Capitolo 19

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Due settimane dopo circa, 16 Dicembre

Tiro un lungo sospiro, seduta sopra una vecchia e cigolante sedia di legno. Ho appena finito di rispondere ad una miriade di domande da parte della commissione d'esame, composta interamente dai miei insegnanti, compresi quelli di madrelingua. Spero che ora mi congedino e mi dicano: "Ci rivediamo a Gennaio, signorina Verdi. I risultati saranno esposti a breve." E invece rimangono a consultarsi per un altro po', indecisi se continuare a tartassarmi con altri quesiti oppure no. 

Rimango imbambolata a fissarli per un altro po'. Ad un certo punto, il presidente di commissione, il mio professore di inglese, mi guarda da dietro i suoi occhiali squadrati, congiungendo le mani e posando il mento sopra il dorso della mano destra. "Signorina Verdi- sentenzia- Abbiamo finito. Le faremo avere notizie dei risultati tramite posta elettronica. Verranno esposti sul sito. Non ci resta che augurarle un sereno Natale ed un Felice Anno Nuovo. Ci rivediamo a Gennaio." e si alza dalla sedia per stringermi la mano. Gli altri insegnanti annuiscono e si alzano anche loro per salutarmi. Ringrazio cortesemente, ricambio le strette di mano e gli auguri e saluto con educazione, per poi dirigermi fuori dall'aula magna, quella dove si tengono anche le conferenze e dove di svolgono anche gli esami orali appunto. Anche l'ultimo esame è andato. Finalmente!  

Una volta nell'atrio dell'università, mi stiracchio: sono stata seduta per un'oretta abbondante, davanti a dieci persone. Che meravigliosa sensazione di libertà: sono in vacanza! Dopo un mese di studio intenso e due settimane tra altro studio disperato, lavoro ed esami scritti, finalmente posso prendermi una meritata pausa. Saluto Annamaria, una delle segretarie che conosco molto bene. "Ci vediamo l'anno prossimo, a Gennaio, Emma. Ah ah!" scherza, prendendo in mano un plico di fogli da portare dalla portineria alla segreteria del primo piano. "Ciao, Annamaria, a Gennaio!" esclamo, uscendo dalla porta scorrevole.

Mi incammino verso casa. Ho deciso che nel primo pomeriggio prenderò il treno e tornerò dalla mia famiglia. E da Fede. Prendo dalla borsa il cellulare e trovo due messaggi: uno di Chiara ed uno della mia migliore amica, quella che al tempo delle superiori mi aveva suggerito di lavorare come estetista da sua cugina. E' da un sacco che non la sento, in quanto si è trasferita in una città di montagna molto lontana da Noveran City per studiare lettere e lingue antiche e difficilmente trova segnale per chiamare o mandare messaggi. Si chiama Elisabetta, ma preferisce che la gente la chiami Betty. 

Nel messaggio mi chiede come sto, come va con l'università e con Fede. Scrive che è sul treno e che sta per tornare a casa per le vacanze di Natale, proprio come me. Sarebbe fantastico decidere un giorno per rivederci. Rispondo brevemente e, dopo un paio di messaggi, ci accordiamo per incontrarci il prima possibile. Fare quattro chiacchiere con lei mi manca molto e mi servirebbe per tenere la mente occupata. 

Il messaggio di mia sorella invece mi fa salire il nervoso una volta letto. Rileggo il testo molto velocemente per assicurarmi di aver capito tutto correttamente, ma non riesco a credere ancora a ciò che c'è scritto. Dice: "Ciao sorella, ieri pomeriggio io e la mamma siamo andate in ospedale per trovare Fede e portargli i tuoi saluti. Quando siamo entrate nella sua stanza, abbiamo visto che aveva visite: una ragazza alta e snella era davanti al suo letto. Quando ci ha viste ci ha chiesto se fossimo parenti del paziente e, quando le abbiamo detto che eravamo familiari della sua fidanzata, si è affrettata a mettersi piumino e sciarpa e ad abbandonare la stanza. Prima che se la svignasse dal corridoio le ho chiesto chi fosse. Educatamente mi ha detto di chiamarsi Carlotta, poi se n'è andata via con una certa fretta. E' lei, Emma."  Rimango di sasso, nervosa, preoccupata, irritata. Quella ragazza, quella Carlotta, è andata a trovare il mio fidanzato in ospedale, proprio in questo periodo che sono lontana dalla mia città. Avrei tanto voluto essere al posto di mia sorella ed incontrarla, per parlarle, faccia a faccia. 

Never let me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora