18. Lavanda - Diffidenza

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"Sicuro che non devo venire?"

Stiles alza gli occhi al cielo. "Papà non ti fidi di me?"

"Non è che non mi fido di te. Non mi fido di te e Scott insieme."

"Papà abbiamo quasi quarant'anni, dovresti cominciare ad avere fiducia nelle nostre capacità."

"L'avrei se non continuaste a mentirmi. So che mi state nascondendo qualcosa e che non si tratta solo di un animale selvatico. E io sono lo sceriffo."

"Ex sceriffo. Sei in pensione e dovresti cominciare a godertela."

"Non ho nessuno con cui farlo. Nemmeno un nipotino..."

Il cuore di Stiles si stringe ma non ha voglia ne tempo per affrontare l'argomento. Di nuovo. "Devo andare, Scott mi aspetta."

Esce di casa correndo, sale sulla Jeep e mette in moto. Jeep che però non dà alcun segno di vita. Stiles scende dall'auto, apre il cofano e prende il telefono facendo partire la chiamata. "Amico credo dovrai passarmi a prendere tu."

"Ti deciderai mai a cambiare macchina?"

"Questa volta non è colpa della mia bimba. Qualcuno o qualcosa le ha strappato tutti i cavi."

"Arrivo subito."

*

"Forse dovremmo allertare gli altri."

Stiles si gira verso Scott. È la prima frase che dice da quando sono partiti, la riserva davanti a loro. "Pensavo che lo avessi detto ai ragazzi."

"Gli ho solo detto che c'è una nuova presenza in città ma senza dirgli che potrebbe essere una minaccia."

"Non è una minaccia se non per gli animali del bosco."

"E per te."

"Scottino non puoi avere la certezza che sia stata quella cosa a ridurre così la mia macchina."

"L'odore mi dice di sì."

"L'odore non ti è nemmeno nuovo però. Quindi è qualcuno che conosci o hai già incontrato."

"E se fosse di nuovo Kate?"

Stiles scuote la testa. "Derek si è assicurato che fosse morta sul serio."

"Se lui fosse qua saprebbe cosa fare."

Stiles sente un nodo all'altezza dello stomaco. Se lui fosse qua io non mi sentirei così solo e perso si trova a pensare. L'odio verso se stesso per non essere arrivato in tempo a salvarlo lo tormenta ogni singolo giorno. "Ma lui non c'è e noi si. Quindi diamoci da fare" dice scendendo dall'auto.

"Scusa."

"Per cosa?"

"Continuo a dimenticare che avevato cominciato a sentirvi e che non..."

Stiles lo abbraccia di slancio sperando che non finisca la frase: non ha le forse per sentire quello che non sono potuti diventare, il tempo che hanno perso, le cose che non potranno mai avere. "Andiamo anche se dubito che troveremo qualcosa con il chiaro."

La spedizione si riverla infruttuosa se non per il ritrovamento di carcasse talmente smembrate da non riuscire nemmeno a capire cosa può averle ridotte così. Stiles torna a casa distrutto, abbattuto e sconsolato. Ringrazia di essere solo in casa mentre si butta sotto la doccia e poi si mette a letto senza neppure cenare. Un ululato, Stiles è certo di quello che ha appena sentito. Si affaccia alla finestra e vede qualcosa davanti alla porta di casa. Scende di corsa ma quando esce la strada è vuota eccetto una strisciata di sangue sotto al portico.
"Non mi piace."

Stiles si sente agitato più per come lo sta guardando Scott che per il resto. "Era ferito. Penso sia venuto a cercare qualcosa."

"Perché proprio da te? E perché è scappato?"

"Non lo so, Scottino. Non so nemmeno cosa fare."

"Tu non devi fare proprio niente se non chiuderti in casa con le protezioni che ti farà avere Deaton."

"Non vuole farmi del male."

"Come fai ad esserne sicuro?"

Stiles non sa come spiegare a Scott che la notte prima non si è sentito minimamente minacciato dalla presenza dell'essere sotto casa. "Se avesse voluto attaccarmi avrebbe già avuto più di un'occasione per farlo."

"Allora cosa vuole?"

"Non lo so, proprio non lo so."

Stiles ci pensa tutta la giornata fino ad arrivare ad una conclusione: indipendentemente dalla natura ha a che fare con qualcosa di selvatico e lui è sempre stato bravo ad abbattere la diffidenza degli animali selvatica così come delle persone. Il pensiero va dritto a Derek e gli si stringe il cuore. Vorrebbe tanto rileggere la loro chat, farsi abbracciare dal dolore e addormentarsi con esso ma non può. Prende della carne avanzata a cena, dell'acqua fresca e li lascia fuori dalla porta. La mattina dopo trova i piatti vuoti e sorride soddisfatto per quel risultato. Continua per qualche giorno fino alla mattina in cui trova un rametto di lavanda dentro ad uno dei piatti. Sorride prendendolo e pensa sia arrivato il momento di passare al secondo livello.
L L'attesa è lunga, fose si assopisce anche un po' prima che quello che ha tutta l'aria di essere un grande lupo si avvicina ai piatti. Appena si accorge della presenza di Stiles però si ferma. Stiles resta seduto, immobile, a distanza. Non dà segno di volersi avvicinare e l'animale sembra capirlo anche se mangia senza smettere di fissarlo per poi fuggire subito dopo. L'avvicinamento è lento, Stiles non osa mai troppo. Prima comincia a parlargli, poi si siede sempre più vicino ai piatti fino a provare a darglielo direttamente dalle mani senza mai toccarlo. È solo quando arriva di nuovo ferito che Stiles non ci pensa un momento ad accarezzargli il pelo sporco di sangue per valutare l'entità del taglio. "Resta qua" gli dice correndo a prendere uno strofinaccio e del disinfettante.

Quasi si stupisce di trovarlo accucciato in attesa. Sorride. "Bravo cucciolo, ora ti aiuto io."

L'animale gli appoggia il muso sulle gambe mentre le mani di Stiles cominciano a formicolare. Una strana luce blu proviene dal corpo del lupo che prima richiude la ferita per poi trasformare pian piano il suo corpo in quello di un ragazzo. Stiles lo guarda meravigliato. Il ragazzo sembra esausto e crolla addormentato all'istante. È magro e, seppure con un po' di fatica, Stiles riesce a portarlo in casa e sistemarlo sul divano avvolto in una coperta. Si sveglia poco dopo spaventato guardandosi attorno come un animale in trappola. Stiles gli sorride allungandogli una tazza di the. "Ciao, sono Stiles. Sei al sicuro qui."

Non appena sente il suo nome sembra calmarsi all'istante. "Tu sei Stiles?"

"Mi conosci?"

"Io sono..."

"... ELI?"

I due si girano verso Noah fermo sulle scale, è bianco in viso come se avesse visto un fantasma. Il ragazzo abbassa gli occhi come se si vergognasse. "Sono io."

L'uomo lo sorprende abbracciandolo. "Ti abbiamo cercato ovunque dopo... si può sapere cosa ti è successo?"

Non c'è rabbia nelle parole di Noah, solo disperazione e sollievo. "Ho perso la mia ancora, mi sono trasformato in lupo e non riuscivo a tornare umano. Continuavo a cercare qualcosa, anzi, qualcuno" spiega voltandosi verso Stiles.

"Cercavi me?"

"Eri il compagno di papà. Sei... sei l'unica guida che mi è rimasta."

Stiles sente gli occhi inumidirsi. "Non mi conosci nemmeno."

"Ma papà sì. E si fidava di te."

"L'ho lasciato morire..."

"Lo abbiamo fatto tutti" risponde Eli con dolore.

Stiles è frastornato, non sa cosa pensare. Ma sa che non può lasciare andare quel ragazzo, sa che forse, insieme, possono dare un senso al loro dolore e ai loro sensi di colpa. Sorride. "Mi hai fatto sudare per ottenere la tua fiducia."

"E tu per trovarti. Sono stato a New York, in Messico, in Arizona e anche in Alaska prima di tornare qua."

"Speravo che allontanarmi da qua mi aiutasse al allontanare il dolore per la sua perdita. Ma non è stato così."

"Nemmeno per me."

Stiles non ha altro da dire. Allarga le braccia e Eli gli si tuffa dentro entrambi con la consapevolezza di avere una nuova ragione per andare avanti.

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