Epilogo

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5 anni più tardi

Spalanco la porta finestra che da sul poggiolo spazioso e mi godo l'arietta tiepida di fine estate che soffia. Sono quasi le sette di sera e sto aspettando che i miei genitori, mia sorella e i genitori di mio marito arrivino per cenare nel nostro grande appartamento che abbiamo quasi terminato di arredare, dopo molta fatica. 

Sono passati cinque anni da quando Federico mi chiese di sposarlo durante la festa del suo ventiquattresimo compleanno. Dopo aver accettato la sua proposta, abbiamo deciso insieme che era meglio terminare i nostri studi e che ci saremmo sposati non appena avremmo avuto un lavoro stabile che ci fornisse la possibilità di prenderci una casa tutta nostra. E così, fortunatamente per noi, è stato: Federico si è laureato in giurisprudenza, ha fatto un anno e mezzo di tirocinio presso uno studio legale ed è stato così bravo da riuscire ad ottenere un'ufficio tutto per sé proprio in quello studio. Ora lavora lì a tutti gli effetti, se la cava davvero molto bene ed i suoi clienti sono soddisfatti. Grazie a questo suo lavoro, non avremo molte difficoltà economiche in futuro. 

Per quanto mi riguarda, dopo essermi laureata in lingue e comunicazioni, non sono riuscita a trovare immediatamente un impiego in quel settore. Tuttavia, qualche mese dopo, ricevetti una lettera dalla Lorenzini Editore, la casa editrice che aveva rifiutato le mie storie che scrivevo nel tempo libero anni fa, in cui mi informavano che cercavano sei persone da assumere per le traduzioni dei libri. Colsi l'occasione al volo, portai il curriculum vitae e fui molto fortunata perché, tra i tanti che ci provarono, fui una delle sei persone che furono prese. E così lavoro lì da un paio di anni. 

Mentre sono nel poggiolo che mi godo questa domenica di fine estate, rigiro la fede nuziale nel dito. Ci siamo sposati un mese fa, prima di venire ad abitare in questa casa che siamo riusciti a comprare mettendo via molti soldi e chiedendo un piccolo prestito ai nostri genitori, i quali sono stati ben felici di aiutarci. Sorrido al ricordo del matrimonio. La cerimonia è stata proprio come la sognavo da piccola: tutti gli invitati seduti sui banchi della Chiesa che trattenevano il fiato durante il momento del fatidico Sì ed io e Fede emozionatissimi ed un po' agitati che tremavamo come foglie, io nel mio vestito dalla gonna corta davanti e lunga dietro con un velo chilometrico sulla testa ed i capelli rossi raccolti in un chignon molto ordinato e lui nel suo smoking nero. Quando arrivò il momento di pronunciare la frase "Lo voglio." mi commossi. Ero davvero troppo felice, poiché stavo per sposare l'uomo della mia vita. Non dimenticherò mai quegli istanti. 

"A momenti dovrebbero arrivare i nostri genitori." mi distrae mio marito, avvicinandosi a me in terrazzo ed accendendosi una sigaretta. Non hai mai perso il vizio del fumo. Leggermente infastidita, mi sposto verso la balaustra del poggiolo e lo ammonisco: "Sai che il fumo passivo non mi fa per niente bene, soprattutto ora." Mi massaggio la pancia. Nonostante non sia ancora molto grande, si nota già che.. sono incinta.. di tre mesi. "Tranquilla, me ne sto a debita distanza." mi sorride, facendo il pollicione. 

Quando ho detto a Federico che ero incinta, per un momento ho creduto avesse fatto un infarto. Eravamo andati a farci una passeggiata e dovevo assolutamente dirgli che quella mattina, dopo aver fatto una visita per le piccole strane perdite che avevo da qualche giorno, mi avevano confermato che aspettavo un bambino. Ero incinta di due settimane. Gli dissi che mi era sparito il ciclo e che avevo delle perdite sospette e già da queste informazioni fece una faccia straniata. Quando pronunciai la frase: "Sono incinta." lo vidi appoggiarsi ad una panchina, per poi collassarci sopra. Non la prese male, solo che non si sarebbe mai aspettato una notizia del genere in quel momento. In ogni caso, siamo d'accordo sul fatto non è troppo presto per avere il primo figlio a 28 anni. 

Quando mio marito finisce la sigaretta, entra e la spegne nel posacenere del tavolino di legno che abbiamo nel salotto. Si siede sul grande divano marrone ad L e mi osserva. Lo guardo anch'io. Se penso a ciò che è successo e a ciò che abbiamo passato cinque anni fa, ringrazio ancora il cielo che siamo qui, in salute e vivi, soprattutto lui. Il fegato nuovo non gli ha mai causato problemi, anche a distanza di anni dal trapianto. E tutto ciò che sognavo per il nostro futuro insieme è arrivato: un lavoro, per il momento, stabile per entrambi, una casa in cui vivere, un figlio in arrivo e le nostre famiglie che ci sostengono sempre. Il prossimo passo sarà prenderci delle auto tutte nostre: Fede ha intenzione di vendere la sua Peugeut RCZ e di prendere una macchina più grande, dato che la nostra famiglia si allargherà. 

Never let me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora