Capitolo ventitre.

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Prima di tutto, mi scuso per l'assurdo ritardo e la pausa dalla fan fiction. Dopo tutte queste settimane me ne torno con questo capitolo, che non solo è corto, ma anche un po' stupido. Spero, tuttavia, che vi piaccia.

Nel prossimo avrete delle parti dolci fra Zayn e Fra. :)

Grazie per la pazienza, davvero ragazze! ^^

Sbatto le palpebre, mentre una fioca luce proviene dalla piccola finestra che c’è nella mia stanza. Sento un peso sul fianco destro, poi, noto che è il braccio di Zayn e sorrido.

E’ un’azione spontanea, un velo di sicurezza mi avvolge, mentre le idee si schiariscono sempre di più e diventano chiare, nella mia mente.

Sollevo leggermente il suo braccio e mi giro, mentre vedo il viso di Zayn sul cuscino, ha un’aria più dolce del solito.

Noto l’accenno di barbetta sul suo mento, mentre la sfioro con la punta delle dita, sentendole poi pizzicare. Sorrido a quella visione, accidenti, sembra davvero dolce. Un nodo mi contrae lo stomaco appena penso alle bugie che mi ha detto, ma prima che possa continuare a pensarci, sbatte le palpebre, mettendo a fuoco la mia figura, stesa al suo fianco.

Sento le guance colorarsi di rosso, vista non solo la vicinanza, ma anche il fatto che ha dormito con me tutta la notte, e non nego che è stato bellissimo. Non ho avuto incubi, dormivo solo. Ero in un sonno profondo, mentre il suo profumo continuava a farmi stare bene, poi, la sua presenza mi dava una sicurezza che mai penso di aver provato.

« ‘Giorno. » farfuglia, strofinandosi gli occhi, mentre distolgo lo sguardo e mi tiro su. Noto che i lividi non mi bruciano più come il giorno precedente, così come le ferite. Anzi, mi sento molto meglio.

Ne è valsa la pena, dopotutto. Ma non penso che mi riprenderò mai dallo shock.

« Ciao. » rispondo. Non so dove trovo il coraggio di parlare, ancora, perché se torno con la mente ai ricordi del giorno precedente, vedo solo il buio e una paura tremenda mi assale.

Rabbrividisco appena ci penso, e lui sembra notarlo.

« Non ci pensare, Fra. Andrà tutto bene. » sospira, per poi avvicinarmi a lui e poggiare le labbra sulla mia fronte.

« Andrà tutto bene? » ripeto, con un tono interrogativo. So che non sarà così, ogni volta che quelle tre parole vengono pronunciate, sono sempre e solo maledettamente finte. No, niente andrà bene, ne sono certa!

« Sì, te lo prometto. » dice, sollevandomi il mento, per farmi incrociare il suo sguardo. Avrei preferito evitare quel contatto. Le iridi ambrate di Zayn sono bellissime e mi creano uno strano nodo allo stomaco, un nodo che fa quasi paura. Farfalle, tante farfalle iniziano la loro danza dentro di me.

« Ti va di uscire, oggi? » chiede, di punto in bianco.

Ci penso su, non lo so. Guardo fuori dalla finestra e... ho paura. Paura che tutto possa ripetersi.

« Sì. » annuisco, ma, mentalmente, sto urlando di no.

« Okay. » sorride, per poi alzarsi dal letto e avvicinarsi alla porta. « Preparo la colazione, tu se vuoi fai una doccia e scendi in cucina. » mi avvisa, per poi sorridere e chiudere la porta. Annuisco, mi dirigo verso il bagno e mi ci chiudo dentro, con il cuore che batte con un ritmo violento e inaspettato. Perché adesso mi sento così? Oh, accidenti a Zayn e l’effetto che mi fa.

Quindici minuti dopo sono fuori dalla doccia, mi ci voleva il getto dell’acqua calda. Le ferite bruciavano sotto quel tocco, però era un sollievo, in un certo senso. Mi sentivo viva. Riuscivo a ragionare, il dolore riusciva a farmi tornare con la testa sulla terra.

Sostituisco l’asciugamano con dei vestiti, e quindi una t-shirt e dei jeans. Mi avvolgo delle bende pulite intorno ai polsi, poiché questo mi fa sentire meno osservata e mi dà sicurezza. E’ strano, già. Zayn sa dei miei tagli, li ha visti, conosce fin troppo le mie cicatrici, è come se fosse diventato una parte di me, ormai.

Scendo in cucina e facciamo colazione con una tazza di latte caldo e delle ciambelle, mentre parliamo del più e del meno come tempo fa. E’ tutto tornato normale, e cerco di non pensare alle sue bugie. E’ inutile. Perché dovrei? Accidenti, mi ha aiutata tantissimo ieri e gliene sarò grata per chissà quanto tempo.

La giornata trascorre normalmente, niente di troppo particolare, ma mi piace. Fin troppo.

Arrivano le nove e mezza di sera, abbastanza tardi secondo mia madre, per uscire. Tuttavia, io e Zayn ci lasciamo le spalle alla casa, mentre non ho idea di quale sia la destinazione da raggiungere.

« Mh... e qui che ci facciamo? E poi, a quest’ora è chiuso. » scrollo le spalle, indicando la pista di pattinaggio che ha deciso di scegliere.

« Tu dici? » chiede, afferrando la mia mano e trascinandomi dentro. Infila una chiave nella serratura, presa da non so dove di preciso, apre la porta e la richiude alle nostre spalle. Sbatto le palpebre davanti al velo di ghiaccio circolare e grande che c’è in mezzo alla stanza. Ringrazio me stessa per aver ascoltato Zayn e aver indossato indumenti più pesanti e caldi, perché l’aria è molto più fredda.

« Mh, sai andare sui pattini? » chiede.

Scuoto la testa, dopo averci pensato un po’ su. Le uniche volte che ci sono salita ho quasi ammazzato chi mi circondava, sono caduta tantissime volte e non voglio parlare di quante figure di merda ho subito, maledetto quel giorno.

« In realtà, sarebbe più stabile un cammello. » ironizzo.

Lui ride, poi mi porge i pattini. Guardo le lame affilate alla fine, e questo mi fa ancora più paura. Accidenti, mi consola davvero tanto sapere che potrei cadere su un pavimento fatto di ghiaccio, con lame così affilate ai piedi che rischiano di tagliarmi a fette.

« Devo proprio? » chiedo deglutendo, lui annuisce, e dopo qualche minuto li allaccio, assicurandomi che siano ben stretti.

Lui mi aiuta a sollevarmi, poiché è fin troppo difficile già camminarci.

« Ti insegno io, okay? » chiede, con aria fin troppo dolce. Annuisco, anche se la mia parte razionarle urla un completo no.

« Oddio. » farfuglio, mentre mi tiene entrambe le mani e cerca di trascinarmi un po’ più dentro la pista. Mi mordo il labbro inferiore, guardando il ghiaccio, con una paura folle dentro. Non ho intenzione di fare figure di merda, non accanto a Zayn.

« Paura? » chiede.

« Molta. » affermo, mentre vengo trascinata più dentro e le lame scivolano sul pavimento freddo.

« Allora, è facile. Devi solo camminare, ma senza sollevare i pattini dal ghiaccio. » spiega, mentre aspetta un mio passo. Ci provo, ma perdo in modo ridicolo l’equilibrio. Per mia fortuna, c’è Zayn che mi ritira su, dopo però aver riso un bel po’.

A volte lo strozzerei, giuro!

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