Matrimonio di covenienza

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Sono nella mia stanza da solo a finirmi di preparare perso nei miei pensieri poi sento bussare alla porta é Emèlie, le sorrido, ho chiesto di avere un tavolo unico fatto a ferro di cavallo, farò sedere lei accanto a me <<ciao>> chiude a chiave le porta dietro di lei, e finalmente le sue labbra trovano le mie, già pronte ad accoglierla. Mi bacia come se non vivesse per nient'altro. Come se ne avesse un bisogno viscerale. Più si fa vicina, più i brividi su tutto il mio corpo si intensificano. E il mio cuore sembra voler fuggire via dal petto. Mi aggrappo alle sue natiche per non far cedere le ginocchia, che tremano senza controllo, e lei stringe i miei capelli in un pugno, senza sforzarsi di essere delicata e mi spingo ancora di più contro il suo corpo. Un bacio che mi sconvolge e travolge in egual misura. Schiudo la bocca, accogliendo la sua lingua calda e morbida che accarezza la mia con estrema urgenza.
Entrambi non aspettavamo altro che questo. Ricambio con la stessa foga, facendogli capire quanto lo desidero
anch'io, <<bonbon sei così buona>>  ride <<sei bello>> la guardo <<é quel giorno>> lei annuisce, <<scappiamo Stephane non ti sposare>> la guardo ancora <<non posso>> questi giorni che é stata a Lione siamo sempre stati insieme, lo abbiamo fatto un sacco di volte, in ufficio, nella mia macchina, nella sua camera d'hotel non pensavo più che mi sarei dovuto dividere da lei per colpa di questo matrimonio <<andiamo dai>> gli do un bacio lungo sa d'addio, si siede al suo posto io invece vado verso l'altare non vedo molte facce conosciute sono tutti grandi imprenditori, poco dopo arriva Soleil e la cerimonia ha inizio <<tu Soleil Renë vuoi prendere come tuo sposo il qui presente Stephane Noel?>> <<Si lo voglio>> adesso tocca a me, mi sale addosso un ansia mai sentita prima <<tu Stephane Noel vuoi prendere la qui presente Soleil Renë?>> non parlo ma poi mi giro verso Emèlie <<No>> scendo dall'altare vado verso la fila dove si trova Emèlie, la prendo per mano e iniziamo a correre sento mio padre urlarmi dietro, tiro fuori dalla tasca le chiavi della mia macchina che avevo messo poco prima <<che fai?>> chiede Bonbon <<non volevi scappare?>> ride di gusto, si aggrappa a me per non cadere, <<dove andiamo?>> chiede <<ci andiamo a fare una vacanza>> annuisce conterà sedendosi sul sedile passeggero <<tu sei pazzo>> rido di gusto e avvio il motore <<Los Angeles?>> annuisce <<prendi i primi biglietti che trovi, hai il mio telefono giusto?>> mi risponde di sì, prende i biglietti e poi ci imbarchiamo sull'aereo per 14h, appena atterriamo compriamo il necessario per una settimana, poi vedremo se restare un altro po', <<dobbiamo trovare un'hotel>> mi fa ricordare <<ci penso io>> l'abbraccio, e stacco un altra chiamata di mio padre <<da quando é arrivata Emèlie che avevo capito che c'era qualcosa che non andava, ma scappare? Stephane torna subito e sposati non puoi fare così, devi diventare un imprenditore, Mi hai fatto fare una grandissima Figura di merda>> ascoltiamo la segreteria di mio padre é incazzato nero, invece il padre di Emèlie, é stato più clemente beata lei, i ragazzi stanno impazzando e il matrimonio tanto atteso é mandato a fumo per la mia felicità <<5 stelle?>> rido al suo stupore <<ce lo possiamo permettere vai tranquilla>> mi avvicino alla reception <<vorrei la suite per favore>> Emè mi guarda come fossi impazzito, la signora ci dà le carte e poi saliamo in stanza <<cazzo>> guardo Emèlie é imbambolato a fissare la camera chiudo la porta dietro di lei e mi avvicino a lei, la bacio con foga <<steph>> impreca sotto voce quando gli mordo il capezzolo dopo avergli tolto la camicetta che indossava per il matrimonio <<bonbon>> ride, <<che fai mi copi?>> faccio di no con la testa e la lascio stendere sul letto, gli tolgo il talier e la lascio in quelle semplici mutandine nere di pizzo <<mi fai lo spogliarello?>> mi fermo e rido di gusto <<lo spogliarello?