23. La volpe nera

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Elisabeth

Ho avuto solo la domenica per riflettere su come allontanarmi definitivamente da Ray. Ho pensato di cambiare lavoro, ma sarebbe stato un passo troppo spericolato. Ho anche pensato di non parlargli finché uno dei due verrà assunto, ma poiché siamo costretti a stare seduti l'uno di fronte all'altra per intere giornate, l'ho reputato impossibile. Forse, non ho scelta...
"Buongiorno Dottor Jekyll e Mr. Hyde, trascorso bene il fine settimana?" mi saluta Ray. Odio il fatto che ciò che mi appena detto mi faccia ridere perché, se lui continua a farmi sorridere, renderà difficile il mio distacco.
"Ciao Ray. Si, bene." rispondo freddamente, senza nemmeno incrociare il suo sguardo.
"Uh ci siamo alzate con la luna storta principessa?" domanda, inclinando il collo e guardandomi da capo a piedi.
"Ray smettila, devo lavorare." dico, appoggiando la borsa e tutte le mie cose sulla mia scrivania.
"Brava segretaria." continua a provocare, senza dare peso al mio malumore recitato apposta per infastidirlo e allontanarlo da me.
"Ray smettila di fare lo sbruffone, cresci, grazie."
"Vedrò di metterlo nella lista delle cose da fare."
"Ok."
"Tutto bene?" mi chiede, stranito dalla mia reazione fredda e distaccata. Possibile che la gente ti tratti male e tu continui a sorridergli e a preoccuparti? Quanto puro può essere il tuo cuore?
"Non ti riguarda il mio bene. Lavora, grazie."
"Hey!" esclama, alzandosi in piedi e dirigendosi alla mia scrivania. "Che cazzo ho fatto per meritarmi questo trattamento, oggi? Credevo avessimo calmato le acque." Mi fa notare, chiaramente irritato.
"Nulla Ray. È solo che io e te non possiamo ritornare ad essere amici chiaro? Siamo in un posto di lavoro in cui meno ci alleiamo meglio è per entrambi. Perciò, vedi di fare meno il simpatico e ritorna lo stronzo di prima. Tanto ti riesce benissimo." vorrei tanto urlargli l'esatto opposto.
"La pensi così perciò? Hai già cancellato tutto quello è successo ieri? Ti sono venuto incontro! Nonostante avessi tutto il diritto di essere incazzato con te! Ti ho aiutata, mettendo da parte l'orgoglio e tu mi ripaghi così?!" esclama con ira. La delusione nei suoi occhi è così limpida che potrei disegnarla.
"Pensavi che bastasse solo un piccolo avvicinamento del genere per sciogliermi? Ray, non sono più una bambina. Sono una donna che vuole essere criminologa a tutti i costi." mentire mi è sempre riuscito benissimo. Ma nonostante abbia una dote quasi naturale, mi sembra di non riconoscere le mie stesse parole.
"Ho capito Elisabeth. Vuoi il 'Ray stronzo'? Va bene. Non ti deluderò." afferma, ritornando alla sua postazione di lavoro.
Almeno adesso sono ritornata alla mia quotidiana routine: solitudine, rabbia e ingiustizia. Tanta, tantissima ingiustizia.

Ray

Non pretendevo da Elisabeth un rapporto "fratello e sorella" e nemmeno di uscirci assieme ogni sabato sera. Accettavo il fatto di essere in conflitto con eleganza e rispetto, ma adesso, quel piccolo grammo di solidarietà che avevamo creato è stato demolito. L'ha distrutto e polverizzato per sua scelta davanti ai miei occhi, senza consultarmi prima. Perché desidera che io la detesti?
L'ultima speranza però è che credo che questa non sia del tutto una sua scelta, presa spontaneamente oggi. Deve essere una scelta pensata e architettata: le persone non cambiano personalità da un giorno all'altro. Sicuramente ci sarà un'altra ragione dietro il suo abbandono ma, sinceramente, non ho le forze e nemmeno la voglia di scoprirlo.
"Buongiorno Elisabeth e Ray." un uomo è appena entrato nel nostro ufficio. Mi sembra di leggere "detective" nella targhetta della camicia.
"Io sono Max Ford, sono un detective. Vi pregherei di seguirmi, in modo da darvi maggiori informazioni sull'argomento di oggi."
"D'accordo" rispondo alzandomi per seguire l'uomo.

Elisabeth

Entriamo in una stanza molto ordinata, con quattro lavagne piene di foto e documenti, a cui sono stati creati dei collegamenti tramite un filo di lana rosso e delle puntine.
Da questa distanza non riesco a distinguere bene le foto.
"Come vi ho già anticipato... Io sono un detective. Sono dieci anni che lavoro per una delle indagini più importanti e difficili dell'azienda. Come potete vedere, non sono un ragazzino, ho 56 anni; perciò, ne ho di esperienza in questo campo, ma, nonostante ciò, questo caso non lascia nemmeno una piccola traccia." si lamenta, togliendosi gli occhiali e stropicciandosi le palpebre.
"Di cosa stiamo parlando?" dice Ray, incrociando le braccia al petto ed assumendo una posizione più decisa.
"Stiamo parlando di una delle mafie più pericolose e ben costruite di tutta l'America, ovvero la Volpe Nera." Volpe nera. Nera volpe. Volpe Nera. Nera. Volpe. Volpe. Nera. Nera. Nera. Nera. Volpe. Volpe. Volpe.

Diciannove anni fa...

"Allora Daphne... Ripeti di nuovo, ciò che la mamma ti ha insegnato." il mostro mi ha portata ancora davanti allo specchio maledetto, per costringermi a trasformarmi ogni giorno in un essere umano diverso da me. Io voglio essere Elisabeth White: da grande voglio essere una psicologa e voglio avere un cane, anzi due, la mia casa dovrà essere grande abbastanza da ospitare il mio futuro marito e i miei tre bambini, due maschi ed una femmina. Questo è ciò che voglio essere, ma il mostro non vuole, ed io devo obbedirgli.
Il mostro vuole che diventi Daphne White, futura erede al trono del suo impero che lei chiama la "Volpe Nera". Non vuole che abbia un marito, perché dice che l'amore ci rende solo distratti dai nostri obiettivi principali. Tutti coloro che si sono innamorati sono solo persone che non si sentivano complete con loro stessi. O almeno, così mi ha imposto di pensare mia madre.
Il suo obiettivo - per la mia vita - è quello di diventare esattamente come lei: un mostro cinico, spietato e senza un cuore.
"Ripeti, ho detto. Sai che alla mamma non piace dire le cose due volte..." sussurra al mio orecchio, stringendo leggermente la collanina che ho sul collo.
"So-sono Daphne White. Devo stare al mio posto, ed osservare le azioni di Mary Doon, mia madre. La Volpe Nera diventerà la mia nuova casa. La Volpe Nera rende giustizia, non è cattiva. La Volpe Nera è solo un modo per farsi sentire da tutte quelle orecchie tappate dal denaro. Io voglio intraprendere questa strada. Io voglio fare parte della Volpe Nera, papà." finisco di ripetere tutto il mio discorso, osservando le mie pupille dal riflesso del mio specchio. Che occhi spenti che posseggo.
"Brava... Ora vai a dirlo a tuo padre e mi raccomando..." piega le gambe, per arrivare perfettamente alla mia altezza "Sii convincente nel mentire. Perché, se non farai un bel lavoro, la mamma si arrabbierà. E tu non vuoi farla arrabbiare vero?" mormora con tono sadico.
"Certo che no, mamma..." un giorno distruggerò tutto il castello di carte che mi ha obbligato a costruire per suo divertimento.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 15 ⏰

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