Capitolo 24

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Mi copro la bocca con le mani, mentre le lacrime continuano a scendere lungo le mie guance, rosse per l'emozione. Se questo è un sogno, non svegliatemi. Fede ha riaperto gli occhi dopo mesi. Fede ha ricambiato la stretta di mano e il bacio. Fede mi ha parlato. Tutto ciò che desideravo da due mesi a questa parte è finalmente successo. Prova ad allungare la sua mano dalle dita affusolate verso di me, un po' affaticato, dato che deve recuperare le facoltà motorie dopo due mesi di coma farmacologico. 

"Non.. non fare sforzi, chiamo Giovanna e il dottore." gli dico, dirigendomi verso la porta, tutta tremante. "Giovanna! Dove sei?" grido, non appena mi trovo in corridoio. Dopo qualche secondo la vedo sbucare da una stanza. "Emma! Che succede?" "Federico si è svegliato!" le rispondo, ancora scossa. La vedo spalancare la bocca e sgranare gli occhi, per poi raggiungere il letto del mio ragazzo a passi veloci. "Federico, come ti senti?" gli chiede. Lui la guarda, prova a risponderle, ma è un po' affaticato. "Non parlare, sei debole e devi recuperare molto. Informo il dottor Fabiano del risveglio. Dovrà spiegarti un po' di cose, ragazzo mio." afferma, per poi uscire.

Dopo che il dottore ha visitato Fede e ha parlato un po' con lui, mi da il permesso di stare ancora al suo fianco. "Fede, tu non sai quanto sono stata in pena per te negli ultimi tempi." mormoro, accarezzandogli la mano. Annuisce, fissandomi col suo sguardo penetrante. "Te la senti di parlare un po'? Non ti chiedo di rispondermi, non voglio che ti sforzi troppo. Ti sei appena svegliato. Solo che.. sapere che tu mi ascolti e capisci ciò che ti dico, per me è importante. In fin dei conti sono due mesi che..." continuo. "Sei diversa. Sei cambiata." mi interrompe, la voce sempre roca. "Non lo nego. Ma tu.. ricordi qualcosa di ciò che è successo?" chiedo, cauta. Ho paura di turbarlo. "No, Emma. Non riesco a ricordare molto bene ciò che mi è successo, ora come ora." mi risponde. E' troppo presto per affrontare l'argomento. "Vorrei parlare di tante cose con te, ma forse è troppo presto. Ora come ti senti?" gli chiedo. Non mi risponde subito. Il silenzio tra di noi regna per qualche istante. "Bene, perché sei qui accanto a me. I miei genitori dove sono?" chiede, guardandosi piano intorno. "Verranno verso mattina. Me lo avevano detto." rispondo, ricordandomi che Agnese e Antonio mi avevano riferito che avrebbero trascorso il Capodanno a casa, per cercare di riposarsi il più possibile, in modo da svegliarsi presto per venire a trovare il figlio.

Mi viene in mente che non ho ancora consegnato il regalo di Natale al mio ragazzo. Rovisto tra la mia borsa e gli porgo il pacchettino. "Amore, questo piccolo pensiero è per te. Buon Natale in ritardo.. e Felice Anno nuovo ovviamente." dico, dolcemente. "Grazie." risponde cortesemente, scartando la confezione. Estrae il braccialetto e mi sorride. "E' molto bello. -commenta- Me lo puoi mettere al polso?" Annuisco ed eseguo la richiesta, cercando di essere il più delicata possibile. Lo osserva per un po', lo fa tintinnare e lo sfiora con le dita dell'altra mano. Sono felice che gli piaccia. "Volevo che fosse un segno di buon auspicio." spiego, accarezzandogli il braccio. "Lo è. Perché hai cambiato colore e taglio di capelli?" mi domanda, osservandoli. "Fede.. per me è stata molto dura da quando.." provo a spiegargli, ma affrontare l'argomento con lui non è così facile come pensavo. "Lascia perdere. Sentivo il bisogno di cambiare. Di un nuovo inizio." finisco col dire. "Mi dispiace, Emma." lo sento dire. Lo guardo, sconcertata. "Non dirlo neanche per scherzo. Non l'hai di certo voluto tu." dico d'impulso. Chiude gli occhi, sembra un po' stanco. Forse è meglio se lo lascio riposare. 

Gli poso un lieve bacio sulla fronte e mi affaccio alla finestra. Lievi fiocchi di neve cadono dal cielo. Alla fine le previsioni non hanno sbagliato di molto: la neve è arrivata, seppure in ritardo. Questa notte non la dimenticherò mai, questo è poco ma sicuro. Sbadiglio, del resto sono un po' stanca e mi bruciano gli occhi. Prendo una seggiola e poso la testa e le braccia sul tavolo. Provo a restare sveglia, per tenere sotto controllo Fede mentre Giovanna o il dottore non sono qui, ma alla fine cedo al sonno e crollo.

"Emma, svegliati." Mi sento scrollare un braccio. Apro lentamente gli occhi ed una luce fioca invade il mio campo visivo. Strizzo gli occhi e mi alzo lentamente dalla sedia. Ho la schiena, le braccia e le gambe intorpidite. Mi guardo intorno: ci sono i genitori di Fede e Giovanna che mi fissano. "Ti sei addormentata sul tavolo." mi spiega la capo infermiera. Mi alzo e mi stiracchio. "Fede dorme ancora?" chiedo, la bocca impastata. "Lo abbiamo trasferito in un'altra stanza per fare delle analisi e controllare che tutto sia apposto." mi spiega Giovanna. Annuisco. "Dai vieni, Emma. Ti offriamo un caffè." mi propone Antonio. Li seguo al pianoterra, ancora un po' frastornata. 

"Questa mattina abbiamo parlato col dottor Fabiano." mi dice Agnese, mentre aspettiamo che suo marito ci porti le cose che abbiamo ordinato dal bancone del bar. "Che vi ha detto?" domando. "Ha detto che avrebbe appunto eseguito le varie analisi, per controllare i valori. Fede dovrà trascorrere 18 giorni di degenza, poi inizierà la riabilitazione per recuperare le facoltà motorie. Il dottore ed una psicologa cercheranno di farlo parlare, per vedere se ci sono danni psichici e traumi. Resterà qui in ospedale fino alla fine di Gennaio. Poi lo manderanno a casa e dopo tre mesi circa dall'intervento, verso inizio Aprile credo, dovrà tornare per altri controlli." mi spiega. Alcune cose sono quelle che già mi aveva detto il dottor Fabiano qualche giorno fa. Annuisco.

Antonio ci raggiunge al tavolo con i due caffè per loro, il cappuccino per me ed un piattino di brioches. Ne addento una, morbida e gustosa. Era da una vita che non mangiavo una di queste prelibatezze. "Ci fa piacere vederti così in buono stato." commenta il padre del mio ragazzo, facendomi un sorriso sdentato. "Da quando Fede ha subito l'incidente, eravamo preoccupati anche per te. Eri dimagrita tantissimo." commenta Agnese, prima di sorseggiare il caffè. Sorrido, imbarazzata. Ho fatto preoccupare un sacco di persone anch'io. "Ora è tutto finito. Fede è..." non riesco a finire la frase, poiché mi commuovo. Anche ad Agnese diventano lucidi gli occhi. "Fede è tra di noi, cosciente e bello come il sole." finisce la frase al posto mio Antonio. 

Verso metà pomeriggio arrivano in ospedale anche i miei genitori. Si informano da quelli del mio ragazzo sulle sue condizioni e parlano con loro per un po', mentre io posso stare ancora con lui che ora è stato riportato nella stanza di Terapia Semintensiva dove era prima. "Sei felice." commenta, seduto sul letto con tre cuscini dietro la schiena per farlo stare più dritto e comodo possibile. "Come potrei non esserlo?" rispondo, spostando il mio sguardo dai fiocchi di neve che hanno ricominciato a cadere dopo le undici di questa mattina, verso di lui. "Sei bellissima." "Tu lo sei." mormoro, avvicinandomi al suo letto e sedendomi su un fianco del materasso. "Non vedo l'ora di uscire da qui." dice, cambiando discorso. "Tieni duro fino a fine mese. A me dispiace doverti lasciare qui tra una settimana. Riprenderò gli studi dopo la pausa natalizia." gli spiego. "Emma, ascolta un attimo." inizia. "Dimmi pure." lo esorto. "Questa mattina, dopo aver fatto le analisi, ho provato a ricordare ciò che mi è accaduto. Ho tentato di scavare nella mia mente, ma non ci riesco." Lo guardo dolcemente e gli accarezzo la guancia destra. "E' ancora presto, non è nemmeno un giorno che sei sveglio. Ci penseranno i dottori ad aiutarti, poi." lo rassicuro. 

Sento mia madre che mi chiama dalla porta: credo sia già ora di tornare a casa. "Amore, purtroppo ora devo tornare a casa, ma verrò qui da te anche domani. Te lo prometto. Non vedo l'ora che tu esca da qui. Non vedo l'ora che tu possa riprendere la tua vita. E quando ti sarai ristabilito del tutto, parleremo. Tornerà tutto come prima." gli dico, abbracciandolo delicatamente. Ricambia la stretta, seppur debolmente. "Mi prometti una cosa?" mi chiede, quando ci sciogliamo l'abbraccio. Faccio cenno di sì con la testa. "Non andartene mai." A quelle parole mi viene in mente quella volta che gli chiesi la stessa cosa, quando eravamo a Waterboat City, prima di tornare qui. Sorrido. "Non devi dubitarne. Non l'ho fatto e non lo farò mai." Ricambia il sorriso. Mi dirigo verso l'uscita della camera e lo saluto con un cenno della mano. 

Mentre torno a casa coi miei genitori, sorrido beatamente. Sono felice. Maledettamente felice come non lo ero da tantissimo tempo. La svolta c'è stata. Le mie preghiere hanno trovato ascolto. Quando Fede uscirà dal San Bartolomeo, potremo ricominciare a trascorrere tutto il tempo insieme che vogliamo, proprio come prima. Questo è il nostro nuovo inizio. E nessuno ci separerà. Mai più. Nemmeno il destino. 

Never let me aloneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora