Capitolo 23

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Finalmente ho davanti a me la ragazza che prova qualcosa per il mio fidanzato. Non posso lasciarmi sfuggire quest'occasione: voglio sapere se c'è stato davvero qualcosa tra lei e Fede quella notte oppure no. "Che ci fate qui?" chiedo, indagando i loro volti, visibilmente tesi. "Sono venuto per farmi togliere le fasciature al polso." risponde il cugino del mio ragazzo, mostrandomi delle garze che escono dalla manica del piumino verde smeraldo e gli avvolgono la mano. La ragazza al suo fianco non parla e si vede che vorrebbe essere da tutt'altra parte che qui. 

"Ascolta, Emma. C'è una cosa che ti voglio dire." inizia Daniele, dopo qualche istante di silenzio. "Sono un po' di fretta, sto tornando a casa. Fai veloce." dico in maniera brusca, irritata. Non potrò mai perdonarlo per quello che ha fatto. Per colpa sua e della sua irresponsabilità, Fede avrebbe potuto morire. "Non ho mai avuto l'occasione di dirtelo di persona, quindi, ora che ce l'ho, ti scongiuro, ascoltami un secondo." mi prega, grattandosi il mento. E' teso e lo capisco dal fatto che gli trema la mano. Che abbia paura della mia reazione? Può darsi. Gli faccio cenno di continuare con la mano. "Ehm.. sì. Mi dispiace davvero tantissimo per ciò che ho fatto. Lo so, ho rovinato la vita di una famiglia ed anche la tua. Non potrò mai espiare la mia colpa. Non ci sono giustificazioni. Un qualsiasi essere umano che si ubriaca, è solo un tremendo incosciente se si mette alla guida in quello stato. Ed io non sono solo un incosciente. Sono un mucchio di altre brutte cose." dice, pervaso da una malinconia infinita.

Non l'ho mai visto così distrutto, sia fisicamente che moralmente. Si vede che è provato, ma se si trova in questo stato, è solo colpa sua. Non mi ispira compassione, poiché sono troppo arrabbiata con lui. "Non ti chiedo di perdonarmi. So che è dura. Volevo solo porgerti le mie scuse." aggiunge, guardandomi negli occhi. I miei si riempiono di lacrime. "No, Daniele. Non ti sbagli, sai, su questo punto: io non ti perdono e non lo farò mai. L'odio che provo per te non diminuirà mai. Hai rovinato la vita di Fede, dei suoi genitori e.. la mia. Grazie a Dio l'intervento è andato bene, ma tuo cugino ha sofferto e soffrirà ancora per riprendersi!" dico, crollando, pervasa dai singhiozzi. Sono troppe le emozioni che provo in questo momento: rabbia, odio, tristezza. "Mi dispiace.." è tutto ciò che riesce a dire, abbassando la testa. 

Devo andarmene da qui, i miei mi stanno aspettano al parcheggio. Ma prima di girare i tacchi, trovo il coraggio di affrontare la ragazza e mi rivolgo a lei. "E tu. Mi hanno detto che hai un interesse per il mio ragazzo da molto tempo e so che sei stata con lui per qualche momento prima che ci fosse l'incidente. Ora, dimmi, prima che me ne vada: c'è stato qualcosa tra di voi quella notte? C'è stato... un bacio?" sbotto, marcando la parola "bacio". Mi guarda dritto negli occhi, con aria di sfida. Non ci sono più tensione, imbarazzo e timore nel suo volto. "Sì. C'è stato un bacio." sentenzia, guardandomi con superiorità. 

Sgrano gli occhi. La tentazione di ammazzarla è forte. "Carlotta, è meglio che ce ne andiamo. Ho la visita." taglia corto Daniele, posandole la mano sana sulla spalla. Sento salire dentro un'odio che non avevo mai provato prima fino ad ora, nemmeno per Daniele da quando è successo l'incidente. Lacrime copiose iniziano a scorrere di nuovo sulle mie guance. Libero tutta l'ira che tengo dentro di me in un urlo lacerante, come non ho mai fatto in vita mia. "Sei una troia! Non andrai mai da nessuna parte nella vita se ti comporti così!" grido, accecata dalla rabbia, per poi voltarmi e correre via, verso l'auto dei miei genitori. Non mi giro, non li voglio vedere, non voglio assistere alla loro reazione dopo le mie ultime parole. La felicità e la gioia che provavo meno di un'ora fa mentre ero vicina al mio ragazzo sono svanite tutto d'un colpo. 

Vedo i miei genitori che mi aspettano vicino all'auto. "Emma, che succede? Ti stavamo aspettando." mi chiede mia madre, vedendomi visibilmente scossa. "Ti prego, mamma. Portatemi a casa." la prego, senza guardarla negli occhi. Annuisce, comprensiva e non mi fa altre domande. Ho bisogno di buttarmi sotto una bella doccia calma e di rilassarmi. Dopodiché sarò più lucida per analizzare l'informazione che ho appena assimilato. 

Quando è sera tardi mi chiudo in camera mia. Non voglio parlare con nessuno: né con Chiara, né con i miei. Non è per cattiveria, ma ho bisogno di riflettere. Fede potrebbe risvegliarsi a breve, perché i medici stanno riducendo le dosi dei farmaci ipnotici gradualmente, quindi non dovrebbe aprire gli occhi tra molti giorni, di conseguenza, con molta calma, potrò finalmente parlare con lui di Carlotta. Sto cercando di auto convincermi che Carlotta mi ha detto una bugia, solo per farmi soffrire ed indurmi a farmi una miriade di pare mentali. Può essere che si sia inventata tutto, solo per allontanarmi da Fede. Io lo conosco, lui è un ragazzo fedele e serio. Non può avermi fatto una cosa del genere. Però.. io non c'ero, non ho visto e nemmeno gli altri che erano con loro hanno visto. L'unica cosa che posso fare, come ho fatto anche da quando Ronnie e Alberto mi hanno raccontato la vicenda, è aspettare di parlarne col mio ragazzo quando si sveglierà. Mi addormento, troppo stanca per la giornata pesante che ho trascorso.

E così arriva anche l'ultimo giorno di quest'anno. Se devo tirare un bilancio, devo ammettere che questi ultimi tre mesi sono stati un inferno. Tuttavia, devo anche ringraziare ciò che mi è successo, perché sono cambiata, sono diventata più forte e, dentro di me, nutro la speranza che il prossimo anno sia migliore. C'è stato un nuovo inizio per me e ci sarà anche per Fede, quando si risveglierà. 

Grazie a Giovanna, potrò passare il Capodanno al fianco del mio ragazzo. Ho già rimosso temporaneamente il breve dialogo con Carlotta e Daniele dai miei pensieri più importanti. A quello penserò nuovamente più avanti. Per ora voglio concentrarmi solo sul mio ragazzo. Mentre i miei genitori andranno fuori a cena, Chiara ad una festa con Charlotte e Gabriel e la mia migliore amica Betty resterà con la sua famiglia, io passerò la notte di San Silvestro in un modo piuttosto insolito per una ragazza della mia età: nella sala di terapia Semintensiva. 

Verso le otto, mi preparo per uscire. Infilo il cappottino, il berretto e mi allaccio degli stivaletti neri con le stringhe, ai piedi. "Emma, ci sentiamo per gli auguri più tardi. Prendi l'ultimo bus per andare al San Bartolomeo?" mi chiede mia madre, avvicinandosi all'entrata. Annuisco. La abbraccio e la saluto, per poi dirigermi alla fermata del bus. Fa davvero freddo, ma non mi stupisce. Le previsioni avevano preannunciato che verso la mezzanotte ci sarebbe stata la possibilità di leggere nevicate.

Quando arrivo davanti alla camera dove riposa il mio ragazzo un po' di tempo dopo, mi sento congelata come se fossi un ghiacciolo. "Emma!" mi saluta Giovanna con un cenno della mano, mentre con l'altra regge una cartella clinica. "Buona sera!" esclamo, battendo i denti. "Appena entri da Federico, avvicinati al termosifone per riscaldarti." mi consiglia, mentre si dirige con una certa fretta verso una camera. Prendo alla lettera il suo consiglio: entro, mi tolgo il cappottino, il berretto, poso la borsa sul tavolino e mi appiccico letteralmente al calorifero. 

Noto che Fede non è più intubato: significa che riesce a respirare da solo. Sono pervasa dalla gioia. Sorrido, mentre lo guardo. I capelli sono sempre scompigliati, ma il viso sembra stranamente sereno. Indossa una maglietta del pigiama che copre le medicazioni sull'addome e riposa sotto le candide coperte. Sarà una lunga notte, ma sono felice di passarla al suo fianco. Non avrei voluto trascorrerla con nessun altro. 

Così passo il resto della serata ad accarezzargli la mano, a guardare fuori dalla finestra, a scambiare qualche parola con Giovanna quando può riposarsi un attimo e, naturalmente, a parlare a Fede, anche se non riesce ancora a sentirmi. Non sembra passare nemmeno tanto lentamente come pensavo, e, quando arriva la mezzanotte, quasi neanche me ne accorgo. Si sentono le campane della chiesa di Noveran City che risuonano in lontananza fino a qui, per poi essere coperte dagli scoppi dei fuochi d'artificio. Da qui si vedono molto bene, fuori dalla finestra. Mi sono sempre piaciuti: luminosi e colorati, riempiono il cielo buio e lo illuminano. 

Stringo la mano a Fede. "Auguri, amore mio. Felice anno nuovo." mormoro, un po' commossa. Mi avvicino al suo viso, sempre tenendogli la mano e gli poso un lieve bacio sulla bocca. In quell'istante sento qualcosa di strano: le sue labbra premono di rimando sulle mie e la sua mano ricambia la mia stretta. Il mio cuore inizia a battere all'impazzata. Federico apre i suoi meravigliosi occhi verdi e fissa intensamente i miei. Mi stacco dal suo viso e lo guardo a bocca aperta, inebetita. Mi sorride dolcemente e lascia la mia mano per accarezzarmi una guancia. "Emma.. sei tu, vero?" sussurra, la voce roca. Fiumi di lacrime iniziano a scendere dai miei occhi. Il momento che tanto ho atteso, è finalmente arrivato.

Never let me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora