Capitolo 20

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Mi guardo allo specchio, soddisfatta del risultato. "Allora che te ne pare?" mi chiede Lisa Vincenzi, la titolare del "Salone Lisa", una donna sulla cinquantina, molto ricca e con i suoi capelli biondo platino, ovviamente, sempre in perfetto ordine. Ha fatto una fortuna aprendo il suo negozio proprio in piazza a Noveran City: è vicino al bar "Super", di fronte al comune e, oltre ad essere conosciuto da tutte le signore della città, è facilmente raggiungibile, grazie alla posizione in cui si trova. Inoltre è molto grande, spazioso e colorato: le pareti sono di un bell'azzurro cielo e le poltroncine bordeaux. 

Mi toglie la mantella dalle spalle ed io mi alzo per ammirarmi meglio: ed ecco qui la nuova Emma. I capelli sono stati tagliati molto: sono più corti di venti centimetri ed ora mi arrivano leggermente sotto le spalle. Inoltre, mi sono fatta fare una frangetta molto folta, che ricopre tutta la mia fronte spaziosa. Per completare l'opera, ho deciso anche di cambiare colore: ho fatto schiarire il mio castano naturale per poi optare su un rosso non troppo brillante, con qualche ciocca ramata. Mi piaccio molto. 

"Mi piace davvero molto questo colore ed anche il taglio, Lisa. Grazie." le dico, raggiungendola alla cassa per pagare, dopodiché ci salutiamo ed esco, incamminandomi verso il parcheggio dove avevo lasciato la Clio il pomeriggio che mi sono incontrata con gli amici del mio ragazzo. Già, Fede. Chissà se gli piacerei con questo nuovo look. Vorrei tanto poterglielo far vedere subito. Indosso gli occhiali da vista che uso per studiare e per guidare e mi dirigo verso casa, ansiosa di conoscere il giudizio dei miei e di mia sorella quando torna da scuola.

Chiara arriva dopo pranzo ed io mi offro di prepararle una pasta in bianco, così la mamma si può riposare un po' dopo le pulizie che ha fatto questa mattina. "Sono arrivata!" la sento gridare dalla porta, mentre si toglie il giubbotto e lo zaino. "Ciao, cara!" le risponde mia mamma dal divano. Mentre butto giù le penne rigate, la sento raggiungermi in cucina. "La mamma ha detto che stai bene col nuovo taglio, girati che voglio vedere!" mi ordina, eccitata. Mi volto lentamente, gustandomi la sua reazione. Spalanca la bocca e grida: "Oh mio Dio! Non sembri nemmeno tu! Sei un'altra persona, ammettilo, non sei mia sorella!" Rido. "Sono io, credimi." Mi fissa, incredula. "Beh, stai bene davvero." La ringrazio. Sono felice di piacere a tutti. Ci voleva questo cambiamento. Ci voleva un nuovo inizio. 

Le faccio compagnia mentre pranza. "Sai a cosa stavo pensando? Che potresti venire con me in palestra quando non sei a Waterboat City." mi propone, con la bocca piena di pennette. Effettivamente non ricordo quando è stata l'ultima volta che ho fatto sport. Fede, invece, andava sempre in palestra, quando poteva. Perché non potrei seguire il suo esempio? "Ma certo, volentieri." rispondo a Chiara. Mi sorride. "Allora, se dici, potremmo andarci anche oggi pomeriggio." propone, lo sguardo da furbetta. "E i compiti?" chiedo, severa. "Uffa, va bene, dopo i compiti." dice, roteando gli occhi. Faccio un risolino. Sarà un altro nuovo inizio. 

Quando Chiara finisce i compiti è già tardo pomeriggio, ma insiste per andare lo stesso in palestra. Quella dove va di solito si trova vicino alle piscine ed è appena fuori città. Con la Clio ci mettiamo un quarto d'ora ad arrivare. "Sai chi ci sarà anche? Gabriel! Il tipo con cui esco di cui ti avevo parlato." mi dice tutta emozionata, mentre entriamo nella sala con i macchinari, dopo esserci cambiate. "Finalmente me lo presenti." affermo, legando i capelli in una morbida coda bassa. Che strana sensazione averli così corti, non ero abituata. Tiro indietro la frangia con un cerchietto, così non la sporco se sudo. Chiara è su di giri: sta cercando il ragazzo che frequenta, ma sembra non trovarlo in mezzo ai tanti fustacchioni che si allenano sulle varie attrezzature. 

"Uffa, non mi pare di vederlo. Va beh, fa nulla, andiamo a fare un po' di cyclette, ok?" dice, avviandosi verso una stanzetta piena di biciclette su rulli e cyclette. Un'altra cosa che non faccio da una vita: pedalare. Dopo un abbondante quarto d'ora mi sento il sedere ammaccato. "Ed ora andiamo a fare un po' di addominali e poi esercizi per la gambe." ordina, incamminandosi verso la sala più grande dove abbiamo visto i ragazzi pompati poco prima. Mi sento stanchissima, ma mi convinco che mi fa solo che bene alla salute. Bevo un lungo sorso di acqua fresca dalla mia borraccia termica, quando mia sorella mi strattona per un braccio e mi fa andare un goccio di traverso. "E' Gabriel! Eccolo là! Quello sulla panca inclinata che sta facendo i pettorali!" dice e parte a fare una serie di gridolini così fastidiosi che la strozzerei all'istante. 

Never let me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora