Capitolo 20:Dove due poliziotte fiammeggianti ci inseguono con una volante

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Dopo un buon quarto d'ora di giri a vuoto per le strade di Viareggio, resi ancora più snervanti grazie ad Alex che continuava ad esibirsi in curve ad angolo e sterzate talmente stridenti da farmi battere i denti ad ogni svincolo, riuscimmo, grazie agli dei, ad arrivare sullo svincolo per l'autostrada A12 in direzione Roma.

La Panda, già stremata da tutte quelle evoluzioni spericolate, entrò tossicchiando nella prima corsia dell'autostrada, ma non ebbi nemmeno il tempo di tirare un sospiro di sollievo per non esserci schiantati contro un muro di una casa di Viareggio che l'auto, guidata dalle poco raccomandabili mani di Alex, slittò subito nella corsia del sorpasso, iniziando a sfrecciare a non so quanti chilometri all'ora, superando in pochi secondi almeno una manciata di auto. Non dovemmo attendere molto perché, per quel tratto intrinseco della natura dell'uomo italiano medio, qualche guidatore nelle corsie, sia di sorpasso che di marcia, iniziasse a strombazzarci contro, creando un concerto di suoni cacofonici che subito mi fecero sentire a casa. Soltanto in Italia era possibile rendere una successione di rumori fastidiosi di clacson un vero e proprio concerto...

Schiacciata contro lo schienale del sedile per la troppa velocità dell'auto, o forse per il panico che aumentava dentro di me ogni volta che la tacchetta dei chilometri orari aumentava, provai a far rallentare il guidatore pazzo che, di questo passo, ci avrebbe per davvero fatti spiaccicare contro un'altra auto -Ehm! Alex. Potresti per favore togliere un poco il piede dall'acceleratore?

Il ragazzo sbuffò e fece un gesto scocciato con la mano destra, senza smettere di guardare la strada -Più vado veloce, prima arriveremo a San Gimignano e poi voglio mettere più distanza possibile tra noi e Viareggio. L'incontro con la Sfinge mi ha messo una certa inquietudine.

Strinsi ancora più la presa sui sedili all'ennesima accelerazione e feci una smorfia -Ce n'eravamo accorte...

Alex lanciò un'occhiata verso noi ragazze e, adocchiando le nostre facce bianche e spaventate e notando una certa somiglianza con il fantasma di Canterville, decelerò un poco -Scusate, ma, anche se non sembra, mi sono preso una strizza pazzesca prima al capannone e non so come sfogare tutta l'agitazione che sento ribollirmi dentro. In più, da adesso in poi, credo che avrò manie di persecuzione. Avrò paura di trovarmi davanti ogni tre per due un gabbiano o un cigno mannaro pronto a saltarci addosso- sbuffò e alzò gli occhi al cielo, stizzito - I mostri mi iniziano già a dare sui nervi! Che vadano tutti nell'Ade e ci rimangano! Si vive meglio senza di loro.

Mi sporsi verso il suo sedile e, con un sorrisetto ironico, replicai -Sei un semidio Alex. I mostri non ti lasceranno mai in pace. Fattene una ragione.

Distrattamente il ragazzo si voltò nella mia direzione, puntandomi i suoi grandi occhi neri e pieni di scherno a pochi centimetri dalla faccia, e, facendomi una linguaccia, esclamò -Simpaticona- tolse una mano dal volante e indicò fuori dal finestrino, mantenendo un'aria beffarda e intimidatoria allo stesso tempo -Non mi contraddire o ti sbatto fuori dall'auto. Chiaro?

Sbuffai e battendogli il palmo della mano destra sulla fronte, glissai completamente il suo commento e lo rimproverai -Si dà il caso che il capo della missione sia IO e il TUO compito, per ora, è soltanto quello di guidare e guardare la strada. Cosa che non stai facendo...

Il ragazzo strabuzzò gli occhi e sbiancò -Merde!- si girò di colpo e, dopo aver ripreso in maniera fulminea il controllo dell'auto, frenò giusto in tempo per non andare a sbattere contro il bagagliaio della Mini Cooper gialla ferma davanti a noi. Il contraccolpo della frenata mi diede un colpo di frusta al collo fortissimo che mi mozzò in due il respiro e per poco non mi fiondò sul parabrezza -Ahhhh!

Rimasi aggrappata al retro del sedile del guidatore finché Martina non mi prese per le spalle e mi mise a sedere per bene sui sedili posteriori, legandomi anche la cintura per evitare che mi sporgessi di nuovo in avanti; il tutto con uno sguardo di profondo rimprovero nei grandi occhi nocciola.

La figlia della MusaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora