La luce del mattino filtrava attraverso le tende, avvolgendo la stanza in un caldo abbraccio dorato. Ero sveglio, adagiato su un lato, mentre il cuore pulsava nel mio petto. Emélie, accanto a me, dormiva come un angelo, la sua pelle chiara risplendeva sotto i raggi del sole. In quel momento, mentre la guardavo, mi sentivo incredibilmente fortunato e, al contempo, gravato da un'ansia che non riuscivo a scrollarmi di dosso.
Negli ultimi giorni, avevo notato un cambiamento in lei. L'energia che una volta la caratterizzava sembrava svanita, sostituita da un velo di stanchezza e fragilità. Mi alzai con delicatezza per non svegliarla e mi diressi in cucina, riflettendo su come avrei potuto farla sentire meglio. Preparai un caffè, l'aroma avvolgente riempì l'aria, ma la mia mente rimaneva focalizzata sulle parole della dottoressa. Aveva accennato a possibili complicazioni e l'idea che potesse esserci qualcosa di serio mi attanagliava lo stomaco.
Quando tornai in camera, Emélie si stava svegliando lentamente. La sua espressione serena si trasformò in un sorriso mentre mi vide.
«Buongiorno, Bonbon,» sussurrò, cercando di infondere calore e amore nelle sue parole.
Si stiracchiò, aprendo gli occhi con una luce che sembrava illuminare l'intera stanza. «Buongiorno,» rispose, la voce ancora sonnolenta, e per un momento mi dimenticai delle preoccupazioni, perdendomi nel suo sguardo.
Le portai una tazza di caffè fumante e, mentre lo sorseggiava, non potei fare a meno di studiarla. Il suo viso, una volta radioso, ora portava segni di stanchezza.
«Emélie,» iniziai, la preoccupazione affiorando nella mia voce, «come ti senti oggi?»
Si fermò, abbassando lo sguardo. «Un po' stanca... Niente di grave,» cercò di minimizzare, ma la sua voce tremava leggermente.
Non ero convinto. La sua leggerezza sembrava solo una facciata. «Sei sicura di non voler parlare con il medico?» chiesi, il mio istinto protettivo prendendo il sopravvento.
«Non voglio sembrare esagerata, Stéphane. Solo un po' di nausea, ma penso sia normale in questo periodo,» rispose, ma io avvertivo l'inquietudine sottesa nelle sue parole.
Il mio cuore si strinse. Non potevo sopportare l'idea che potesse esserci qualcosa di serio. Volevo essere il sostegno di cui aveva bisogno, ma il peso delle responsabilità e delle incertezze incombeva su di noi.
«Hai voglia di fare una passeggiata dopo colazione? Potremmo andare al parco, prendere una boccata d'aria fresca,» proposi, cercando di distrarla dai suoi pensieri.
«Mi sembra un'ottima idea. Magari potremmo portarci qualche snack,» rispose, finalmente accennando un sorriso, e quel momento di gioia mi riempì di speranza.
Dopo una colazione semplice ma ricca di amore, ci vestimmo e uscimmo. L'aria era fresca e il sole brillava nel cielo blu, ma dentro di me l'ansia cresceva come una marea inarrestabile. Passeggiando mano nella mano, mi sentivo fortunato e allo stesso tempo inquieto. La gravidanza di Emélie era un dono, ma comportava anche una serie di sfide che iniziavano a pesare su di noi.
«Hai pensato a come sarà la nostra vita tra qualche mese?» chiesi, cercando di esprimere le mie speranze.
«Sì,» rispose Emélie, ma il suo tono sembrava lontano. «Immagino che avremo notti in bianco e momenti difficili, ma sarà un'avventura meravigliosa.»
Le sue parole suonavano sincere, ma nel profondo, io sapevo che la strada sarebbe stata irta di ostacoli. Tornando a casa, la tensione crescente mi faceva sentire come se fossimo su un precipizio.
Quando entrammo nella nostra dimora, un senso di normalità si riprese, e mi misi a cucinare per alleviare la tensione. Volevo preparare qualcosa di speciale per Emélie, un modo per dimostrarle che, nonostante tutto, avremmo affrontato ogni sfida insieme.
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Je dois l'épouser mais je t'aime
RomanceStéphane Noel il secondo figlio dei tre della stirpe Noel una famiglia di imprenditori della Francia deve sposarsi con Soleil Renë, una ragazza appariscente é l'unica figlia del migliore amico del padre di stéphane, e così i due padri hanno deciso d...