Capitolo 7

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Quella sera ceno con la mia famiglia al completo. Chiara è arrivata verso le sette, ha speso un intero pomeriggio per fare una ricerca di inglese da una sua amica, ma, nonostante la stanchezza, appena mi vede, mi salta addosso. "Emma, finalmente sei tornata!" mi dice, buttandomi letteralmente gambe all'aria sul divano. 

Da piccole, quando io avevo sette anni e lei quattro e giocavamo a fare la lotta, facevamo saltare per aria tutti i cuscini del divano del soggiorno. A volte urlavamo e ridevamo come pazze, fino a quando nostro padre non arrivava minaccioso e capitava che volasse qualche sculacciata. 

"Devi raccontarmi un sacco di cose!" esordisce, mostrando una fila di denti bianchi e perfetti ed un brillantino luccicante su un incisivo. "Parla per te, piuttosto!- esclamo –Vedo che hai un brillantino nel dente!" Sorride ed inizia a raccontarmi che lo ha fatto da poco, ma che non me lo ha mai detto perché voleva che lo notassi di persona. Nostra madre ci chiama a tavola e rimandiamo le nostre chiacchiere a più tardi.

Dopo cena ci riuniamo in camera sua. Mentre si rifà la manicure utilizzando lo smalto verde acqua che le avevo regalato tempo fa, le chiedo se può accompagnarmi a prendere il famoso paio di pantaloni per Fede nel negozio vicino alla sua scuola ed accetta di buon grado. 

"Emma, ho bisogno di un consiglio." dice, interrompendo l'attimo di silenzio che si era creato tra noi pochi istanti prima. "Dimmi pure." "Ti ricordi che ti avevo detto che esco con un amico del mio compagno di classe giapponese, Ken, vero?" Faccio cenno di sì con la testa. "Ecco- continua –ho capito che mi piace veramente e vorrei impegnarmi seriamente con lui. Si chiama Gabriel, ha un anno in più di me e lavora nell'ufficio di sua madre come impiegato. Si veste da dio, è sempre super elegante!" e fa sbattere le sue lunghe ciglia stracolme di mascara. "Queste sono tutte cose che mi avevi già accennato. Vieni al dunque.. Ci esci spesso insieme? Devi conoscerlo bene prima di fargli capire che vorresti metterti con lui!" esclamo in tono apprensivo, sembrando nostra madre. "Uhm.. siamo usciti sei o sette volte, noi due da soli, il resto quando c'erano anche i suoi amici e le mie amiche." ammette. "Raccontami di quando siete usciti da soli." la incoraggio. "Beh, la prima volta è stato un sabato sera, siamo andati in una pasticceria del centro a bere un caffè. Poi abbiamo fatto una passeggiata. Abbiamo parlato del più e del meno. Ci siamo conosciuti davvero bene e siamo anche stati abbracciati forte.. E' stato molto romantico!" Le faccio cenno con la mano di continuare. "La seconda volta.." si interrompe un attimo ed io cerco di interpretare il gesto, senza arrivare ad una conclusione plausibile. Mi guarda dritta negli occhi. "Mi credi se ti dico che la seconda volta mi ha chiesto di andare a guardare un film a casa sua mentre i suoi erano fuori a cena con colleghi di lavoro di suo padre?" "Beh non ci vedo niente di strano. Penso solo che sia stata una mossa azzardata visto che non uscivate da molto, però se lo ha fatto vuol dire che è davvero interessato a te. Tu che hai fatto? Caspita non ci credo, non me lo hai mai detto durante le nostre telefonate!" esclamo, mettendo il broncio. "Lo avrei fatto, solo che tu hai voluto riattaccare perché era arrivato il tuo principino e avevi di meglio da fare -fa un gesto alludente a qualche cosa sconcia- che ascoltare le confidenze di una povera sorellina bisognosa!" Completa il discorso con una smorfia. "Beh, ora parla!" le ordino. Incrocia le gambe ed agita le mani velocemente all'aria per far asciugare lo smalto più in fretta. "Mi sono messa in tiro quella sera: vestitino nero che arriva sotto il culo, calze a rete, tacco dodici e rossetto rosso fuoco." "Battona.." commento, sollevando gli occhi al cielo. Mi guarda torva. "Scherzo, dai tesoro!" dico, ridendo e dandole un buffetto sulla spalla. Fa un'altra smorfia, arricciando il naso e continua. "Credevo fosse l'occasione buona per fare davvero colpo. E' venuto a prendermi lui qui a casa, i nostri genitori erano in centro a fare compere ed io gli avevo scritto un messaggio dicendogli che sarei andata da Charlotte a vedere un film. Lei ovviamente era mia complice, se la mamma l'avesse chiamata lei avrebbe retto il gioco." 

Fa una pausa, aspettando il mio commento. Inarco le sopracciglia. "Astuta." dico, mordendomi il labbro inferiore, gesto che di solito manda in visibilio Fede, ma non mia sorella ovviamente, la quale socchiude gli occhi e va avanti col racconto, cercando di riferirmi ogni singolo particolare. "Alle sette è arrivato a prendermi puntuale con la sua macchina nuova, lucida e splendente. Mi sembrava di essere in una sitcom americana. Facevo fatica a camminare con i tacchi nel vialetto di casa nostra, ma lui mi è venuto incontro, mi ha aperto la portiera e mi ha fatto salire, dicendomi: «Sei una favola.» Lì per lì non sapevo come rispondere, ero imbarazzata, quindi mi sono limitata a sorridergli e a salire in auto." confessa.  

"Quando siamo arrivati a casa sua ci siamo messi a guardare il film nel mega televisore marcato LG, buttati sull'enorme divano di pelle grigia del suo salotto, che, devo ammettere, ha un aspetto molto moderno, con gli scaffali per i libri e i mobili molto squadrati, colorati e di plastica. Nel frattempo aspettavamo la pizza a domicilio. Il divano era così morbido che rischiavo di sprofondare. Vado al sodo: terminato di mangiare la pizza e qualche popcorn, lui mi si è avvicinato e ha cominciato a mordermi l'orecchio, facendomi salire i brividi su ogni singola parte della schiena. Mi stava venendo una voglia assurda, Emma, te lo giuro!" 

Non volevo sapere il resto, o meglio, sì, volevo sapere perché sono una persona curiosa, ma mia sorella quando ha strane voglie diventa davvero volgare. "Il film era oltre la metà, ma noi non lo stavamo più  guardando. Ha cominciato a togliermi le spalline del vestito e le calze, lasciandomi in intimo." "Cioè? Quale completino avevi indossato?" la interrompo, conoscendo la sua fissa per l'intimo. Fa una faccia complice e dice: "Perizoma nero di pizzo e push up nero, sempre di pizzo." Non commento, mi limito solo a mettermi una mano sulla bocca per non scoppiare a ridere. "Che c'è? Stavo da dio, me lo ha detto anche lui!" dice, leggermente offesa. 

Poi continua la sua storia: "Insomma, in poche parole si toglie la camicia e i jeans e resta in boxer. Ha un fisico da urlo, del resto va in palestra tutte le sere. I suoi capelli biondi poi.. sono così morbidi. Si avvicina, mi sbottona il reggiseno e mi fa stendere sopra di lui. Iniziamo a baciarci con foga, con passione, fino a che non sento le sue mani dentro le mie mutande.." "Ok, stop, basta! Dimmi solo se l'avete fatto." la interrompo, rossa fino alla radice dei capelli. Chiara, leggermente delusa dalla mia interruzione, mi risponde che sì, lo hanno fatto, prendendo le dovute precauzioni e che quando lui l'ha riaccompagnata a casa non le ha detto che voleva una storia seria, l'aveva solo ringraziata per la serata. La metto in guardia: "Sta attenta a quello che vuole questo: non vorrei che ti usasse solo per interesse." Sbuffa. "Emma, non sono più una bambina. Ok, forse sono stata un po' imprudente e frettolosa, ma i miei sentimenti per lui sono sinceri e ti prometto che starò attenta!" Tra me e me penso che non è certa di cosa provi lui per lei e che non sa se ricambia davvero i suoi sentimenti, ma non lo dico per timore di farla soffrire. Spero per lei che questo ragazzo sia sincero e che non la faccia stare male.

Terminata la chiacchierata mi rifugio nella mia camera, tanto sono stanchissima. Sarà strano non dormire insieme a Fede. Ci siamo sentiti per sms tutto il resto della giornata, ma è una cosa totalmente diversa dallo stare assieme. Tuttavia devo anche saper restare qualche ora senza di lui. Mentre rovisto tra il cassetto della mia scrivania di legno d'acero in cerca del materiale di cancelleria che usavo alle superiori e che ora mi può tornare utile, mi imbatto in un bigliettino. Lo apro, la calligrafia è maschile. C'è scritto: "Che ti importa se un abbraccio ti rompe le costole, quando ti aggiusta il cuore?" Me lo aveva scritto Federico quando ero un po' arrabbiata con lui perché il giorno prima mi aveva abbracciata così forte da rompermi le ossa e farmi soffocare. Era un periodo molto triste per me perché non riuscivo ad ottenere i risultati che speravo a scuola nonostante mi impegnassi moltissimo ed avevo il cuore a pezzi, ero sfiduciata e non credevo più nelle mie capacità. Così lui mi aveva stretta a sé, ma aveva esagerato con la forza, fino a farmi quasi molto male.

Sorrido, mentre rileggo le due righe. Anche se lui non mi è qui vicino fisicamente, mi basta anche solo stringere tra le mani una cosa fatta da lui o una cosa che gli appartiene o che mi ha regalato per sentirlo accanto. Mi butto sotto le coperte e poso il bigliettino sul comò, per poi addormentarmi con il sorriso stampato sulle labbra.

Never let me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora