Capitolo 33:Dove combatto contro il dio della guerra

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I sudori freddi mi scuotevano fin dentro le ossa e la mano con cui impugnavo la spada era pesante ed instabile. Sentivo tutta la tensione di quella situazione così rischiosa ed avevo un senso di minaccia che mi volteggiava attorno proprio come uno spettro, anche se ormai avevo preso consapevolezza del fatto che tornare indietro era pressoché impossibile. Ares era in piedi davanti a me con il suo spaventoso spadone, che mandava bagliori sinistri alla luce del sole, e mi guardava con gli occhi di chi si sente già con la vittoria in pugno.

E come dargli torto? Il grande ed invincibile dio della guerra avrebbe combattuto contro una ragazza goffa, inesperta e maldestra che a malapena sapeva usare la spada. La sua vittoria era del tutto assicurata, ma non volevo arrendermi perché, nonostante fossi in svantaggio e piena di paura, cedere in quel momento non era più un'opzione contemplabile. O rischiavo e mi giocavo il tutto e per tutto o eravamo morti.

"Marta! Grazie agli dei! Ma cosa ti è saltato in mente?!"

Sobbalzai per l'improvvisa comparsa della voce preoccupata e, in minima parte, anche delusa di Francesco all'interno della mia mente "Francesco! Non darmi addosso anche tu. So di star facendo la più grande pazzia della mia vita, ma non potevo rimanermene con le mani in mano ad aspettare che Ares ci uccidesse. Se venissi sconfitta gli altri sarebbero liberi e anche tu saresti salvo."

Francesco emise un profondo sospiro e mi sembrò davvero di vederlo mentre scuoteva la testa e sbuffava, facendosi cadere un ciuffo di capelli davanti agli occhi "Marta. Lo sai che non mi lasceranno mai andare..."

"Per favore Francesco. Già ho Martina che mi sta facendo pesare questa scelta. Sono consapevole che nessuno di voi condivide la mia idea, ma, almeno tu, prova a comprendere perché l'ho fatto. Se Eris non dovesse mantenere il patto e non dovesse liberarti, stai pur certo che non farò finta di nulla. Non permetterò che ti facciano ancora del male a causa mia. Già te ne hanno fatto tanto..."

Il tono di Francesco sembrò calmarsi almeno in parte e prese più un'aria rassegnata "A questo punto non posso più fermarti. Sei talmente testarda che anche solo provarci sarebbe una follia. Ma, ti prego, se proprio devi combattere contro quell'energumeno, fai di tutto per batterlo. Puoi farcela, anche se lui è il dio della guerra e tu solo una semidea. Ricordati che la forza non sta solo nei muscoli, ma anche nel cervello e lui di certo non ne ha."

Mio malgrado risi "Ci proverò. Cercherò di farlo nero... Per te."

Francesco non replicò nulla e tra le nostre menti si creò un divario di silenzio e di imbarazzo. Subito mi sentii sprofondare nel terreno mentre iniziavo ad immaginare di aver pensato qualcosa di sbagliato, ma non passò molto prima che il ragazzo rispondesse "Distruggilo. Io sono qui ad aspettarti."

Quelle sue parole, anche se non erano quelle che mi sarei aspettata, le trovai confortanti e mi sentii felice di aver sentito la voce di Francesco che, stranamente, sembrava rilassarmi e darmi più fiducia in me stessa ogni volta che la sentivo "Arriveremo presto, non preoccuparti. In un modo o nell'altro."

Francesco non poté replicare nient'altro perché Ares, vedendo che da un po' tentennavo davanti a lui, si spazientì e, irritato, mi gridò -Allora? Bambolina, hai perso la tua spavalderia? Non fai più tanto la sbruffona ora che sei costretta a sfidarmi, eh?

Strinsi gli occhi a due fessure. Quell'energumeno puzzolente poteva fare il gradasso quanto voleva, ma ferire il mio orgoglio era troppo per passarci sopra. Non ero una codarda.

Procedendo con passo sicuro e con la spada sguainata davanti a me gli risposi di rimando con tono acido -No davvero! Sono pronta.

Ares ridacchiò e, con una sicurezza arrogante ed atta più che mai all'esibizionismo, si preparò nella posizione di difesa -Quando vuoi, bambolina.

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