Mi sveglio con un mal di testa allucinante. Guardo il telefono per vedere che ore sono: le undici e mezza. Ho dormito un sacco. Mi sfrego gli occhi, poi riguardo lo schermo dello smartphone e mi accorgo di avere due chiamate senza risposta da parte della mamma di Fede. Nessun messaggio da parte del mio ragazzo stesso, il che è preoccupante.
Mi siedo a gambe incrociate sul letto e comincio ad ipotizzare i vari motivi per i quali mi trovo due chiamate da parte della madre del mio ragazzo. Magari Fede ha finito i soldi nel telefono e voleva avvisarmi chiamandomi col telefono di Agnese? Magari Agnese stessa vuole invitarmi a pranzo a casa sua? O magari è successo qualcosa di grave a Fede? Vorrei scartare quest'ultima opzione, ma la bruttissima sensazione che ho dalla scorsa notte me lo impedisce. Pigio sul contatto della mamma del mio ragazzo e la chiamo. Due, tre, quattro squilli. Non risponde. Parte la segreteria telefonica. Strano, di solito risponde sempre alle chiamate. Fisso lo schermo del mio cellulare. Riprovo a chiamarla, ma anche questa volta il mio tentativo va a vuoto.
Con un po' di fatica mi alzo dal letto e vado in cucina per mangiarmi uno yogurt, perché ormai è troppo tardi per fare colazione. Nessuno è in casa, il che mi stupisce perché, anche se i miei dovessero essere alla messa della festività del 1° Novembre, almeno mia sorella dovrebbe essere in camera sua. Invece non c'è, ho controllato ben due volte.
Chiamo mia mamma. "Pronto, tesoro?" risponde dopo il terzo squillo. "Mamma, dove siete? Come mai non c'è nessuno in casa?" chiedo, leggermente agitata. La linea si interrompe, perché sento solo un meccanico bip bip bip, ininterrotto. Passano alcuni istanti e ricevo una telefonata dal papà di Fede, Antonio. "Emma, finalmente riesco a parlarti!" esclama, la voce super agitata. "Che succede? Perché mi cercate?" chiedo, il cuore che batte a mille. "Devi venire subito al pronto soccorso. Fai presto. Ti aspetto fuori. Ho già chiamato anche i tuoi genitori, sono riuscito a rintracciarli solo dopo che è terminata la messa. Hanno detto che sarebbero passati a prenderti." dice, tutto d'un fiato. "Antonio, ti prego, dimmi che è successo! Riguarda Federico?" chiedo, le lacrime che salgono agli occhi. Il mio sesto senso non si sbagliava la scorsa notte. "Emma, mi stanno chiamando, devo correre dentro. Ci vediamo tra poco, stella." e riattacca. Resto immobile, il telefono ancora posato all'orecchio destro, mentre la chiamata viene interrotta dal papà del mio fidanzato.
Mi vesto in fretta e furia, prendo una t-shirt nera, dei jeans chiari ed un cardigan grigio. Mentre chiudo il bottone dei jeans noto che i pantaloni mi sono diventati enormi. Pazienza, non ho tempo per cambiarli. Raccatto la borsa e mi infilo le Converse bianche, il cappottino nero e mi avvolgo in una sciarpa bordeaux, per poi uscire di casa. I miei arrivano mentre io inserisco la chiave nella toppa per chiudere la porta. "Veloce, sali su!" esclama mio papà, aprendomi la porta posteriore della Clio. Mia mamma preme pesantemente sull'acceleratore. Arriva a toccare quasi i 90 km/h in centro abitato.
"Volete spiegarmi almeno voi che sta succedendo?!" esclamo, dato che nessuno si degna di darmi spiegazioni. Nessuno mi risponde, la mia domanda aleggia all'interno del'abitacolo. "Vi prego.." dico, abbassando la testa. Sento salirmi le lacrime agli occhi. Sento che è successo qualcosa di molto brutto. "Ci sono cose che nemmeno un genitore è in grado di spiegare ai propri figli. E' davvero dura, Emma. Come facciamo a spiegarti ciò che è successo, se nemmeno noi abbiamo abbastanza parole per parlarne al riguardo? E' una disgrazia atroce." sentenzia mio padre. "Ma se mai me ne parlate, come posso sapere?" dico, la voce rotta dal pianto.
Nel frattempo arriviamo al pronto soccorso e mia mamma parcheggia vicino all'entrata. Scendo al volo e mi dirigo verso la porta a vetri, dove vedo il papà del mio ragazzo. "Spiegatemi che sta succedendo!" grido, la voce strozzata. "Finalmente siete qua. Venite su con me." Lo seguiamo, fino ad arrivare davanti alla sala di rianimazione. Agnese è seduta nella sala d'attesa, le mani che le coprono il volto, la nonna di Fede al suo fianco che le tiene una mano sulla spalla. "Agnese!" grido. Lei alza lo sguardo e mi viene in conto, per poi abbracciarmi. E' successo qualcosa a Fede, questo ormai mi è chiaro, ma nessuno vuole dirmi cosa. "Emma, tesoro, il mio Federico.. il mio Federico..." dice, tra i singhiozzi. "Cos'è successo?" imploro, guardando prima lei, poi il padre, poi i miei genitori, poi la nonna.
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Never let me alone
RomanceEmma è una studentessa universitaria e vive in un appartamento a Waterboat City con il suo ragazzo Federico, il quale frequenta l'università proprio come lei. Prima di affrontare gli esami nel mese di Dicembre, i due innamorati tornano dalle rispett...