Capitolo 50

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Kaelen si ritrovò nel mezzo del campo fiorito, circondato da un oceano di petali profumati e vento leggero, e si sentì sull'orlo di una crisi isterica.

"Dannato stregone".

Strinse i pugni lungo i fianchi, inspirando a fondo. Male. Peggio. Molto peggio. L'aria sapeva di qualcosa di dolce e pericoloso, e gli ricordò Aria.

Aria.

La desiderava così tanto da far male.

Così tanto da non riuscire a controllarsi.

Era puro istinto? Forse. Ma anche pura follia.

Una parte di lui – quella razionale, strategica, che aveva sempre avuto il controllo – stava cercando di fargli capire che no, non era il caso di mandare tutto a puttane.

L'altra parte, quella molto meno saggia e molto più ormonale, urlava "vai a riprendertela e prega che ti spezzi in due".

Iniziò a camminare, sospirando.

Analizziamo la situazione, Kaelen. Partiamo dai motivi per non saltarle addosso appena la vedi.

Primo, potrebbe essere solo un effetto collaterale della magia di questo posto, e se fosse così sarebbe un fallimento umiliante.

Secondo, Aria è in uno stato instabile. Il suo corpo è in fase di adattamento. Dovresti aiutarla, non tentare di divorarla.

Terzo, potrebbe letteralmente distruggerti in un impeto di forza incontrollata.

Quarto, l'ultima cosa che vuoi è che la prima volta tra di voi sia in preda a un qualche strano incantesimo.

Quinto, un briciolo di dignità, razza di idiota.

Ma la sua mente stava già stilando una lista di pro assolutamente vantaggiosi.

Primo, è Aria.

Secondo, è Aria.

Terzo, è Aria.

Quarto, si è morsa il labbro e tu vuoi morire.

Quinto, ti ha guardato come se volesse fare di te la sua prossima vittima sacrificale e la cosa ti è piaciuta troppo.

Sesto, dovrebbe essere illegale avere quella voce, quel corpo, quello sguardo.

Settimo, sei un uomo, non un santo.

Conclusione:

Dèi, sono fottuto.

Si prese il volto tra le mani, cercando di ragionare.

No. No, non poteva cedere. Non doveva cedere. Non poteva essere il primo a perdere il controllo.

Perché lui sapeva che il suo desiderio era reale, che c'era sempre stato, anche prima di questa assurda realtà senza catene. Lui la voleva anche quando c'erano regole, vincoli, doveri.

Anche quando sapeva che non avrebbe dovuto volerla.

Ma lei?

Se lui si fosse lasciato andare, se l'avesse baciata, toccata, fatta sua come il suo corpo gli urlava di fare... sarebbe stato davvero quello che voleva?

O era solo una conseguenza di quel posto, di quello che la magia stava facendo a entrambi?

Non poteva farlo, non se lo sarebbe mai perdonato.

Ci mise ore a tornare alla casa dello stregone. Ore.

Non perché fosse lontana. Oh, no.

Xandriel non aveva mica avuto la decenza di mandarlo da qualche parte a chilometri di distanza.

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