"Dobbiamo andare alla scuola calcio, un ragazzino ferito, gamba rotta."
Stiles si alza in fretta dalla sua postazione e sale in ambulanza; è un paramedico da dodici anni, ama il suo lavoro e lo soddisfa, nonostante non sempre i soccorsi abbiano un lieto fine.
Arrivano in pochi minuti per fortuna, e ad accoglierli è la proprietaria della scuola.
"Grazie per essere venuti in fretta. Stavamo facendo una partita, e un bambino si è fatto male cadendo, forse la gamba è rotta."
Stiels la segue, chiedendo informazioni.
"Ha dieci anni, si chiama Eli ed è spaventato. L'abbiamo lasciato sul prato, c'è suo padre con lui."
Solita routine, pensa, anche se ogni volta che ci sono bambini coinvolti, sente sempre un nodo in fondo allo stomaco. Arrivati vicino al prato, vede subito Eli, sdraiato a terra, il viso pallido e contratto dal dolore. Accanto a lui c'è un uomo, evidentemente suo padre, inginocchiato accanto al figlio.
"Ciao!" saluta, inginocchiandosi di fianco al bambino. "So che ti chiami Eli, io sono Stiles. Vediamo cosa è successo qui, okay?"
L'uomo alza lo sguardo, un'espressione di sollievo misto a preoccupazione sul volto. "Grazie per essere venuti in fretta," dice con una voce profonda e leggermente roca. "Eli è caduto durante la partita. Stava correndo, è scivolato... ha detto subito che gli faceva male la gamba."
Stiles annuisce mentre comincia a controllare l'arto. "Tranquillo, Eli. Non ti preoccupare, vediamo subito cosa possiamo fare. Respira, okay?"
Mentre cerca di chiacchierare per distrarre Eli, Stiles fa una rapida analisi: sicuramente una frattura, ma non sembra complicata. Procede ad immobilizzare, poi fa avvicinare i suoi colelghi con la barella.
"Lo porterete subito in ospedale?" chiede il padre.
"Sì, lo porteremo al pronto soccorso e faranno una radiografia per vedere esattamente la frattura. Ma non si preoccupi," risponde Stiles. "Si rimetterà in sesto, è forte."
Durante il tragitto verso l'ospedale, il silenzio è rotto solo dal suono dell'ambulanza e dal respiro affannato di Eli, che cerca di tenere sotto controllo il dolore.
Una volta arrivati all'ospedale, Eli viene preso in carico immediatamente dai medici. Stiles sta per tornare all'ambulanza, ma l'uomo lo ferma con un gesto della mano.
"Grazie. Davvero, non so come avrei fatto senza di voi."
"È il nostro lavoro," risponde Stiles.
"Derek," dice l'uomo, tendendogli la mano. "Mi chiamo Derek Hale."
"Stiles," risponde, stringendo la mano di Derek che se ne sta lì, con l'espressione che sembrerebbe impassibile, se non fosse per il tremore che ha sentito nella sua mano. "Eli starà benone."
L'uomo, pur non mutando la sua espressione, aggiunge "Non è facile vederlo così e non si è mai rotto nulla. Sono più abituato ai graffietti che alle gambe rotte.
Stiles annuisce, non sapendo bene cosa dire. Ha visto padri come Derek, padri che cercano di essere forti, di mantenere il controllo per i loro figli, e immaginaquanto deve essere difficile. Dovrebbe andare via e basta, ma non può fare a meno di aggiungere ""Se hai bisogno di altro, saremo qui. Non esitare a chiamare".
Mentre risale in ambulanza e si prepara per il prossimo turno, continua a ripensare a Derek.
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Il giorno dopo, Stiles è di nuovo di turno. È una giornata più tranquilla e sta finendo di compilare delle scartoffie quando, alzando lo sguardo, nota due figure familiari uscire dall'ambulatorio.