Capitolo cinque.

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Sospiro, appena Malik decide di interrompere la prima conversazione priva di insulti della mia vita, con un altro ragazzo.

« Dobbiamo tornare a casa. » alza le spalle e mi allontana da Louis per il colletto della maglietta. Corrugo la fronte e gli faccio mollare la presa, per poi spostare gli occhi sul soffitto.

« Non sei mia madre, sappilo. » sbuffo, scocciata.

« Esatto, ma è proprio lei che mi ha raccomandata di badare a te, e non voglio farle una cattiva impressione. » sbuffa, anche lui non sembra amare la situazione che si è creata. Fatto sta che le cheerleader psicopatiche, nel vedermi con un ragazzo abbastanza carino mi uccideranno.

Appena il pensiero mi torna in mente mi sposto in interi metri da lui, facendogli inarcare un sopracciglio. « Mh?» chiede, scuotendo le spalle.

« Stammi comunque lontano. » sospiro e rimango a parecchi centimetri di distanza dal moro, non oso dire nulla per non destare sospetti e mi avvicino alla sua macchina, perlustro la zona, notando se c'è qualcuno che potrebbe vedermi ed entro velocemente, sedendomi sul sedile posteriore dell'auto.

Per oggi sono salva.

Il mio sguardo percorre il finestrino, la strada vista da un auto dove ti senti al sicuro e sai che non dovrai subire gli insulti degli altri nel pullman è sicuramente migliore, ma la presenza del moro mi mette in soggezione. Rimane un certo terrore, ma se mai dovesse provare a sfiorarmi, ne parlerò con mia madre che lo caccerà via di casa.

Dimenticavo, non ho ancora avuto il piacere di conoscere i genitori di Malik, sono venuti a dormire a casa e dopo pochi secondi hanno ripreso la loro via. Anche loro sono dei medici, per quello che ho capito... e non sembrano antipatici come il figlio, ma è solo una prima impressione. Si vedrà.

Sposto per sbaglio gli occhi sui miei polsi, e mi affretto a controllare se le fasciature sono ancora al loro posto. Effettivamente, tralasciando qualche goccia di sangue che mi sarà sfuggita appena il moro mi ha stretto il polso oggi, non sono poi così messe male. Comunque, le cambierò appena sarò a casa.

Rabbrividisco appena la sua voce mi perfora i timpani. No, non ha usato un tono eccessivamente alto per parlare, ma mi ha fatta sobbalzare dal momento che stavo pensando alle bende e a un altro motivo per smettere con l'autolesionismo. Alla fine, smettere è qualcosa di impossibile dal momento che non ci riesco, ma ho spesso tentato di farlo. Il problema penso sia il fatto che non riesco a resistere per più di una settimana, ma d'altro campo... perché devo finirla, se mi fa stare bene?

« A casa ti conviene mangiare, sei pallidissima. » osserva, tornando con lo sguardo sulla strada.

« Sono affari tuoi?» chiedo, deglutendo e sbuffando sonoramente. Ho sempre fatto quello che il cervello mi diceva, e se adesso mi dice che non devo mangiare perché rischio di prendere peso, lo faccio e basta.

Ho saltato abbastanza pasti nell'arco della mia vita, non sono mai morta per non aver cenato, fatto colazione e pranzato.

« Se adesso sto a casa tua è perché tua madre mi ha spiegato che salti un po' troppe volte i pasti, vuoi capirlo o no che mi metti nei guai? » sbuffa anche lui, ormai stanco ti ripetermi le stesse cose, ma se crede che l'ascolterò va davvero fuori strada.

« Perché non mangi nulla?! » chiede il moro, che mi ha messo davanti un pezzo di pizza e si aspetta di vedermi mandarlo giù. Scuoto la testa, mentre l'odore del pomodoro mi fa tornare la nausea.

« Solo un morso, per favore! » mi supplica. Mia madre ha telefonato da poco, pregandolo di farmi mangiare qualcosa... perché sa che non ho intenzione di toccare cibo. Ma è tutto inutile, non ho fame.

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