Tensione

1 0 0
                                    


Quando entrai in casa, il profumo di qualcosa di buono in cucina riempì l'aria. Ma non avevo voglia di mangiare. La mia mente era ancora occupata dalla pesante giornata di lavoro e dai pensieri che mi tormentavano. "Bonbon!" la chiamai, sperando di trovarla nel suo solito umore allegro.

La trovai in cucina, ma il suo viso non rifletteva la gioia che mi aspettavo. Le sue labbra erano serrate, e un'ombra di preoccupazione oscurava i suoi occhi. "Stéphane," disse, lasciando cadere un cucchiaio. La tensione nella sua voce mi fece immediatamente fermare.

"Che c'è?" chiesi, un brivido di inquietudine serpeggiò nel mio petto. "Tutto bene?"

"Possiamo parlare un attimo?" chiese, il suo tono era serio, quasi accusatorio. Sentii una fitta di preoccupazione.

"Certamente," dissi, cercando di mantenere la calma. Mi avvicinai per abbracciarla, ma la sua rigidità mi fece capire che qualcosa non andava. "Sei arrabbiata?"

"Non so se posso dirlo," rispose, incrociando le braccia in un gesto di protezione. "Ho scoperto che hai parlato di noi con Mathis."

"È solo un amico!" ribattii, cercando di difendermi. "Non stavo dicendo niente di male. Solo che stiamo cercando di adattarci."

"Adattare è diverso da costruire qualcosa di reale," ribatté, il suo tono si fece sempre più acido. "Non capisci che ho bisogno di più di questo?"

La frustrazione si fece strada nel mio petto, ma non volevo litigare. "Émélie, non è quello che intendo. Non sto dicendo che non voglio che sia reale!"

"Perché non riesci a vedere che questa situazione ci sta distruggendo? È come se pensassi solo a te stesso!" La sua voce si alzò, e io sentii il cuore spezzarsi a quel punto.

"E se invece parlassimo di come ci sentiamo entrambi?" Tentai di mantenere un tono pacato, ma la rabbia stava crescendo in me. "Non è giusto che tu metta tutto il peso su di me!"

La tensione era palpabile, e la discussione si intensificò rapidamente. "Non hai idea di cosa significhi dover affrontare questa situazione da sola!" sbottò, le lacrime iniziavano a formarsi nei suoi occhi.

A quel punto, la mia frustrazione si trasformò in preoccupazione. "Émélie, non intendo farti sentire così!" urlai, la mia voce rimbombò nelle quattro pareti della cucina. Le parole uscirono con una forza che non avevo previsto, e subito dopo, mi resi conto dell'effetto che avevano avuto su di lei.

La guardai, e la paura si impadronì del mio cuore quando la vidi spaventata, le lacrime che scendevano lungo le guance. "Émélie, mi dispiace, non volevo urlare," dissi, cercando di avvicinarmi a lei. "Non è come pensi."

Si voltò, cercando di nascondere il volto tra le mani. "Non voglio litigare," singhiozzò, il dolore nella sua voce mi fece sentire impotente.

"Neanch'io," risposi, avvicinandomi con cautela. La abbracciai, cercando di trasmetterle il mio amore. "Per favore, perdonami. Non avrei dovuto alzare la voce."

Dopo un momento, Émélie si rilassò nel mio abbraccio, e il silenzio tra noi divenne più dolce. "Mi spaventi quando gridi così," ammise, la voce tremante. "Ho solo paura di perdere tutto."

"Sai che non è così, non ti perderò mai," dissi, accarezzandole delicatamente i capelli. "Ti amo troppo per lasciarti andare."

Le nostre emozioni fluirono come un fiume in piena, e nel calore del nostro abbraccio, ci ritrovammo a ridere attraverso le lacrime. "Hai ragione," disse, un sorriso che si fece strada sul suo viso. "Non voglio litigare. Voglio solo che le cose siano più semplici."

"Lo so," risposi, sollevando il mento per guardarla negli occhi. "E voglio che tu sappia che possiamo affrontare tutto insieme."

In quel momento, la tensione si sciolse, e ci trovammo entrambi a ridere per la follia del litigio. "Non posso credere che abbiamo litigato per una sciocchezza," dissi, prendendola per mano.

"È facile per noi lasciarci trasportare dalle emozioni," rispose, il suo sorriso tornava. "Ma voglio che questo rimanga tra noi."

"Ci conto," dissi, mentre la baciavo sulla fronte.

Mentre la serata si faceva più tranquilla, ci sistemammo sul divano, avvolti in una coperta. Non c'era bisogno di parole, ma ci scambiavamo sguardi pieni di comprensione. Era come se ogni conflitto fosse diventato una parte del nostro viaggio insieme, un modo per crescere e imparare.

"Stéphane," iniziò, spezzando il silenzio. "Hai parlato con la tua famiglia di tutto questo?"

"Ho sentito solo mia madre e i miei fratelli," risposi, il pensiero di mio padre mi fece provare un brivido. "Ma non me ne importa. Quello che conta è che siamo insieme."

"Capisco," disse Émélie, annuendo. "A volte è difficile affrontare le aspettative degli altri."

"Sì, e voglio solo concentrarmi su di noi," dissi, guardandola negli occhi. "Non voglio permettere che il nostro amore venga oscurato da fattori esterni."

Il resto della serata trascorse in un'atmosfera di calma e intimità, e il litigio divenne solo un ricordo lontano. Ci abbandonammo l'uno nelle braccia dell'altro, sapendo che la vera forza della nostra relazione risiedeva nella capacità di affrontare le tempeste insieme.

Mentre ci sistemavamo per andare a letto, un pensiero improvviso mi colpì. "Émélie," dissi, interrompendo il silenzio. "C'è qualcosa di cui volevo parlarti."

"Che cosa?" chiese, incuriosita.

Mi alzai, cercando di mantenere l'aria di mistero. "Non posso credere di aver dimenticato di dirti questo prima. Ho una sorpresa per te."

"Sorpresa?" ripeté, i suoi occhi si illuminarono di curiosità. "Cosa hai in mente?"

"Ho organizzato qualcosa di speciale per noi," dissi, cercando di trattenere un sorriso. "Domani andremo a fare un giro in un posto che amo, e voglio che sia solo noi due. Ho prenotato un pic-nic in un parco vicino al fiume. Sarà una giornata solo per noi."

La sua espressione si illuminò, e il suo sorriso tornò a brillare. "Davvero? Non posso crederci! Non vedo l'ora!"

"Ma c'è di più," continuai, avvicinandomi. "Voglio che questa sia un'occasione per riflettere su tutto, su di noi, su quello che stiamo costruendo insieme."

"Mi piace," rispose, il suo entusiasmo contagioso. "Dobbiamo fare qualcosa di bello insieme."

"Esattamente," dissi, abbracciandola di nuovo. "Perché abbiamo bisogno di momenti come questi per ricordarci di quanto sia forte il nostro legame."

"Stéphane," disse, affondando il viso nel mio collo. "Non so cosa farei senza di te."

"E io non so cosa farei senza di te, Bonbon," risposi, un sorriso stampato sul volto mentre la baciavo delicatamente sulla testa.

E così, con la luce della luna che filtrava attraverso la finestra, ci sistemammo nel nostro letto, il cuore leggero e pieno di speranza per il giorno che ci attendeva. Le tempeste passate sembravano lontane, e l'amore che ci univa era più forte che mai.

Fammi sapere se hai bisogno di ulteriori modifiche o se desideri aggiungere altri dettagli!

Je dois l'épouser mais je t'aime Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora