Chapter thirty-four

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Wendy's pov

"Wendy"  sussurrò il mio nome, mentre gli si formavano gli occhi lucidi per la gioia e per un imminente pianto.

Non era cambiato affatto in quei sedici anni; sempre i soliti capelli castani, anche se un po' brizzolati, gli occhi verdognoli e i tatuaggi sul braccio.

Sapevo che ce n'erano dei nuovi, da quanto mia madre mi aveva detto, mio padre amava quel genere di cosa. Ogni tatuaggio per lui aveva un significato.

Non mi sfuggii l'ironia della situazione; mio padre che era uno spirito libero, e mia madre che programmava passo per passo ogni giorno, ora, minuto e secondo della sua vita.

Vidi qualche lacrima calargli sugli zigomi abbronzati, mentre io rimasi impalata, non sapendo cosa fare.

Una parte di me voleva abbracciarlo, piangere con lui, essere felice per aver finalmente ritrovato mio padre, sparito da sedici anni.

Un'altra parte, invece, voleva urlargli contro, buttarlo fuori casa. Insomma, non si torna a casa della propria famiglia dopo sedici anni in questo modo!

Vidi che muoveva le labbra come se volesse dire qualcosa, ma da esse non ne usciva alcuna parola, solo qualche singhiozzo per il pianto ormai incessante.

Sentii le sue braccia tatuate volgermi il corpo flebile, gesto che mi fece sussultare. Mia madre non mi aveva mai abbracciata, un po' perché non mi voleva bene come una madre dovrebbe volerne alla propria figlia, un po' perché voleva rendermi forte, e non voleva che mi legassi a cose di quel genere.

"Sei tale e quale a me" lo sentii sussurrarmi nell'orecchio, mentre io ancora non spiccicavo nessuna parola.

"Zio Richard?" sentii la voce di Alyson dietro alle mie spalle, forse sorpresa quanto me.

"Oh Alyson" mio padre si staccò lentamente da me, prima di abbracciare mia cugina che intanto era diventata pallida come un lenzuolo.

"Ehm, io vado" mi sussurrò Ronnie all'orecchio e io annuii. Sapevo che sarebbe voluta rimanere per sostenermi, ma sapevo anche che voleva che trascorressi un po' di tempo con mio padre.

Richard si girò di nuovo nella mia direzione, sorridendomi.

"Sedici anni" sussurrai, non sapendo nemmeno io cosa stessi facendo. D'improvviso il suo volto da felice, si incupì.

"Ci hai messo sedici anni prima di tornare a casa" continuai e lo vidi irrigidirsi.

Non era un argomento di cui voleva parlare, era ovvio, ma non potevi di certo fargliela passare liscia.

"Mi hai abbandonata, Richard"

"Wendy!" Alyson mi fece segno di smetterla, ma non potevo, non potevo continuare a guardarlo senza dirgli quello che pensavo.

"È più complicato di come pensi, Wendy. Ti avrei portato con me, ma tua madre non me lo permise" e proprio in quel momento, si sentii una chiave girare nella toppa, e poi una chioma bionda comparire nel salotto.

"Wendy?" evidentemente non si era ancora accorta della situazione, e solo quando si girò per vedere dov'ero, e lo vide.

In un primo momento sbarrò gli occhi, poi pian piano diventava sempre più pallida, e infine si sentì solamente un tonfo che stava a significare che mia madre era caduta sul pavimento come un sacco di patate.

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"Moira? Moira?" Richard continuava a chiamare mia madre, che era svenuta ormai già da una decina di minuti.

Le strizzò l'asciugamano bagnato sulla fronte, mentre le dava dei piccoli schiaffi sulla guancia per rianimarla.

Moira aprì lentamente gli occhi, che dopo essersi abituati alla luce della stanza, si riempirono di lacrime.

La prima cosa che fece fu abbracciare mio padre, e lui ricambiò il suo abbraccio.

"Incredibile, sono passati sedici anni e ancora si amano" sussurrò Alyson, seduta sul divano difronte ai due con me.

"Già"

"Che cosa ci fai qui?" chiese lei piangendo come se non ci fosse un domani.

"Avevo capito che era arrivato il momento di tornare" mi stupii dalle guance sporche di trucco di mia madre.

Era sempre così perfetta e per anche solo una volta, mia piacque vederla così sconvolta. Se lo meritava, dopo tutto.

"Alyson, puoi lasciarci soli per un po', cara?" le chiede.

Cara? Cara?! Non ha mai chiamato me cara. Forse l'arrivo aka ritorno di mio padre non era proprio una cosa pessima.

Forse orribile poteva anche andare meglio.

Alyson annuì, prima di pre sere le chiavi e di uscire da casa.

"Bene, adesso che abbiamo fatto i saluti, i bentornato e altre stronzate, potete spiegarmi cosa è successo?" sbottai, ricevendo un'occhiataccia da mia madre.

"Cosa diavolo hai fatto ai capelli?!" urlò, è quasi quasi scoppiai a ridere.

"Moira, calmati, aveva solo voglia di cambiare, non è vero Wendy?" mio padre che mi difende?

Mi stupii ancora di più quando mia madre tornò a sedersi, come se nulla fosse accaduto.

"Allora? Posso avere delle risposte?" richiesi.

Mia madre si alzò e aprì un cassetto, chiuso ovviamente con una chiave, e ne estrasse un album fotografico ricoperto dalla polvere e tornò a sedersi di fianco a mio padre, che le avvolse il braccio intorno alle spalle.

Non ero abituata a vedere questo genere di cose.

"Quando morì tuo fratello, era il giorno del tuo terzo compleanno, lo stesso giorno, Richard ed io eravamo distrutti, tanto che ci dimenticammo anche che giorno importante fosse per te. Litigavamo ogni giorno, non passava secondo senza che ci fosse un piccolo battibecco. Ma non perché non ci amavamo più o per i soliti problemi dei divorziati, perché il dolore era talmente tanto da influenzare le nostre chiacchierate. Ogni cosa di cui parlavamo, andava sempre a terminare con qualche frase che riguardava Alex, Rosie o l'incidente. Tanto che un giorno tuo padre non ce la fece più. Non riusciva più a stare qui, e nemmeno io se è per questo, ma avevamo entrambi bisogno di prenderci un po' di tempo per stare da soli. E anche questo fu doloroso, quasi quanto la perdita di Alex. Così, la sera dopo il tuo compleanno, Richard andò via, ma sapevamo entrambi che ci saremmo ricongiunti, un giorno. Dovevamo solo aspettare che il dolore si affievolisse, ma ancora oggi, ho un vuoto nel petto che solo Alex può colmare" concluse e si asciugò le lacrime.

Restai seduta per qualche altro secondo, poi saltai in piedi e senza prendere borsa, chiavi o altro, uscii di corsa da quella casa.

Non mi importava se dovevo restare chiusa lì finché avrei dimenticato Luke, non mi importava se finalmente era tornato mio padre, avevo solo bisogno di uscire da quell'inferno.

Mi sentivo soffocare, lì dentro, avevo solo bisogno di riprendere un po' di respiro.

*s/a*
scusate se questi ultimi capitoli fanno cagare anche perché non sono per nulla romantici, ma sono delle parti importanti della storia e ho bisogno che pazientiate ancora un po' prima di ritrovare la tragica storia di Wendy e Luke.
La storia finirà tra pochi capitoli, poi decideremo insieme se farne un sequel o terminarla in quel modo.
all the love xRx

Wherever you are ||Luke HemmingsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora