Stiles aveva cominciato ad agitarsi, però, solo quando uno di loro gli aveva mimato un bacio.
“Der, possiamo andare via?” aveva sussurrato, ma prima che Derek potesse rispondere, uno di quei ragazzi si era alzato e, ridendo, aveva rovesciato una birra sulla testa di Stiles.
Stiles che solo piangendo era riuscito a frenare Derek dall’ucciderlo di botte e che l’aveva trascinato proprio nel loro giardino, al sicuro, per medicargli il pugno ferito.
La loro relazione era durata tre anni. Tre anni di segreti, di baci nascosti, di carezze furtive. Mai un abbraccio in pubblico, mai la libertà di essere se stessi fuori da quel giardino. E alla fine, Stiles non ce l’aveva fatta più. Non poteva continuare a vivere in quel modo, schiacciato dalla paura, vedendo anche Derek soffrire. Così era scappato, lasciando tutto. Anche Derek.
E ora è lì, in quel posto che lo meravoglia, ma non lo stupisce.
"Hai realizzato il tuo sogno," dice Stiles, mentre i suoi occhi vagano per lo spazio intorno a lui.
Il giardino è sempre lo stesso, ma ora c'è qualcosa di nuovo, qualcosa che non c'era prima. Un edificio imponente sorge accanto agli alberi e ai fiori che tanto conosceva. Quindici anni prima, Derek aveva costruito quel rifugio, un luogo di accoglienza per chiunque si sentisse perso, per chi non aveva più una casa, per chi aveva bisogno di un riparo momentaneo mentre cercava di ritrovare se stesso.
Con un sorriso appena accennato, Stiles si ferma a osservare una bandiera appesa sulla parete, proprio dietro Derek. Tutti i colori dell’arcobaleno sventolano fieri, brillanti, e sotto di essi spicca il nome di quel luogo: "Amaranto."
Un nome scelto non per caso, lo sapeva bene. Era un simbolo, un tributo al loro passato, a quei giorni passati a nascondersi, a quel fiore che aveva resistito nonostante tutto, simbolo di immortalità.
“Sei qui per le vacanze?” chiede Derek, interrompendo il flusso dei pensieri di Stiles. La sua voce è calma, ma Stiles avverte ciò che non viene detto. Non è una domanda innocente, e lui lo sa. In tutti quegli anni, non era mai tornato, nemmeno a Natale. Era sempre stato suo padre a raggiungerlo, volando ovunque Stiles si trovasse nel mondo.
“Sono tornato per restare” risponde, infatti. Poi, con un sorriso leggero, Stiles aggiunge: “Che ne dici di un caffè?”Buonsalve a tutt*
È iniziata più o meno così:
Blu: "è uscita la lista flower del writober. È stupenda"
Pampu: "davvero molto bella? Estraiamo a sorte le parole?"
Blu: "🥺🥺🥺"
E quindi eccoci qua. Non garantiamo di riuscire a pubblicare ogni giorno perché la nostra vita sta diventando davvero troppo frenetica ma promettiamo di finirle.
Intanto abbiamo cominciato bene. A voi indovinare chi ha scritto quale. Buon divertimento!
Pampu e Blu