Stephane

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Il sole filtrava delicatamente attraverso le tende della camera, creando un'atmosfera calda e accogliente. Leonardo, avvolto in una copertina, giaceva nella sua culla. Con meno di un mese di vita, il suo piccolo viso era una meraviglia da osservare: le guance paffute, le manine che si muovevano nel sonno e il respiro regolare che riempiva l'aria di una calma dolce.

Era una giornata tranquilla, una delle rare occasioni in cui Emèlie aveva deciso di trascorrere un pomeriggio con la sua migliore amica Miriam, permettendomi di godere di un po' di tempo da solo con nostro figlio. Con il cuore colmo di affetto, mi avvicinai alla culla, chinandomi per osservare da vicino il mio piccolo. "Ehi, piccolino," dissi a bassa voce, non volendo disturbarlo, "come va?"

Leonardo si stirò, le piccole manine che si aprivano e si chiudevano, come se stesse cercando di afferrare qualcosa nel sogno. Lo guardai sorridendo, sentendo una marea di emozioni riempirmi il cuore. Non potevo fare a meno di pensare a quanto fosse incredibile essere diventato padre. Ogni giorno scoprivo qualcosa di nuovo in lui, qualcosa che mi faceva sentire sempre più legato.

Mentre lo osservavo, la mia mente cominciò a vagare verso Emèlie. Mi mancava la sua presenza, il calore del suo abbraccio e la dolcezza della sua voce. Le giornate in cui eravamo stati tutti e tre insieme sembravano così lontane, eppure il ricordo di quel periodo di intimità era ancora vivo nella mia mente. Ricordai i momenti in cui lei si sedeva vicino a me, parlando di tutto e di nulla, con gli occhi che brillavano di gioia e aspettativa.

"Sei così fortunato ad avere una mamma come lei," dissi a Leonardo, "e io sono fortunato ad avere entrambi voi." Sapevo che la maternità non era stata facile per Emèlie, ma la sua forza era straordinaria. Ogni giorno, mentre si prendeva cura di Leonardo, la ammiravo di più.

Leonardo emise un piccolo gemito, richiamando la mia attenzione. "Sì, piccolino, so che non è facile," continuai, accarezzandogli delicatamente la testa. "Ma ci sono giorni in cui tutto sembra perfetto, e ci sono altri giorni in cui le cose possono sembrare un po' più complicate. È così che funziona la vita, giusto?"

Mentre parlavo, Leonardo iniziò a muovere le labbra come se volesse rispondere. Sorrisi, felice di questo scambio, anche se non capivo esattamente cosa volesse dire. In quel momento, il suono della porta che si apriva mi riportò alla realtà. Emèlie entrò, il volto radioso e gli occhi pieni di vita, e il mio cuore si riempì di gioia nel vederla.

"Ciao, amore," dissi, alzandomi per abbracciarla. "Come è andata con Miriam?"

"È stata una bella giornata," rispose, accarezzando dolcemente il viso di Leonardo. "Mi mancava, ma adesso che sono tornata qui con voi, sono felice."

La guardai mentre si sedeva accanto a noi, l'espressione sul suo volto rivelava quanto fosse grata di essere insieme. Il calore che emanava era contagioso, e mi sentii sollevato dal fatto che, nonostante le sfide che avevamo affrontato, avevamo creato uno spazio sicuro per noi e per il nostro bambino.

Mentre ci sistemavamo sul divano, Leonardo si svegliò, aprendo gli occhietti e guardandoci con curiosità. "Guarda, sta cercando di dirci qualcosa," dissi, mentre Emèlie si chinava per baciarlo sulla fronte.

"Cosa pensi che dirà?" chiese, ridendo dolcemente.

"Probabilmente dirà che ha fame," risposi, ridendo anch'io. "È un buon segno, no?"

"Un segno che stiamo facendo un ottimo lavoro," ribatté Emèlie, con un sorriso che illuminava il suo volto.

Sapevo che, nonostante le notti insonni e le sfide quotidiane, eravamo uniti in questa avventura. E mentre abbracciavo entrambi, il calore della nostra piccola famiglia mi avvolse, facendomi sentire come se avessi tutto ciò di cui avessi bisogno.

In quel momento, realizzai che eravamo più di una famiglia. Eravamo un team, pronti ad affrontare qualsiasi cosa ci si presentasse, insieme.

Je dois l'épouser mais je t'aime Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora