Capitolo 7:Dove mi becco tantissime botte

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Appena vidi l'arena per il combattimento, ricavata dalla parete di una delle colline del Campo, rimasi stupefatta: gradinate immense in granito ospitavano gli spettatori dei combattimenti che si svolgevano lì o i semidei stanchi che si fermavano un secondo a riposare dopo ore di allenamento e lo spiazzo centrale in terra battuta marrone-rossiccia era pieno di ragazzi che, armati di spade e scudi, presi da delle rastrelliere sparse per tutto il campo di combattimento, si battevano l'uno contro l'altro o si esercitavano contro un fantoccio. Le mura di recinzione fatte anch'esse di granito bianco erano alte ed imponenti tanto che mi venne una certa soggezione ad attraversare l'arco d'entrata tutto scolpito con bassorilievi che ritraevano corse con le bighe, gare di tiro con l'arco o combattimenti con la spada.

Mi guardai attorno spaventata; poi cercai un po' di supporto nei visi di Annabeth e Francesco, che mi stavano davanti -S...se devo essere sincera, ho un po' paura...

Percy mi sbucò da dietro la schiena e, appoggiandomi pesantemente le mani sulle spalle, mi sbraitò giovialmente nel timpano facendomi sobbalzare dalla sorpresa -Marta! Non preoccuparti! La prima volta sarà un pochino traumatico, ma non mi guardare con quella faccia da panico! Con un po' di allenamento diventerai più brava di me- finito il suo incoraggiamento simile ad un urlo da giocatore di rugby, il ragazzo mi strizzò l'occhio e sorrise.

Leggermente rintronata da quell'urlata nell'orecchio scossi la testa come un cane con le pulci che si gratta il collare -Woah! Ma che cavoli, Percy! Hai dei polmoni da tenore.

Questo rise e mi scompigliò i capelli, che rimasero per metà ritti sulla mia testa dandomi molto probabilmente un'aria da fulminata -Scusami. Non pensavo che avessi un udito così fino.

Appena suo fratello ebbe finito di parlare, Martina sbucò anche lei da dietro le mie spalle e Annabeth la prese subito sottobraccio -Adesso basta perdere tempo. Direi che ne abbiamo speso già abbastanza in smancerie. Martina, ti andrebbe di accompagnare Marta a prendere un'armatura e una spada?

La figlia di Poseidone, anche se quella di Annabeth era evidentemente una domanda retorica, rispose -Certamente. Torniamo subito- detto questo tolse il braccio destro da quello di Annabeth e mi prese per mano.

-Dove andiamo?

Martina non si girò nemmeno a guardarmi, ma rispose alla mia domanda dicendo -Ti servirà pure un arma...

                                                                                                      *

Martina mi condusse in un capanno proprio accanto all'arena. Questo a dispetto del nome sembrava un'armeria vera e propria sia per dimensioni (era grande come la capanna sette), sia per rifornimenti. In ogni angolo c'erano cataste di spade e armature scintillanti, appesi alle pareti c'erano elmi, schinieri e altre armi che mi dettero i brividi e provai l'irresistibile impulso di fare dietrofront e scappare a gambe levate. Su questo versante ero molto simile ai Pacifici di Divergent; odiavo la violenza e tutto quello che poteva nuocere a qualcuno a parte le forbici e i coltelli per tagliare il salame e la carne.

Mi guardai intorno, con una sensazione nel petto che era un misto di meraviglia e ribrezzo -Che posto pazzesco! Ma quante armi ci sono qui dentro?

Martina alzò le spalle -Boh! Non ne ho la più pallida idea. Credo che nemmeno Chirone o i figli di Ares, che sono sempre qui per prendere armi nuove dopo averle sfondate, lo sanno di per certo.

Il fatto che i figli di Ares fossero sempre lì perché sfondavano tutte le loro armi la diceva lunga...Deglutii nervosa. Speravo solo di non dover mai incontrare nessun figlio di Ares arrabbiato e per di più armato.

Mentre io stavo ancora pensando a quanto doveva essere doloroso essere infilzata dalla spada di un figlio del dio della guerra, Martina si mise a spulciare tra le varie armature e ne tirò fuori una dal mucchio. Questa era formata da pettorali, gambali, protezione per avambracci e gomiti ed elmo. Era tutta ossidata e ammaccata, ma sul pettorale centrale c'era il bellissimo bassorilievo della testa di un leone.

La figlia della MusaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora