Due pugni.

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"You're my heart, kid. Now, could I live without my heart?"

- Dal film: Blow.

-

LUKE'S POV.

Faceva ancora più freddo del solito quel giorno, probabilmente di lì a poco avrebbe cominciato a nevicare abbondantemente. Cercavo di riscaldare le mani gelate con il fiato caldo, anche se non serviva a molto. Mi dimenticavo sempre di indossare i guanti prima di uscire, adesso erano l'unica cosa che desideravo. Quando mi accorsi che, nonostante il freddo, una fila abbastanza lunga riempiva la gelateria, l'improvvisa voglia di milkshake passò del tutto. Chi era tutta quella gente che, a parte noi quattro scemi, prendeva il gelato a Novembre?

-:'Tu resta pure fuori, ci penso io.'
Michael mi avvertì e poi entrò nel negozio di fronte a noi due, lasciandomi solo tra le strade canadesi. Ne sarebbe passato di tempo prima di rivederlo con quattro frullati tra le mani. Ci pensai su e così decisi di fare quattro passi, il parco in fondo era abbastanza vicino.
Camminando, ripensai a ciò che era accaduto solo qualche minuto prima. Ero così felice che Scott avesse scelto la mia canzone, era dannatamente importante per me. Forse in realtà, lo era troppo per essere solo un foglio pieno di parole.
Quel testo, quelle brevi frasi, erano senza ombra di dubbio per una persona in particolare: lei era il mio unico pensiero e mi era difficile ammettere il perché. Magari ero solamente io che fantasticavo e mi ponevo troppe complicate domande.

Scossi il capo e infilai le mani nelle tasche del mio cappotto nero, riscaldandole un po' dal gelo della neve e del vento. Avevo camminato per circa dieci minuti, quando finalmente raggiunsi il parchetto.
Era completamente vuoto, come suo solito. In fondo, chi andava al parco con quella neve?
Ripresi così a camminare lentamente, calciando il manto bianco qua e là.
Mi fermai istintivamente quando notai due figure in piedi, accanto a una panchina dipinta di verde.
Un ragazzo alto di spalle e davanti a lui, una ragazza minuta. Lui le parlava gesticolando, probabilmente litigavano e anche animatamente.
D'un tratto, il ragazzo afferrò con forza le braccia della ragazza, scuotendola bruscamente. Doveva essere davvero incazzato per reagire così. Non potevo pensare che qualcuno potesse essere capace di far del male ad una donna, di provocare in lei pianti e singhiozzi a causa di urla e violenze di un uomo rude e senza alcun buon senso, perché solo un uomo senza senso poteva fare cose del genere alla sua donna. Nascosto dietro il tronco dell'albero spoglio, riuscii a sentire qualche confusa parola che il ragazzo borbottava.
Non potevo però vedere la figura della ragazza, notai solo che stava cercando di divincolarsi, invano.
Storsi il capo provando a capire qualcosa, ma le grosse spalle e l'altezza del ragazzo impedivano la mia visuale e tutto il resto. Rimasi lì immobile, senza intuire niente, per alcuni minuti finché, d'improvviso, lui non spostò lei con la forza posizionandola a sinistra, permettendo a me di osservare ogni suo singolo gesto. Il mio respiro si bloccò quando scoprì l'identità della ragazza. I capelli lunghi e mossi erano sciolti come sempre, ma i suoi occhi castani era spalancati e pieni di paura.

Cosa ci faceva lì la mia piccola Luce?

Il ragazzo la tirò a sé nuovamente, mentre lei sussurrava contrariata qualcosa. Chi cazzo era quell'idiota?
Come poteva solamente provare a sfiorarla?

-:'Aspetta un secondo...' bisbigliai tra me e me.
Mi avvicinai verso di loro cautamente, provando a nascondermi dietro un albero più sottile. Mi sentivo una specie di stalker, ma la cosa era necessaria.

-:'Spiegamelo, allora. Spiegami perché non vuoi! Cosa ti ho fatto?' sbottò lui pieno di odio.

Avrei scommesso un milione di dollari che quel coglione era Richard. Proprio quel Richard.

-:'Ti prego smettila, lasciami stare Richard!'

Centro.

-:'E perché dovrei lasciarti stare?'
Velocemente, lui poggiò una mano sui fianchi di lei e le bloccò il polso scoperto.
Fu a quella scena, che non ci vidi più.

Uscii dall'albero pieno di neve e mi diressi a passo svelto verso di loro.

-:'Cosa diavolo succede qui?' mi intromisi.

I due si voltarano contemporaneamente al suono nervoso della mia voce.
-:'Luke!'
Pronunciando il mio nome, i suoi occhi lucidi brillarono di gioia.
Brillarono solo per me.

-:'Chi sei tu?' chiese il moro, lasciando la presa su Luce.

-:'Chi sei tu, piuttosto.' incrociai le braccia, piuttosto irritato.

-:'E perché dovrebbe importarti?' ribattè, dando le spalle alla ragazza.
Fece qualche passo in avanti e ritrovai il suo volto furioso a pochi centimetri dal mio. In quel momento, avrei voluto solamente sfondare quel bel visino da sfacciato.

-:'E a te perché dovrebbe importare chi sono io?' continuai, fissandolo con disprezzo negli occhi verdi.

-:'Sai, non è normale che uno sconosciuto interrompa una conversazione che non gli riguarda minimamente, ragazzo.'

-:'Sei così certo che non mi importi?' replicai.

Richard cominciò a perdere la pazienza, sbuffò più volte e mi fulminò con lo sguardo.
-:'Cosa cazzo vuoi da me?' ringhiò.

-:'Se lasci stare Luce, non vorrò assolutamente niente da te.' spiegai, cercando di tenere sotto controllo i miei nervi e le mie mani ancora tremendamente fredde.

Richard ridacchiò, cosa che non aiutò per niente la mia briciola di pazienza.
-:'Ah, e così dovrei lasciarla stare?'

Luce nel frattempo, era invece rimasta dietro noi due. Potei notare i suoi occhi scuri ancora pieni di spavento.

-:'Lei ti ha pregato di fare lo stesso poco fa, giusto?'

Richard ispirò e si passò una mano fra i capelli scuri, quasi come se volesse trattenersi.
-:'Senti, vedi di levarti una buona volta dalle palle e di lasciar perdere me e la mia ragazza.'

Deglutii, pesantemente sorpreso da quelle sue parole. "La sua ragazza".
Stronzo.

-:'Richard, adesso basta, vai a casa.' la mora cercò di fermarlo, ma naturalmente senza alcun risultato.

-:'Sparisci tu.' borbottò lui.
Si voltò verso di lei e la spinse velocemente via, facendola cadere sui mattoncini grigiastri.
Non potevo permettere tutto ciò.
Lui non era nessuno, nessuno per farlo. Mi avvicinai e, senza pensarci troppo, lo afferrai per il collo del cappotto beige. Nonostante le sue mani sulla mia faccia, riuscii a beccare il suo volto, regalandogli ben due cazzotti.

-:'Non ci provare mai più, brutto bastardo.' lo minacciai con dispezzo.
Lui mi fissò pieno di rabbia, ma non rispose. Rimase lì, ben distante da me, ad asciugarsi il sangue che gli colava lentamente dal naso. Ignorandolo completamente, afferrai la piccola mano di Lù e la portai via, con me.

--

Il tagliente vento gelido soffiava controcorrente, finendo dritto sulla mia faccia. Sulla via di ritorno verso la gelateria, nessuno dei due parlò per un vari minuti. Non potevo ancora realizzare che quel tipo l'avesse anche solo sfiorata, impazzivo all'idea.

Ormai vicini al negozio, mentre camminavamo tra la folla di gente, Luce afferrò improvvisamente il mio braccio.
-:'Grazie, biondino.' sussurrò dolcemente.
Un'insolita sensazione arrivò al mio cuore, scaldandolo come fuoco e facendo accelerare i suoi normali battiti.

-:'E di cosa?' guardai il suo viso, poggiato alla mia spalla 'Gli ho dato solo quello che si meritava.'
Lei strinse più forte il mio braccio facendo nascere un sorriso sulle sue labbra rosee e carnose.

-:'Perché eri con quel tipo?' le chiesi un attimo dopo.
-:'Lo conosco dall'inizio della scuola. Mi aveva invitato a casa sua oggi.'

-:'A-a casa sua?' balbettai, non riuscendo a tenere a bada le troppe emozioni.

Lù sorrise, annuendo.
Tutto il pomeriggio insieme? A casa sua?

-:'E.. eravate soli?' deglutii ansioso, aspettando una risposta.

-:'Che fai se ti dico di sì? Lo vai a picchiare sotto casa?' mi lanciò un'occhiata divertita e io abbassai lo sguardo, imbarazzato.
Sollevai semplicemente le spalle, evitando altre sue domande.

-:'Sai Lukey, penso che non lo vedrò più per tanto e tanto tempo.'

Tirai un sospiro di sollievo alla sua affermazione, mi accorsi che lei sorrise nuovamente.
Forse se ne era accorta.

A Sweet Fall. || Luke Hemmings.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora