Capitolo 28: Dove le medicine si trasformano in fiamme

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-Sono viva, sono fortunatamente viva. Sono appena scampata a delle pazze in un luogo sperduto e dimenticato dagli dei e sono ancora viva. Ho già detto di essere felice di essere viva?

Alzai gli occhi al cielo mentre Nadieen mi camminava nevroticamente accanto nella cabina di pilotaggio della barca. Era l'ennesima volta da quando eravamo scappati dall'attacco delle donne di Lemno e Martina si era chiusa sottocoperta per accudire Alex e vedere se migliorava ed usciva dal suo stato di semi-coma, che mia sorella ripeteva quella dannata nenia percorrendo avanti ed indietro il ponte a grandi falcate. Quel suo comportamento immaturo e piagnucoloso stava iniziando davvero ad innervosirmi, ma non volevo dirle nulla perché sapevo che non avrei fatto altro che peggiorare la situazione. A pensarci bene era un modo come un altro per sfogare la tensione tenuta incamerata nei nostri petti per tutta giornata.

-Nadieen,direi che ora è arrivato il momento di calmarsi e di andare a dormire. Vai pure sottocoperta e riposati un po'. Dopo la giornata di oggi ne hai proprio bisogno.

Mia sorella smise per un secondo di lamentarsi e mi sorrise con uno sguardo di profonda riconoscenza negli occhi -In effetti non sarebbe una brutta idea... Hai ragione. Vado a dormire- sigillandosi la bocca in un santo silenzio si incamminò verso sottocoperta, poi,voltandosi verso di me, disse -Ricordati di andare a dormire anche tu, eh?

Scrollai le spalle, sorridendo -Non preoccuparti. Rimango ancora un po' qui poi vi raggiungo.

Nadieen annuì e, facendo un breve cenno di saluto, sparì sottocoperta ed io rimasi sola con me stessa.

La mia testa era così affollata e piena di preoccupazioni che,nonostante intorno a me gli unici rumori fossero lo sciabordio dell'acqua e i richiami che i delfini si lanciavano l'un l'altro,sentivo mille pensieri che premevano per uscire dalla mia mente. Dopo ciò che era successo in mattinata la sensazione di inadeguatezza ed inutilità che mi aveva accompagnata da quando ero partita dall'America e che, compresi, non mi aveva lasciata nemmeno dopo la rassicurante permanenza alla Base, si era ridestata e in quel momento stava dilagando in me come una macchia di petrolio nelle acque di un fiume. La nostra missione stava andando al catafascio ed Alex era sottocoperta in fin di vita solo perché io non ero riuscita a capire subito che eravamo in pericolo. Certo, grazie a Martina e Nadieen eravamo riuscite a scappare e a portare Alex in salvo sulla barca, ma a quale prezzo se Alex non si fosse più risvegliato solo per la mia mancanza di accortezza?

Sospirai. Avrei certamente potuto prevenire tutto quello che sarebbe successo se fossi stata solo un po' più perspicace...

Non potei più andare avanti a piangermi addosso perché una voce alle mie spalle richiamò di colpo la mia attenzione, facendomi voltare con un sobbalzo -Marta, non devi svilirti in questo modo! Non potevi sapere tutto quello che sarebbe successo e non è colpa tua nemmeno ciò che è capitato ad Alex.

Mi guardai intorno stranita. La voce sembrava far parte dell'aria stessa. Sul ponte e nella cabina di pilotaggio non c'era nessuno.

Feci un tremolante passo indietro, spaventata -Chi c'è?

Una risata cristallina e limpida come un ruscello di montagna si propagò intorno a me e, poco dopo, apparve davanti a me una donna sulla trentina con i lunghi capelli castani chiusi in un'enorme crocchia che indossava un vestito lungo fino ai piedi color oro. Era veramente bella ed aveva un sorriso grande e luminoso, ma aveva qualcosa di strano che non riuscivo a capire; così la guardai con più attenzione. Dopo averla osservata con attenzione capii cosa trovassi tanto inusuale in quella donna: aveva la pelle bianca e fittamente scritta come la pagina di un libro -Chi sei? Cosa vuoi da me?

La donna sorrise ancora di più alle mie parole -Io sono Clio, colei che rende celebri. Musa della storia. Sono qui perché voglio aiutare tee i tuoi amici a continuare la vostra missione- fece qualche passo verso di me, facendo frusciare la lunga gonna del suo vestito -Noi Muse ti abbiamo preso come nostra protetta alla tua nascita ed, ogni volta che ti servirà qualcosa, noi ci saremo per darti una mano.Quindi chiedi quello che vuoi e ti sarà dato, ovviamente nei limiti delle nostre possibilità.

La figlia della MusaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora