17. Bucaneve - Nuovo inizio

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Il ritorno a Beacon Hills è surreale. Le strade familiari sembrano più cupe, i boschi, solitamente vivi, sembrano soffocati da un silenzio innaturale. L'aria stessa è pesante, quasi opprimente. Stiles stringe forte il volante della sua Jeep, mentre guida verso la casa di Scott. Sono passati tre anni, ma il richiamo di casa non si è mai spento del tutto. E ora che l'hanno chiamato, non ha potuto dire di no.

Quando arriva a cas di Scott è felice mama c'è anche una punta di nostalgia. Ha lasciato tutti loro per cercare di vivere una vita normale, lontano dalle minacce costanti di Beacon Hills. Eppure eccolo lì, di nuovo al punto di partenza.

Mentre si avvicina alla porta, questa si apre di colpo e Isaac appare davanti a lui.

"Stiles," dice Isaac, incrociando le braccia. "Pensavo che non saresti mai tornato."

Stiles sospira,. "Nemmeno io, per essere onesto. Maeccoci qui."

Isaac annuisce, ma c'è un velo di tristezza nei suoi occhi, una stanchezza che Stiles non ricorda. "Hai notato anche tu, vero? La città è diversa."

"È impossibile non notarlo," risponde Stiles, gettando un'occhiata verso il cielo grigio. "Non ho mai visto Beacon Hills così... depressa."

Entrano in casa, dove il resto del gruppo è già riunito nel soggiorno. Scott lo accoglie con un sorriso stanco ma caloroso.

"Stiles!Sono felice che tu sia qui. Abbiamo bisogno di te."

Stiles ricambia l'abbraccio, sentendo il peso delle parole del suo amico. "Immagino di sì, se mi avete chiamato."

Dietro Scott, Derek è appoggiato al muro, le braccia incrociate, con lo sguardo fisso su di lui. È lo stesso Derek che ha sempre conosciuto, eppure c'è qualcosa di diverso in lui

"Derek," dice, inclinando leggermente la testa in un saluto. "Pensavo di non rivederti mai più."

"Anch'io," risponde Derek, la sua voce bassa e controllata come sempre. 

Si guarda intorno, notando le facce familiari. Lydia, Malia e perfino Liam sono presenti, tutti con lo stesso sguardo cupo.

Scott rompe subito il silenzio. "Le persone sono tristi, apatiche" spiega. È come se non avessero più speranza. Non è una cosa fisica, è emotiva. Psicologica. E sta peggiorando."

"Ogni giorno vediamo più persone cadere in una sorta di depressione inspiegabile," aggiunge Isaac, sedendosi sul bracciolo del divano. "E non stiamo parlando di piccoli malumori. La gente sta smettendo di vivere, in pratica."

Stiles annuisce, il peso della situazione comincia a farsi sentire su di lui. "E avete idea da dove provenga?"

Scott scuote la testa. "No. E questo è il problema. Non riusciamo a trovare la fonte. Ma sappiamo che è qualcosa di soprannaturale. Lo sentiamo."

Derek, che fino a quel momento è rimasto in silenzio, fa un passo avanti. "L'unica cosa che sappiamo è che questa oscurità si nutre delle emozioni negative. Rabbia, dolore, paura. Più la gente cade, più diventa forte. Se non facciamo qualcosa, potrebbe consumare tutto."

Stiles si passa una mano tra i capelli, cercando di riflettere. "Okay, quindi, abbiamo a che fare con un'entità emotiva che vuole trasformare tutti in zombie depressi. Perfetto. Perché non mi avete chiamato prima?"

"Perché speravamo di poterlo risolvere da soli," dice Scott, con un sorriso malinconico. "Ma non ci siamo riusciti."

"Okay, sono tornato. Ditemi cosa devo fare."

Ma mentre lo dice, il suo sguardo incontra quello di Derek per un attimo. Poi è Derek a distoglierlo. 

Stiles torna a casa sua dopo la lunga riunione Chiude la porta della sua stanza e si butta sul letto, fissando il soffitto. La casa è silenziosa, come se il peso dell'oscurità che avvolge la città fosse persino penetrato tra quelle mura.

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