Finalmente è arrivato il gran giorno e possiamo tornare a casa. Dopo aver fatto le valige ci dirigiamo alla stazione dei treni per prendere il nostro Freccia Bianca che porta direttamente alla nostra città. Lasciamo all'appartamento le cose che non ci serviranno a casa, mentre lo stretto necessario lo portiamo con noi. Il cielo è coperto di nuvoloni grigi, classico tempo autunnale. Non minaccia pioggia, il che mi sorprende dato le eccessive precipitazioni degli ultimi mesi.
Aspettiamo il treno per Noveran City, in piedi davanti al binario numero 8. La stazione di Waterboat City è piuttosto grande, ci sono 25 binari ed è sempre molto popolata. A volte mi mette una certa malinconia, poiché è un posto piuttosto grigio e ci sono pochissimi negozi: un piccolo bar dove la gente di ferma per mangiare qualcosa, la tabaccheria e una libreria davvero minuscola che le prime volte che ci passavo davanti non avevo nemmeno notato. Il resto dello spazio è occupato dalle sedie dove i pendolari possono sedersi per aspettare il treno, il piccolo bagno pubblico e l'ufficio informazioni, nonché la biglietteria.
Sono avvolta nella mia sciarpa preferita e nel mio cappottino nero. Il freddo non è abbastanza pungente, quindi non lo sento sotto i miei leggings in eco pelle neri. "Sembri vestita da funerale." commenta il mio ragazzo, squadrandomi dalla testa ai piedi. Faccio una smorfia e lui scoppia a ridere. Appoggia sua valigia blu notte e mi abbraccia. Mi scosta una ciocca di capelli dal viso e mi sussurra che mi ama. "Ti amo anche io, scemo." Gli bacio una guancia. "Mmm no no, non lo voglio lì il bacio, lo voglio qui." dice posandomi l'indice sulla bocca. Roteo gli occhi e sorrido, per poi baciarlo sulle labbra. "Come sei bella, amore mio." Arrossisco. "Tu lo sei." affermo. Scuote la testa. La voce elettronica avvisa che il nostro treno è arrivato. Il controllore scende e da un'occhiata ai biglietti e dopo aver guardato i nostri noi saliamo e cerchiamo un posto per sederci. Trovato il posto ci mettiamo ad ascoltare musica. Appoggio la testa sulla sua spalla e chiudo gli occhi. Quante volte ho vissuto questa scena: io e Federico che viaggiamo in treno, per tornare a casa o andare nel nostro appartamento a Waterboat City che sia, vicini, la mia testa sulla sua spalla, mano nella mano, le cuffie nelle orecchie, i nostri pensieri che corrono veloci come il treno.
Il viaggio dura stranamente poco, forse perché Fede mi sorprende a dormire, quindi a me pare che sia stato un viaggio veloce. "Ehi, hai dormito un sacco, ghiro!" mi ammonisce. Mi stropiccio gli occhi con le mani, proprio come fa una bimba quando la mamma la va a svegliare alla mattina. Sbadiglio. Fede ride, la sua risata è cristallina e contagiosa. Non posso non sorridere a mia volta quando lo fa anche lui. La voce dell'altoparlante ci avvisa che siamo arrivati alla nostra città natale. Scendiamo con calma dal treno, assicurandoci di aver preso tutti i bagagli. "Oh, this heavy luggage!" esclamo, con una perfetta pronuncia inglese. Sì, le mie valige pesano abbastanza, nonostante abbia portato con me lo stretto necessario. "Spero che mia madre sia già arrivata- dice Fede –non ho molta voglia di stare qui ad aspettarla con questo freddo!" Non gli do torto. Qui fa davvero più freddo rispetto a Waterboat City. Sono le undici e mezza del mattino, quindi la mamma di Fede ci viene a prendere ed andiamo a mangiare a casa sua, dove ci aspetta il resto della famiglia, miei compresi. Mi mancano tutti da morire.
Ed eccola lì, sotto l'arco del porticato della stazione, Agnese, la mamma di Federico: una donna non molto alta, sui 50 anni, molto simile al figlio, con i lunghi capelli castano chiari mossi e gli occhi azzurri. Appena ci vede ci viene incontro. Abbraccia forte il figlio, ha gli occhi lucidi. Poi abbraccia anche me, stringendomi amorevolmente. Ho sempre avuto un buonissimo rapporto con lei. "Emma, come stai? Tutto bene?" mi chiede. "Certo che sì, grazie e tu?" Annuisce, in risposta alla mia domanda. La mamma di Fede è una donna straordinaria: è cresciuta con dei valori importanti, nonostante la sua infanzia difficile, e li ha trasmessi al figlio. Sì, perché Fede mi ha raccontato che lei ha perso entrambi in genitori quando aveva poco più di quindici anni ed ha trascorso l'adolescenza con gli zii, i quali si sono presi il suo affidamento e quello degli altri due fratelli. Fede non ha mai conosciuto i suoi nonni materni, ma sua madre gli ha sempre detto che erano delle persone molto buone, sagge e premurose, proprio come lei è con il figlio.
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Never let me alone
RomanceEmma è una studentessa universitaria e vive in un appartamento a Waterboat City con il suo ragazzo Federico, il quale frequenta l'università proprio come lei. Prima di affrontare gli esami nel mese di Dicembre, i due innamorati tornano dalle rispett...