24. Nel limbo delle incertezze

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Vybes' pov

«Ma buongiorno fiorellino. Avrai dormito 16 ore» salutai Elena, vedendola entrare in cucina. Sbadigliò e mi venne in contro, buttandosi tra le mie braccia.

«Mhh» mugugnò contro il mio petto. «Ho un sonno».

«Abbiamo lezione tra poco, lo sai?» Le ricordai con un tono così dolce che non sapevo neanche di avere. Lei annuì, allontanandosi per prepararsi una tazza di tè.

Parlammo per poco perché ci interruppero Trigno e Ilan, dicendoci di andare agli studi.

Andai, mano nella mano con Ele, in sala per fare riscaldamento vocale. Poi però dovetti lasciarla per studiare le mie nuove assegnazioni.

Entrai in saletta e vidi che era già tutto pronto, mancavo solo io.

«Vai riparti dal ritornello» mi ripeté per la decima volta la vocal coach. Io annuii, stringendo il microfono. Chiusi gli occhi per un attimo e, dopo aver preso un respiro profondo, ripresi a cantare.

Non è solo musica, non sono solo un po' di note qua e là. Questo è tutto ciò di cui ho bisogno. La musica non mente. Ogni parola è un pezzo di me.

Stinsi di più il microfono, penso che si sarebbe potuto rompere quasi. Lasciai scorrere in me tutte le paure, le insicurezze, sperando che prima o poi mi abbandoneranno.

Sentii gli occhi bruciare, così li chiusi, ma non fu una grande mossa. Vidi come un film passarmi davanti.

Non è mai abbastanza quello che faccio. Eppure continuo perché è l'unico modo che ho per esprimermi.

Una volta finito mi guardai intorno. La vocal coach mi guarda con un sorriso soddisfatto, ma io non sono convinto.

"Sarà abbastanza?" Penso continuamente.

«Per oggi abbiamo finito, vai a riposarti. Ci vediamo domani Gabriel». Mi congedò così lei.

In un gesto istintivo mi sistemai i capelli e rimisi il mio solito cappellino.

Arrivato in casetta andai subito in camera, che per fortuna trovai vuota, e restai sul letto a fissare il soffitto per non so quanto.

È bellissimo essere qui, ma è veramente un vortice di emozioni che non credo di saper gestire. Quando mi guardo intorno mi sento fuori posto, perché tutti si sono ambientati così facilmente? Non hanno mai dubbi loro?

Possibile che non riesco mai ad essere me stesso?

A distrarmi dai miei pensieri fu Elena, che entrò tutta felice, saltellando. Ma appena mi vide il suo sorriso si spense, sostituito da un'espressione più triste. È così carina, è empatica da morire. Spero che questo non le si ritorci mai contro.

In un attimo la trovai abbracciate a me.

Mi lasciò delle tenere carezze tra i capelli e sul collo, facendomi sentire compreso e apprezzato, almeno da qualcuno.

«Non sai quanto ti voglio bene» sussurrai, prima di poggiare la testa sulla sua spalla e lasciarmi cadere sul letto, portandomi dietro anche lei.

Restammo così, abbracciati nel mio letto per molto tempo, ma senza dire nulla.

Quando sto con lei le insicurezze, le paure, ogni cosa scompare. Ci siamo solo io e lei, noi due, insieme. E non ci serve dire nulla, basta la sua presenza.

Perché a volte non servono le parole...

Elena's pov

Sono rimasta un po' con Gabri oggi, che sembrava particolarmente demoralizzato, non so per quale motivo. Avevo intuito che non era in vena di parlare, però gli sono stata vicino lo stesso.

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