Capitolo dodici.

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19 settembre, ore 20.30.

Pov Fra.

È da poco che sono riuscita ad addormentarmi, ma, casualmente... il moro deve venire a svegliarmi, per avvertirmi che la cena è pronta.

Mi costringo a scendere al piano di sotto, sistemandomi l'odioso ammasso di capelli che mi ritrovo e aprendo la porta, appena il campanello suona.

« Ciao Louis. » sospiro, agitando la mano, mentre l'odioso coinquilino sistema le pizze appena arrivate sul divano, per poi buttarsi su di esso, in attesa del nostro arrivo.

Corrugo la fronte, una cena normale non andrebbe già bene?

Finiamo di cenare, mi mette 'lievemente' in soggezione stare fra due ragazzi. Ragazzi. Maschi.

Sono i peggiori.

Se non sapessi che Louis mi ha trascinata via dal possibile stupro e l'altro non potrebbe riempirmi di botte davanti a lui, sarei già scappata in camera mia, con infiniti lucchetti sulla maniglia.

« Non dovevi darmi i compiti di storia? » sospiro, lanciando un'occhiata a Louis, che corruga la fronte e a catena guarda Malik.

« Sì, doveva... però ha dimenticato gli appunti a casa sua. » risponde il moro, indicando Louis... è anche troppo facile intuire che stanno mentendo. Sospiro. Che hanno in mente, questa volta?

« Allora torno in camera. » alzo le spalle e torno nella mia stanza.

Fisso il soffitto, che è improvvisamente diventato interessante, mandando via la voglia dei tagli. Basta, devo smettere. Ma mi torna troppo difficile, dal momento che il giorno dopo tornerò a scuola... e lì tornerà la vera tortura.

Mi guardo allo specchio, squadrandomi completamente, mi trovo sempre più difetti. Mi vedo sempre più grassa. Deglutisco, mentre sento ancora il sapore della pizza. Faccio una smorfia disgustata, lancio un'ultima occhiata alla stanza e mi rinchiudo in bagno.

Fisso il lavandino, con una nausea tremenda e lo stomaco in subbuglio. È per questo che tutti mi odiano, sono grassa!

Mi infilo due dita in gola, mentre le mani mi tremano per la tipica paura e il solito bruciore all'interno della gola.

Mando giù tutto, ma mi serve ripetere il trattamento più volte, prima di iniziare a sentirmi totalmente leggera.

Mando le ciabatte in un angolino del bagno, per poi salire sulla bilancia. Serro gli occhi, ho una paura tremenda di leggere quel numero... lo stupidissimo numero a due cifre che mi peggiora la vita da sempre.

Mi decido a riaprirli, lentamente, e li spalanco appena noto che sono scesa di peso. Evvai!

Saltello lievemente, scendendo dalla bilancia e mettendomi le mani davanti alla bocca per non urlare, troppa allegria mi pervade il corpo.

Trentanove, peso esattamente trentanove kg! Rispetto ai quarantadue di circa un mese fa, sono perfetta.

Mi lascio sfuggire un sorriso e torno in camera, per poi sdraiarmi supina sul letto, ancora incredula dell'aver perso peso. Ora forse a scuola mi prenderanno meno in giro, ora sono magra! Devo ancora perdere dei kg, per stare fra quelle che hanno davvero un bel fisico, però sto raggiungendo il traguardo.

Sobbalzo appena sento bussare. Mi affretto a tirarmi giù la manica; mi ero persa nel fissare le cicatrici. Ricordo ancora come me le sono procurate, tutte. Dalla prima all'ultima. Quelle più evidenti sono i problemi con me stessa, o con la mia famiglia. Altre riguardano problemi in amore, mi sono sempre innamorata della persona sbagliata. Altre ancora sono semplici linee biancastre, in momenti di noia, stress o dopo il solito bullismo.

Sospiro, per poi accennare un 'avanti.', e notare successivamente Louis che saltella con aria allegra sul mio materasso.

Corrugo la fronte.

« Che c'è? » chiedo, sollevandomi e ritrovandomelo davanti. Mi torna normale confrontare l'aspetto di Louis a quello del moro.

Lui ha i capelli più chiari, gli occhi azzurri e un'aria più rassicurante... l'altro è l'opposto, okay. In un certo senso riesco a fidarmi di più di Louis, e abbiamo parlato solo due o tre volte.

« Perché stai così chiusa? » chiede. Giro la testa di lato, non comprendendo cosa intende dire.

« Sì, insomma. Esci, fai qualcos'altro! » continua. Questa volta la testa la mando dall'altra parte, ripiegandola. Non capisco, perché dovrei?

« Mh? » alzo le spalle, facendogli notare che non capisco dove vuole realmente arrivare.

« Ti va di uscire? » finisce con un'altra domanda.

Inarco un sopracciglio.

Un ragazzo mi sta chiedendo di uscire?

È tutto reale?

« Lo prenderò per un sì. » accetta dalla mia parte, senza darmi nemmeno il tempo di riflettere sulla domanda. Schiudo le labbra, per difendermi dalla sua decisione, ma si alza dal letto di scatto ed esce dalla stanza, prima però farfuglia un « Alle 20.00 di sabato passo a prenderti. »

Arrossisco.

Uscire con Louis?

… ma anche no.

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