Capitolo 15

66 10 0
                                        

Sospiro. La ragazza che è vicino a me mi guarda, soddisfatta di aver condiviso quelle informazioni riguardanti la misteriosa tipa alta e snella. Tutti i dettagli e le novità che ho assimilato durante la chiacchierata con i ragazzi mi stanno martellando il cervello. "Sarà meglio che vada a pagare il thè e poi torno a casa, devo andare avanti a studiare.." commento tra me e me. "Come hai detto?" chiede Nicole. "Uh? No, nulla di che vado a pagare.." dico rientrando nel bar e dirigendomi verso il bancone della cassa. 

Un cameriere molto alto e muscoloso mi sorride e si affretta per venire a farmi lo scontrino, dopo che gli ho chiesto di poter pagare. "Allora hai il thè?" chiede. "Sì, pago anche la Coca Cola." "Bene, sono cinque euro." Mia sorella si avvicina mentre poso le monete sul bancone e metto via il portafogli. Aspetto che gli altri paghino e nel frattempo, mi avvicino alla porta. "Torniamo a casa?" mi chiede Chiara. "Sì, ti giuro che non sopporterei un'altra sola parola riguardante questa faccenda." dico, sottovoce. Annuisce e, quando vediamo gli altri venirci incontro, usciamo dal locale. 

"Vi chiedo scusa, ma ho un bel plico di fogli da studiare che mi aspetta a casa, quindi noi andiamo. Grazie per avermi raccontato ulteriori dettagli di cui non ero a conoscenza." dico, guardando soprattutto la ragazza di Ronnie. "Grazie a te per averci concesso un po' del tuo tempo prezioso. Se hai bisogno, sai dove trovarci." mi dice il ragazzo dai capelli ricci. Alberto annuisce a mo' di conferma. "Certo, grazie. Ci vediamo!" esclamo, per poi girare i tacchi ed andarmene il prima possibile. "Ciaooo!" cinguetta mia sorella, per poi seguirmi a passo spedito.

Una volta salite in macchina, mentre aspetto che l'abitacolo si riscaldi, Chiara mi chiede: "Che ti ha detto la ragazza di Ronnie quando ti ha raggiunta fuori dal bar?" La guardo negli occhi. Le spiego tutto ciò che mi ha riferito Nicole. "Chiara -le dico poi- ho paura che tra di loro possa esserci stato un bacio!" Mi sento salire le lacrime agli occhi. "Emma, non puoi esserne certa. Nicole mi da l'impressione di essere solamente una pettegola, non so perché. Io non crederei a tutto quello che dice. E poi, l'unico che può sapere cosa è successo è solamente lui. E questa ragazza." dice, accarezzandomi una guancia. Fede non potrà mai dirmi niente fino a quando non si risveglierà dal coma. Sempre se lo farà. Metto la retromarcia per uscire dal parcheggio e poi mi dirigo verso casa. Durante il tragitto non proferisco parola e Chiara non prova nemmeno ad iniziare un qualsiasi discorso. Sa che quando sono così silenziosa è meglio lasciarmi stare per un po'.

Arrivate a casa, io mi dirigo verso il bagno per una doccia, mentre lei se ne va in camera per fare i compiti. Un bel bagno caldo è quello che ci vuole: sarebbe bello che i miei innumerevoli pensieri scivolassero via come il bagnoschiuma scivola giù dal mio corpo insaponato. Qualche minuto dopo, mentre mi asciugo con l'accappatoio, sento mia madre che mi avverte dalla cucina che la cena è pronta. Mi metto il pigiama con la stampa di due procioni dagli occhi spalancati in fretta e vado a mangiare, controvoglia. Chissà che pietanze mi aspettano questa sera.

Dopo aver mangiato una minestrina calda ed una banana, mi metto sotto con gli ultimi ripassi. Penso proprio che domani andrò a trovare Federico. Lo vedrò per l'ultima volta prima di partire. Ho così tante domande da fargli, domande a cui non posso ottenere delle risposte. Mi do degli schiaffi sulle guance, in modo da distogliermi da questi pensieri e mi concentro sullo studio. Voglio ottenere dei bei risultati, così avrò quel credito in più che può fare la differenza per quando dovrò dare l'ultimo esame, ovvero quello della laurea triennale. 

Sbuffo, mentre termino di ripetere l'ultimo schema. Sono le undici e mezza, ho studiato moltissimo e gli occhi mi bruciano da morire. Sono così fusa che potrei parlare della geografia, storia e cultura dei paesi che ho studiato fino ad ora anche mentre dormo. Tolgo gli occhiali da vista e li poso sulla scrivania. Mi infilo sotto le coperte e chiudo gli occhi, stringendo a me il bordo della trapunta. Cado in un sonno profondo nel giro di pochi istanti.

Riapro gli occhi e mi trovo in una strada poco illuminata: non tutti i lampioni che la costeggiano sono accesi. Dietro di me c'è il locale sul lago dove è stata fatta la festa di Halloween, lo riconosco subito. Fa freddo, quindi mi stringo nel mio cappotto nero. E' strano, che ci faccio qui? Mi guardo le gambe: indosso i pantaloni del mio morbido pigiama con la maglia con i procioni e ai piedi porto le ciabatte con il pon pon di piume che uso per circolare in casa. Mi chiedo nuovamente che ci faccio qui, in pigiama. Mi guardo intorno, spaesata e palesemente fuori luogo. Non c'è anima viva, la festa deve essere già finita. 

In lontananza, in prossimità della riva del lago, noto che ci sono delle persone. Mi avvicino lentamente, poiché sento le membra intorpidite dal freddo. Ci sono due ragazzi che discutono da una parte, mentre altre cinque persone parlano tra di loro poco più in là. Mi avvicino quanto basta per mettere a fuoco i volti: riconosco Daniele, mentre la persona al suo fianco è.. 

Sento un tuffo al cuore: è il mio ragazzo! Vedo suo cugino sedersi per terra ed appoggiare la testa alle ginocchia in posizione fetale. Dopo qualche istante, Fede estrae le chiavi della macchina di Daniele dalla tasca dei suoi pantaloni e si allontana furtivamente da lui, sperando di non essere notato. Mentre si incammina verso l'auto, che si trova non molto lontano da dove sono io, noto che una ragazza alta e magra lo segue e lo chiama. "Ehi, tu!" esclama, quando si trova a circa cinque metri da lui. Fede si volta in direzione della voce. "Ti restituisco l'accendino." cinguetta, avvicinandosi pericolosamente al mio ragazzo. 

Mi nascondo dietro una Ford Fiesta parcheggiata parallelamente alla strada, in modo che i due non possano notare la mia presenza. Riesco a sbirciarli e a sentire chiaramente ciò che si dicono. "Figurati, potevi tenertelo, ne ho tanti a casa." afferma Federico. "No, tranquillo. E' giusto così. Dove stai andando?" chiede lei, sistemandosi una ciocca di capelli fluo dietro l'orecchio. "Vado a prendere la macchina di mio cugino, non posso permettergli di guidare nello stato in cui si trova." Percepisco una nota di preoccupazione nella voce del mio ragazzo. "Ti accompagno, così ne approfitto per fare quattro passi!" e lo segue verso la macchina. 

Prima che Fede possa salire sulla vettura, la ragazza lo prende per un braccio e lo avvicina a sé. Cerco di nascondermi ancora meglio dietro la Ford, non voglio assolutamente che mi vedano. "Federico, ti ricordi di me?" chiede la tizia. Lui la guarda a lungo negli occhi. Scruta il suo volto, riducendo i suoi occhi verdi a due fessure. "No." "Peccato." Sento una nota di delusione nella voce flebile della tipa dai capelli colorati. "Perché dovrei avere ricordi di te?" A queste parole, la ragazza dice, offesa: "Quando andavamo alle superiori, frequentavamo la stessa scuola. Frequentavamo lo stesso corso extracurricolare al pomeriggio." "Quale corso, quello di diritto?" La ragazza annuisce. "Sai, non ricordo di aver avuto delle compagne di corso con una parrucca fluorescente." sento dire il mio ragazzo con una punta di ironia sulla voce. "Ah ah, molto spiritoso. -ricomincia lei- Federico, io ti ho sempre osservato a scuola. Ero interessata a te. E lo sono tutt'ora." 

Non credo alle mie orecchie. Provo a sbirciare ancora, ma forse sarebbe meglio se non lo avessi fatto: la ragazza accarezza il volto di Fede e protende le labbra verso le sue. "Mi piaci, Federico. Ho sempre sognato un momento come questo.. Mmm.." mormora, ma io riesco a sentirla lo stesso perché mi ritrovo a due passi da loro, senza rendermi conto di essermi avvicinata. Fede non si ritrae, colto alla sprovvista da questo gesto. I due iniziano a baciarsi con passione, ignari della mia presenza. Le lacrime cadono copiose sulle mie guance. "Federico!" urlo, distraendoli. "Perché lo fai? Credevo amassi solo me." Mi guardano, entrambi, lei con un sorriso beffardo sulle labbra, lui colto in fallo. "Adesso lui è mio." ghigna la ragazza. "Nooooo!" urlo.

"No!" grido, svegliandomi di soprassalto nel bel mezzo della notte e gettando all'aria le coperte. Ansimo, avvolta in un bagno di sudore. Ci metto un po' a realizzare che era solo un brutto sogno. Già, un incubo. Ma era così reale.. E' come se avessi vissuto in prima persona ciò che mi hanno raccontato Ronnie ed Alberto oggi pomeriggio, con l'aggiunta di ciò che nessuno di loro ha potuto assistere, ovvero i minuti in cui Fede e Carlotta sono rimasti da soli. Mi sento senza fiato, come se avessi corso per diversi chilometri. Se fosse andata realmente così, se ci fosse stato qualcosa di più che un dialogo tra i due, io mi sentirei ancora di più a pezzi di quanto non lo sia per la faccenda dell'incidente.

Mi rimetto sotto le coperte, ancora tremante per il brutto sogno che ho appena fatto. Difficilmente riuscirò a riprendere sonno in fretta. Provo a chiudere gli occhi ed a pensare a tutt'altro, ma mi è difficile. Così mi metto a contare le pecore, come facevo da piccola per addormentarmi il prima possibile. Dubito che funzionerà, ma almeno mi aiuterà a tenere la mente da un'altra parte. 

Never let me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora