Euforia.

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"You are the love of my life, baby, you're the inspiration for this precious song."

- Mirrors, Justine Timberlake.

-

LUCE'S POV.

Faceva fottutamente freddo.
Indossavo il mio cappotto più pesante, la mia solita sciarpa, i guanti e gli stivali foderati e faceva ancora fottutamente freddo. Tutta quella roba addosso mi faceva sembrare un pupazzo di neve grosso quanto una casa, eppure continuavo a tremare come un ghiacciolo. Pensare che era solo Novembre e le strade erano già colme di neve bianca.

-:'Hey, tu!'
Una voce maschile mi richiamò dai miei pensieri. 'Dove pensi di andare?'
Mi voltai e solo allora notai il ragazzo moro correre verso di me.

-:'Oh, Richard!' lo salutai 'Ciao.'
Mi abbracciò e mi imbarazzai per quel gesto improvviso.
-:'Perché stavi andando via?'

-:'Perché, non dovrei?' alzai un sopracciglio. Tutto ciò che desideravo era solamente ritornare a casa, stare al caldo e riempirmi lo stomaco.

-:'Avevi detto che oggi avremmo passato la giornata insieme.' borbottò con tono deluso.

-:'Già, infatti, oggi pomeriggio.'

Lui aggrottò la fronte e poi si mise a ridacchiare.
-:'Oh no, io intendevo da adesso.' sorrise, ancora divertito per la mia confusione.

Perché questo ragazzo mi prendeva sempre alla sprovvista? Ero già sulla via di casa quando adesso tutto il mio perfetto programma di pace e relax cambiava. Senza che potessi replicare, Richard afferrò la mia mano, facendomi camminare accanto a lui.
-:'Vieni, metti questo e sali.' mi diede tra le mani un casco arancione e poi tirò fuori le chiavi dal suo cappotto.
Non pensavo neppure che avesse una moto, ricco com'era, mi aspettavo possedesse chissà quale automobile costosa. Magari, aveva anche quella.

Dopo vari minuti persi dietro al casco, riuscii finalmente ad allacciarlo e a salire sulla moto nera. Una volta partiti, il vento freddo si scagliò sul mio viso, facendomi rabbrividire.
-:'Dove andiamo?' alzai il tono della mia già flebile voce, affinché potesse sentirmi nonostante tutto quel casino.

-:'A casa mia.' affermò sicuro. 'Ci saranno i miei inizialmente, ma non preoccuparti, andranno via presto.'

Quelle sue parole mi freddarono più del vento gelido, che continuava a scompigliare i miei lunghi capelli.
Cosa significava tutto ciò? Io e lui saremmo quindi rimasti soli in casa?

Merda.

--

Una volta arrivati a destinazione, slacciai velocemente il casco. Ci avevamo impiegato quasi un quarto d'ora per arrivare a casa sua, e durante il tragitto, il mio viso si era completamente paralizzato. Riuscire a muovere le labbra rappresentava già un grande passo avanti.

Scesa dalla moto, di fronte ai miei occhi trovai una villa immensa, tutta dipinta di rosa chiaro. La mia casetta  pareva decisamente un puntino minuscolo rispetto a quell'abitazione.
Richard, senza proferire parola, inserì le chiavi di casa nella serratura, che si aprì pochi attimi dopo.
Un intenso profumo mi inondò completamente appena varcata la soglia. Mi girava già la testa.

-:'Richard sei tornato finalmente! Vieni a tavola, è già...'
Storsi il capo notando una figura femminile avanzare verso noi due.
-:'Oh, hai portato compagnia.' continuò sorridente.
L'allegra signora sulla quarantina si avvicinò maggiormente a me.
Era alta, magrissima, capelli neri e lisci come spaghetti, occhi verdi, più scuri di quelli di Richard e un buffo accento.

-:'Mamma, lei è Luce, una mia amica.'
Il ragazzo ci presentò distrattamente, troppo occupato a rimettere a posto il suo giaccone ed il mio.

-:'Una tua amica...'
La donna accennò uno strano sguardo divertito, a mio parere, quasi inquietante.
Il figlio sospirò e alzò gli occhi al cielo, senza aggiungere altro.
Quando notai lo sguardo fisso della madre su di me, una strana sensazione prese il sopravvento. Quella situazione mi metteva solamente a disagio.

A Sweet Fall. || Luke Hemmings.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora