Capitolo 26:Dove attracchiamo in una città di pazze

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Per quanto fosse già l'una passata e avessi un sonno assurdo, i miei occhi rimanevano spalancati a fissare il soffitto della cuccetta in cui ero stata stipata a dormire. Per spirito di condivisione e per evitare che Nadieen mi uccidesse perché non voleva il letto più scomodo, avevo preso la cuccetta più piccola e stretta. In quel momento ero rannicchiata a pancia in su con le ginocchia al petto come una specie di armadillo in posizione di difesa e avevo praticamente le tibie appoggiate al tetto della cuccetta. Una posizione non propriamente comoda, insomma, soprattutto se il materasso è duro come una tavola di legno.

Mi rigirai sul fianco destro e, visto che non volevo dormire perché avevo paura degli incubi che sempre mi inseguivano quando dormivo, decisi di aprire il sacchetto viola che mi aveva donato Nausicaa. Tolsi il nastrino vinaccia che lo chiudeva e sbirciai al suo interno, tirando fuori gli oggetti ad uno ad uno: una boccetta di vetro con un liquido rosso sangue all'interno e un tappino in ottone a forma di giglio sulla cima, cento euro in contanti e uno strano specchietto da borsetta con un manico molto lavorato a spirale e sul retro un sole grande dai mille raggi fiammeggianti e sinuosi. Osservai quei tre doni con curiosità. Non capivo la loro utilità, a parte i cento euro, e cercare di scoprire a cosa servissero il liquido rosso e lo specchio mi intrigava molto e, soprattutto, mi avrebbe tenuta sveglia per un po'. Rimisi a posto i cento euro per evitare di perderli e sentii sul fondo del sacchetto un'altro pezzo di carta tutto stropicciato. Elettrizzata dal trovare un quarto regalo nel sacchettino, tirai fuori velocemente il pezzo di carta. Con mia grande delusione scoprii che si trattava solo di un piccolo biglietto color ocra con su scritto in inchiostro bordeaux:

Quando ti ferirai, il liquido nella boccetta ti guarirà.

Quando sarai senza nulla, i soldi ti serviranno.

Quando vorrai vedere le cose, usa lo Specchio delle Brame.

Grazie di tutto,

                                                     Nausicaa

Bene, bene. Allora il liquido rosso era una specie di beverone medicamentoso che faceva guarire dagli infortuni e lo specchio... beh, non capivo cosa volesse dire esattamente "vedere le cose", ma avevo tutta la notte per scoprirlo.

Presi la boccetta di vetro e il biglietto e li riposi nel sacchetto; poi iniziai a rigirarmi lo specchio tra le mani come se fosse stato una reliquia. Il vetro sulla parte davanti era limpido e rifletteva a meraviglia la mia immagine. Rimasi per qualche secondo a fissarmi: i miei lunghi capelli rossi erano ormai sciolti dallo chignon in cui erano stati legati la notte prima ed erano sparsi in maniera scomposta su tutto il cuscino come tante lingue di fuoco ribelli. Il rosso di quelle fiamme lunghe e sottili sembrava quasi riverberarsi nei miei occhi che, anche se color azzurro cielo, avevano all'interno un rogo sfuggente ed indomabile che cresceva ogni giorno di più.

Turbata da quello che vedevo, girai di colpo lo specchio e mi misi ad osservarne il retro. La base era color bronzo e aveva al suo interno delle pagliuzze brillanti che rendevano lo specchio ancora più luminoso. Il sole era stato dipinto con della pittura oro e poi rifinito con un pennino. Era talmente bello da sembrare quasi vero con quei raggi sinuosi dorati e bronzei.

"Che spettacolo!" pensai "Chissà però cosa vorrà dire quel vedere le cose..."

Tornai a guardare il vetro dello specchio e, da brava ragazza vissuta a sani cartoni Disney, iniziò ad affiorare nella mia mente un'idea su quale potesse essere il potere dello specchio. Mi misi la parte riflettente davanti al viso e, pensando alle mille volte che avevo visto "La Bella e la Bestia" accoccolata sul divano con un the caldo tra le mani, sussurrai il nome della prima persona che mi venne in mente -Fammi vedere Will. Per favore.

La figlia della MusaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora