Stiles non è un mannaro, non ha mai nemmeno voluto esserlo eppure pensa di aver imparato a comprendere i sentimenti di Derek anche senza bisogno di parole. È uno di quei giorni, Stiles lo capisce dallo sguardo quasi triste. Non è tristezza, non più. Gli ci sono voluti anni per riuscire a trovare pace, per smetterla di farsene una colpa, per trasformare quel dolore in nostalgia. Gli posa un bacio sulla fronte prima di uscire per lavoro. O meglio, finge di andarci perché, nonostante tutto, non se la sente di lasciarlo solo. "Davvero non è un problema?"
"Figurati, Stiles. Quando mi sono rotto la gamba mi hai portato avanti il negozio da solo. Un giorno di ferie ogni tanto te lo puoi prendere."
Stiles sorride anche se l'altro non può vederlo attraverso al telefono. "Grazie mille, Andrew. Domani ti porto la colazione" risponde per poi riattaccare.
Fa il giro del quartiere, si ferma in una piccola pasticceria e prende dei cupcake al cioccolato. È sulla strada per tornare a casa quando vede un fiorista e compra anche un mazzo di fiori. Quando torna a casa quasi non si stupisce che Derek non se ne accorga troppo preso a guardare fuori dalla finestra. Stiles appoggia la roba sul tavolo, gli si avvicina piano e lo abbraccia da dietro. "Sarebbe così fiera di te, di quello che sei diventato, della famiglia che hai costruito."
Derek si gira tra le sue braccia e sfrega il naso nella piega del suo collo. "Lo so. Mi dispiace solo che non possa viverselo, che non possa conoscerti, conoscere Eli, passare il Natale con noi..."
Stiles vorrebbe poter dire qualcosa per farlo stare meglio ma più di chiunque altro lo capisce e sa che niente potrebbe cancellare quel pensiero. Lo bacia piano, dolcemente. "Ti ho comprato dei cupcackes al cioccolato. E dei fiori."
"Dei fiori?"
Stiles sorride. "Mamma mi ha sempre detto che dolci e fiori riuscivano a fare miracoli quando si è di malumore."
Derek gli accarezza una guancia. "Sei tu la mia cura, tu il mio miracolo."
Stiles arrossisce: sta con Derek da ormai tre anni eppure si sente ancora sciogliere davanti a queste dichiarazioni. Gli passa una mano tra i capelli. "Sai cosa facciamo oggi?"
"Cosa facciamo oggi?"
"Colazione a letto. Poi guardiamo quello che preferisci, pranziamo sempre a letto, sonnecchiamo un po' e stasera andiamo a prendere Eli fuori da lavoro e usciamo a cena tutti insieme. Cosa ne dici?"
"Dico che ti amo."
"Mi ami e basta?"
"Sto anche seriamente pensando che vorrei sposarti. Ma considerando il tuo passato non vorre-"
"Sì."
"Sì cosa?"
"Voglio sposarti. Sempre che vada bene anche ad Eli ovviamente."
"Eli mi aveva suggerito di farti la proposta per Natale. Ora mi odierà."
"E noi non lo permetteremo. Sono bravo a fingere, possiamo mettere su un'ottima recita."
"Stiles è un mannaro, ricordi?"
"E se diciamo che te l'ho fatta prima io?"
"Resta sempre un mannaro."
"Okay allora per Natale gli faremo un regalo talmente bello che si dimenticherà della proposta."
Derek alza gli occhi al cielo. "Ti ho già detto che lo vizi troppo?"
"Mi sembra il minimo. Il papà cattivo sei tu."
"E tu sei troppo permissivo."
"Non sono suo padre."
"Non ancora."
"Cosa stai cercando di dirmi?"
"Sta cercando di dirti che per Natale lui doveva farti la proposta e io chiederti se volevi diventare legalmente il mio secondo papà."
Stiles ringrazia che le braccia di Derek che lo stanno stringendo o, probabilmente, sarebbe a terra. Gli occhi gli si riempiono di lacrime mentre il cuore sembra volergli scoppiare di gioia. "No-non dovresti essere a lavoro?" chiede ad Eli.
"Non volevo lasciare papà da solo. Ma vedo che abbiamo avuto la stessa idea. E non mi hai risposto."
"Sì, certo che lo voglio" risponde Stiles tra i singhiozzi.
Eli sorride lanciandosi tra le braccia dei due uomini dando il via ad un abbraccio a tre che cancella tutta la nostalgia di quella mattina.