>> annuisce <<bene>> mi alzo dal letto, lei si mette seduta e si tappa con il lenzuolo, mette a fuoco la mia figura e io lentamente inizio a slacciarmi la camicia, tolgo l'ultimo bottone e la lascio aperta che mi copre le spalle, lei fa una smorfia di piacere, mi sbottono i pantaloni e me li abbasso insieme hai boxer, il mio cazzo slitta fuori e lei si avvicina lentamente a me, mi toglie la camicia e se la mette addosso poi si abbassa <<bonbon, sei sicura?, non serve, so che non l'hai mai fatto>> lei mi guarda poi mentre lo impugna inizia a parlare <<voglio farlo, tu hai avuto sempre meno piacere di me>> annuisco ma quando voglio iniziare a parlare Emèlie se lo mette tutto in bocca, il fiato mi si spezza, lo prende tutto, se lo gusta come se fosse un gelato, prendo i suoi capelli e li chiudo in un pugno, li stringo con vigore, vengo in meno di 15 minuti, tossisce un po', ha gli occhi lucidi così la faccio alzare e la faccio sede sul letto, mi metto in ginocchio e li accarezzo la testa, <<hey io te lo avevo detto di andare piano>> mi scansa, si alza e va in bagno, la seguo <<Emè, che succede adesso>> ha ancora la mia camicia <<che succede? Mi fai sembrare una bambina che non sa fare le cose, ho voluto fare una cosa e l'ho fatta, e tu invece mi dici ti avevo detto di andare piano, Stephane, hai sempre fatto tutto tu pensando che io sia un incapace, lo sarò anche perché sei il primo, ma cazzo>> la guardo <<io ti sto semplicemente dicendo di andare piano, Bonbon>> si appoggia allo stipite della porta <<non mi chiare così quando letichiamo>> dice con rabbia <<dio Emè non ti sopporto quando fai così>> esce dalla stanza, apre una busta e infila la tuta e le scarpe che avevamo comprato poco prima <<dove stai andando ora?>> lei mi guarda in malo modo <<non mi sopporti giusto? Ti lascio la tua suite io vado a chiedere una camera, ma ricordati se vuoi stare con me io sono fatta così, credimi Stephane ti passerà la voglia>> corro verso di lei e gli afferro il braccio <<ma dove pensi di andare cretina>> le circondo il busto <<sai hai ragione, sono un coglione, ma non sono mai stato la prima volta di qualcuno cerco di andare piano ma ho paura, forse ho più paura di te Bonbon>> lei annuisce e mi circonda il busto <<cazzo però se mi sei piaciuta, nessuna mi ha mai fatto un pompino del genere>> lei ride poi si sdraia sul letto, ormai la voglia di scopare é stata sostituita con il sonno e la voglia di parlare così chiacchieriamo del più e del meno <<prima di me sei stato fidanzato?>> faccio di no con la testa <<diciamo di no, ho avuto piccole storielle di una notte, poi é arrivata la notizia del matrimonio, ho scopato un paio di volte con lei ma in modo brutale non ci baciavamo mai, non gli ho mai dato un bacio se non davanti ai fotografi quando andavamo ad un gala, con te é diverso bonbon e ho un sacco di paura>> si accoccola a me e annuisce poi chiude quegli occhi da cerbiatta che si ritrova e si addormenta, io invece prenoto un ristorante per la cena e mi faccio arrivare dalla reception due abiti lussuosi che fanno a casa nostro per la serata, sveglio Emèlie alle 18:30 <<mi chiudi la cerniera?>> annuisco e mi avvicino a lei che si trova davanti allo specchio <<sei bellissima>> lei sorride poi si gira e mi mette le mani dietro il collo <<anche tu>> gli do un bacio sulla bocca, é molto più bassa di me quindi lei deve alzarsi in punta anche con i tacchi e io devo abbassarmi, in questo caso essere alti 1,97 e stare con una ragazza alta 1,65 massimo é difficoltoso ma non me ne pentirò mai <<sei troppo bassa>> lei fa di no con la testa <<sei tu quello alto>> rido e mi metto la giacca <<tu non ti porti niente?>> fa segno di no con la testa, e si chiude la porta dietro le spalle <<cibo>> dice indicandomi un bar <<aspetta e vedrai se ti avrei portata ad un bar o quello che eh non ti avrei mai fatto vestire così>> annuisce, entriamo in questo locale <<Stephane amico mio come stai?>> ci salutiamo con una stretta di mano <<Sophie, benissimo, ti presento Emèlie>> si stingono la mano <<che bella ragazza che abbiamo qui, é la tua fidanzata?>> dice, Bonbon mi guarda <<si, proprio così, non aspettavi altro vero che ti facessi conoscere una ragazza>> lei annuisce poi ci dirige al tavolo <<vi servirò io, poi voglio parlare un po' con lei>> Emèlie si accomoda ma non fiata, quando vuole sa essere Estroversa ma a volte é la persona più introversa del mondo <<chi é lei?>> inizia a parlare stringendomi la mano sul tavolo <<Sophie, era la mia tata quando ero piccolo poi si é sposata con Jasper e si sono trasferiti qui a Los Angeles, ha perso i rapporti con tutti in Francia tranne che con me <<ah e un'altra cosa da quando sarei la tua fidanzata?>> rido <<era per far chiudere la bocca a Sophie, quando inizia a parlare non la finisce mai>> <<ne sono certa>> ride <<cosa ordinate?>> ordiniamo poi iniziamo a parlare della nostra vita privata e del fatto di quando dovremmo tornare a casa <<pago io>> dice lei alzandosi <<bonbon non ci provare>> lei sbuffa <<ma fino ad ora hai pagato sempre tu>> mi alzo e gli stringo la mano <<che freddo>> dice appena usciti dal locale dopo aver salutato Sophie <<tieni>> li appoggio la giacca sulle spalle e gli circondo il fianco con la mano <<bonbon dove andiamo?>> lei indica una panchina, poco dopo ci sentiamo lì, appoggia la testa sulla mia spalla e io gli accarezzo la folta chioma scura, ma questo dura poco qualcuno tocca la mia spalla <<Stephane adesso tu ti alzi prendi l'aereo per Lione, ti sposi e tu invece piccola ragazzetta viziata prendi quello per Parigi e non vi vedrete mai più>> ci alziamo di scatto, Emèlie si aggrappa a me e io non la lascio <<papà>> urliamo all'unisco ci sono entrambi i nostri padri proprio lì davanti, ma ad aver parlato é solo il mio, Maxwell é lì che guarda sua figlia con gli occhi di un padre innamorato <<andiamo Emè>>  adesso é suo padre a parlare lei si nasconde dietro di me poi lascia la mia mano e ognuno dei due si dirige nella propria auto. Arrivati all'aeroporto dopo essere passati dall'hotel a prendere le cose che abbiamo comprato <<bonbon>> corro verso di lei prima che mio padre mi fermi, Emèlie si avvinghia a me, mi stringe talmente tanto da farmi male <<Emè, andiamo>>. Si stacca e mi bacia, ha le lacrime agli occhi poi mi lascia un biglietto fra le mani {au plus grand connard du monde qui doit se marier à cause de son père, mais s'enfuit de l'autel avec une fille qu'il a rencontré la semaine d'avant, Stéphane Noël tu as mon coeur ton bonbon} mente leggo questo bigliettino sono su un jet privato vero Lione per sposare una donna che non amo, con mio padre che mi sbraita per la cazzata fatta <<domani tu ti sposerai con Soleil punto e basta hai capito?>> non resisto più così con la mia imponete statura lo affronto <<no io non sposerò Soleil, lei ha il diritto di amare chi vuole come io ho il diritto di amare Emèlie>>, non é alto ma nemmeno tanto basso così riesce a tirarmi un schiaffo, mi siedo il più lontano da lui e cerco il contatto di Emèlie, l'ho salvata come Bonbon ~mio padre mi ha appena tirato uno schiaffo ero a poco dal prenderlo per il collo ma non l'ho fatto, quando torno cerco di scappare la notte e arrivo da te, non mi sposerò con Soleil~ la sua risposta non tarda ~non fare cazzate Steph~ Dio quanto amo quando mi chiama così, sorrido come un ebete, mio padre deve essersene accorto che mi prende il telefono dalla mano apre il finestrino e lo getta nel vuoto <<ma che cazzo fai>> gli sbraitò contro <<te continui a parlare con lei e così mi tocca andare con le maniere forti : se devi andare in ufficio vieni con me, ti farò accompagnare da un auto agli allenamenti e ritieniti fortunato che sei il capitano, niente telefono e conto in banca chiuso, la sera non esci se non con me o tuo fratello maggiore, finché non ti sposi poi potrai riavere tutto>> sbuffo, ma mi arrendo e mi siede, mi dispiace Bonbon <<ah e se vuoi vedere i tuoi amici lo puoi fare sono in casa>> sbuffo ancora, ma poi il capitano annuncia che stiamo per atterrare sono già passate 14h?. Appena rientrati in casa mi faccio una doccia e con il telefono di Charles chiamo Mathis per raccontargli l'accaduto e di dire agli altri di venire a casa. <<posso almeno andare in camera mia con i ragazzi?>> mio padre mi guarda storto <<perché non andate in giardino? Almeno ti tengo d'occhio>> non gli rispondo così usciamo fuori, <<wow tuo padre non ti toglie l'occhi di dosso>> annuisco <<dovresti essere felice però>> non capisco io felice? <<c'è una partita a Parigi domenica, e siccome i nostri genitori sono soci e non ci sono, ci penso io a Emèlie>> lo guardo <<veramente?>> urlano si capitano, sono sollevato

Je dois l'épouser mais je t'aime Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora