Capther three

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"Mamma?!" disse la mora e più che un'affermazione, pareva una domanda, quella. "Wendy" sorrise la donna bionda ossigenata, avvolgendo le spalle della ragazza in un caldo ma allo stesso tempo, gelido abbraccio. "Che ci fai qui?" chiese Wendy, una volta staccatasi dalla madre. "Credevo che dovessi lavorare fino a stasera" continuò e sul suo viso si formò una ruga, ogni giorno la madre tornava alle 11 di sera, quando ormai la ragazza dormiva, e usciva di casa alle 6 del mattino, quando Wendy non era ancora sveglia. Era una routine giornaliera, quella, eccetto di domenica, quando Moira non doveva lavorare, solo che spariva anche quel giorno; diceva che andava a fare una passeggiata, ma Wendy sapeva che mentiva, solo non le chiedeva mai dove andasse, non le importava più di tanto. "Ho preso un giorno libero, per passare un po' di tempo con mia figlia" disse la madre sorridendo e spostando una ciocca caduta dalla crocchia perfettamente sistemata. Moira era perfetta, capelli biondi continuamente legati, completo grigio, scarpe del medesimo colore, calze color carne, orecchini appariscenti e quel rossetto rosso fuoco che portava sempre e che Wendy odiava. Odiava tutto di sua madre, perché non riusciva a capire come da una perfezione come Moira potesse essere venuto fuori un essere così disastroso. La mora credeva di essere una granata, e che un giorno avrebbe polverizzato tutto quello che aveva intorno, per questo voleva restare lontana da Luke, non voleva che anche lui fosse una sua vittima. "Dai, vieni. Ho bisogno di parlarti" ammiccò Moira spingendo delicatamente la spalla di Wendy, che si sedette appena il tocco della madre la sfiorò. Ed ecco un altro atteggiamento che odiava della donna davanti ai suoi occhi, rigirava il discorso per poi arrivare al vero argomento di cui voleva parlare. "La vicina mi ha detto che ti ha vista con un ragazzo. Un Hemmings" sputò la madre, diventando seria e disgustata al tempo stesso. Il cuore della ragazza perse un battito e cominciò a sudare freddo. "Vi frequentate?" disse Moira con ancora lo sguardo basso. Questo Wendy non lo sapeva, sapeva solo che voleva tenere lontano Luke, non doveva far esplodere anche lui. "No Wendy! Un Hemmings no!" sbottò la madre quando la mora non rispose. "Perchè?!" a quel punto anche la ragazza alzò il tono di voce. Doveva saperlo. "Non deve importarti! L'unica cosa che devi fare è obbedirmi!" sbraitò Moira saltando in piedi e compiendo un gesto che nessuna delle due si aspettava. Wendy incurvò il capo per la botta e si massaggiò la guancia dolorante. La madre non l'aveva mai picchiata, neanche quando da piccola faceva i capricci. "Oh mio dio, tesoro scusami" disse Moira mortificata, poggiando le mani sulle spalle della figlia. "Vado via" annunciò la ragazza, togliendosi la madre davanti e incamminandosi verso la porta. Moira non la seguì e non la implorò di rimanere, andò in cucina a preparare la cena solo per lei, sapendo che Wendy non sarebbe tornata.
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La mora si sedette sotto un albero, appoggiò il capo contro il tronco e chiuse gli occhi. Annusava l'odore dell'erba tagliata e umida, a causa delle continue piogge; inspirava, espirava. Ogni volta che stava male, davvero male, si rifugiava in quel parco, lontano da casa, lontano da scuola, lontano da tutto quello che la faceva soffrire. Si sentiva protetta, in quel posto, ricordando quei pochi pomeriggi passati con suo padre. Wendy aveva vissuto solo un paio d'anni con Richard, convivendo con le urla e i pianti della madre; la mora, pur avendo solo due anni, non aveva mai capito perché i genitori litigassero in continuazione, eppure non era colpa né di Moira né di Richard, non era colpa loro se litigavano, era colpa del dolore che si era posseduto dei loro corpi, dei loro cuori e delle loro menti. "Prenditi cura di tua madre, non farle mancare mai nulla, dalle tutto l'amore che doveva avere ma che io non le ho potuto dare. Ma cosa più importante, sii forte, bambina mia". Wendy ripensò alle parole del padre, prima che le scompigliasse i capelli e prima che sparisse oltre la soglia della porta. Essendo piccola, la mora non capiva che Richard le aveva abbandonate, e ogni giorno, alla stessa ora in cui il padre uscì per l'ultima volta da quella casa, Wendy si sedeva davanti all'ingresso, sperando che le chiavi del padre girassero nella serratura e che la sua mano si poggiasse sulla maniglia, correndo incontro alla figlia che tanto amava.
Una lacrima rigò il viso di Wendy, e stranamente fu subito raccolta da una mano. La mora non si spaventò e continuò a tenere gli occhi chiusi; sapeva di chi era quel tocco, conosceva quelle grandi mani screpolate e con qualche callo sui polpastrelli, causati dalle corde della chitarra. "Perché dev'essere così difficile" sussurrò quel poco da farsi sentire dal biondo. "Che intendi?" chiese lui, corrugando la fronte. "Perché dobbiamo nasconderci dai nostri genitori, quando stiamo insieme. Perché mia madre non riesce a capire che probabilmente tu sei la mia ultima speranza" disse in un sussurro Wendy, si era fidata di Luke, in quel momento, gli aveva confessato cosa provava e il biondo apprezzò la sua fiducia, sapeva quanto per lei fosse difficile esporsi agli altri. "Non lo so" scosse la testa mortificato, e davvero non lo sapeva, né la madre né il padre gli avevano mai raccontato dell'odio verso gli Hudson, gli aveva sempre e solo detto di stare alla larga da quella famiglia, o avrebbe commesso un grandissimo errore. Ma per quanto fosse pericolo, Luke amava gli errori, e amava i disastri. "Non è giusto" finalmente Wendy aprì gli occhi e incrociò quelli di Luke. "Non possiamo fare niente" continuò la mora, scuotendo la testa. Di colpo, la mente di Luke si illuminò. "Scappiamo" affermò. La mora lo guardò e sbarrò gli occhi. "Andiamo via da qui. Si fottessero tutti!" schizzò in piedi con un sorriso stampato sul viso; ma che si spense subito quando vide che Wendy non ricambiò. "Luke, non possiamo mollare tutto" a quel punto, anche la ragazza si alzò e si avvicinò al biondo. "Perché?" corrugò la fronte per la medesima volta. "Luke, non ci conosciamo neanche" disse Wendy grattandosi il capo impacciata. "Ma se hai detto che sono la tua 'ultima speranza'" continuò e afferrò le piccole mani della ragazza. "Luke questo per te è l'ultimo anno e non puoi rischiare di fare assenze" continuò Wendy mentre la presa del ragazzo si strinse. "Non sarai più vittima di bullismo" sussurrò Luke e abbassò il capo. Wendy sussultò, come faceva lui a saperlo? "Lo sanno tutti" sussurrò. Ma le aveva letto nella mente per caso? "Non è così che si risolvono le cose. Non si scappa Luke" parlò lei, lasciando le mani del biondo. Per quanto quell'idea l'attirasse, non poteva mollare tutto, l'aveva promesso a suo padre, l'aveva promesso a se stessa quando tutto cominciò. "Fai come ti pare" sbottò il ragazzo, e si perse nella foschia, sparendo dalla vista di Wendy. La mora lasciò scivolare il suo corpo sul tronco, finché le ginocchia toccarono il terriccio bagnato. Non era la cosa giusta da fare, ma non era neanche giusto rimanere.
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"Ma ciao piccola" sussurrò Matthew, abbassandosi fino ad arrivare all'altezza della ragazza, seduta al solito posto dove l'aspettavano. "Oggi sarò buono con te" rise e subito Gale e Albert lo seguirono. Wendy rimase in silenzio, non aveva senso parlare, non sarebbe servito a nulla comunque. "Oggi non parli dolce Wendy?" continuò il rosso, tirandole una ciocca dei capelli castani. La mora soffrì senza dire nulla, rimanendo sulla sua posizione. "Che ti prende eh? Perché non mi supplichi come gli altri giorni?" Matthew l'afferrò per i capelli e la fece sbattere contro le piastrelle attaccate alle pareti. Wendy non rispose, neanche lei lo sapeva, sapeva solo che aveva bisogno del biondo. Erano passati tre giorni dalla sua offerta, i tre giorni più lunghi della loro vita. Wendy continuò a tagliarsi, a essere picchiata, a essere insultata sui social; Luke invece non le rivolgeva neanche la parola e quello, quello era il dolore più forte che aveva provato in tutta la sua vita, per questo non si lamentava con Matthew. Che stesse succedendo qualcosa tra lei e Luke? Non lo sapeva, sapeva solo che non poteva perdere anche lui. "Ma allora sei cretina!" sbraitò il rosso e le tirò un pugno sul naso, poi uno nel basso ventre e infine alla spalla sinistra, dove erano ancora presenti i lividi delle frustate. La mora si accasciò a terra, bagnando anche quella volta il pavimento col suo sangue. "Ne vuoi ancora?" chiese Gale, ma sapeva che non voleva una risposta, così iniziò a tirarle calzi nello stomaco e sulle gambe, approfittando della sua posizione. "Gale smettila, ne ha avute già abbastanza" annunciò Matthew, per poi continuare "Per oggi" poi uscirono uno dietro l'altro, lasciandosi Wendy alle spalle.

Wherever you are ||Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora