Capitolo venti.

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« Oh.» è l'unica cosa che riesco a dire. O meglio, l'unico verso che mi esce dalle labbra, dopo il racconto di Louis.

Ricapitoliamo...

Aveva problemi con il bullismo nelle scuole precedenti, soprattutto a New York. Poi si è trasferito a Londra, e l'incubo è finito. O almeno per lui. Qui, i bulli preferiscono divertirsi con le ragazze. Sicuramente li fa sentire più fighi, trasgressivi o altro. Diciamo che sono andati a quel paese i poeti di un tempo, quelli che erano dalla parte delle ragazze e cercavano un modo per difenderle.

Sembrerà stupido, infantile o da persona un po' troppo antica, però mi sarei trovata meglio in un'epoca diversa, credo. Questa è come se non mi appartenesse.

Mi sono risvegliata in un secolo che non fa per me.

« Il motivo dei tagli che ho fatto è questo... ma, Fra, è davvero stupido.» confessa, mentre si passa distrattamente una mano nei capelli. « Perché devi farti del male, quando c'è già troppa gente pronta a farti soffrire?» chiede, ma so che non ha bisogno di una risposta.

Scuoto la testa.

Gli alcolisti hanno bisogno dell'alcool. I tossicodipendenti della droga. Io dei tagli. Non è difficile. Sono tutti modi per dimenticare i problemi, per metterci una pietra sopra e soffrire emotivamente di meno... è anche vero che danneggi il tuo di corpo, ma quando ti senti uno schifo a tutti gli effetti, non cambia nulla. Qualche cicatrice in meno non mi renderà più bella, né più magra, né altro.

« Lou, se dovessi morire, non importerebbe a nessuno.» sospiro, appoggiando la testa sul tavolo della cucina di casa. Alla fine abbiamo deciso di rimanere qui, nessuno dei due aveva intenzione di uscire. E poi, va più che bene per conversare, casa mia in generale.

« A me importerebbe.» interviene Zayn, che è arrivato nel momento meno opportuno. Afferra una barretta di cioccolato e mi scompiglia i capelli, come se qualcuno lo avesse chiamato per farlo intervenire. Sbuffo, appena i miei capelli si ritrovano arruffati di nuovo... ed è sempre difficile farli stare a bada.

« Ecco, anche a me.» alza le spalle Louis.

« Che saranno mai due persone su infinite.» farfuglio fra me e me, annoiata e con una voglia di dormire a dir poco straziante.

Louis va via. Io decido di mettermi a studiare, ultimamente sto trascurando la scuola in generale. In realtà, ormai ho solo fortuna perché nessuno dei professori si cura di interrogarmi, e per questo diciamo che sono non poco felice, niente studio equivale a meno stress. Ma lo aumentano ulteriormente i continui sms.

Parlando di questo, sento la tasca dei jeans vibrare, mentre continuo a sfogliare il libro di storia.

Afferro l’aggeggio, stanca del suo continuo vibrare -visto che fino a qualche settimana fa non c’era l’ombra di un messaggio, esclusa mia madre che spesso mi telefonava per sapere come andava la mia vita, visto che il lavoro le priva di pensare più di tanto a sua figlia-, leggendo l’sms.

“Mi piacciono le distanze che hai preso con Malik, forse potrei smetterla con gli sms. Però, evita di avvicinarti a lui di nuovo.”

Sbuffo, infuriata, mentre continuo a pettinarmi i capelli con le dita per alleggerire la tensione e il nervosismo. Giuro che adesso rompo il cellulare e la scheda telefonica, basta!

Il mio sguardo, però, quando vado a cancellarlo si sofferma sul numero che avrà dimenticato di nasconde. Corrugo la fronte, leggendolo più volte, sembrerà strano ma l’ho già visto o letto da qualche parte.

Per questo motivo, mi decido a rispondere, una volta per tutte. Anche per vedere se riesco a scoprire chi è la ragazzina che tanto si diverte a rompermi più del dovuto le scatole.

“Hai dimenticato di mettere l’anonimo ;)”

Annuisco e invio, riponendo il mio cellulare nella tasca dei jeans, nello stesso posto di prima.

Annoiata, scuoto la testa e cerco di non pensarci, visto che sicuramente è un’idiozia che proviene dalla mia psiche, incapace di pensare a qualcosa di coerente dopo gli stressanti sms.

La mia attenzione viene presa però da Zayn, che è seduto davanti a me e mi guarda con le sopracciglia inarcate.

« Ehm... qualche problema? » chiedo, squadrandolo.

« Mh, nulla. Ho sonno. » alza le spalle. Che conversazione interessante. Torno con lo sguardo sul libro, mentre continuo a leggere le frasi decisamente poco divertenti che sono state stampate sui fogli.

« Vado a fare una doccia. » mi avvisa, dopo qualche minuto di silenzio assoluto. Annuisco, poi sento i suoi passi sempre meno forti, ma la mia attenzione è puntata sul libro e non si sofferma su altro.

Qualcosa vibra, facendomi sobbalzare. Mi tasto le tasche dei jeans, per poi notare che è il cellulare di Zayn. Vedo anche che è una chiamata, e che è la madre. Mi decido a risponderle, visto che ho abbastanza confidenza con la mamma del moro, che in fin dei conti è davvero simpatica. In oltre, non credo che qualcuno mi lincerà se l’avverto del fatto che Zayn è sotto la doccia, momentaneamente.

« Oh, signora Malik, sono Fra. » affermo, dopo aver appoggiato il cellulare all’orecchio. L’allegra voce dell’altra mi saluta, con il solito tono euforico. La informo del fatto che Zayn non c’è, lei dice che richiamerà dopo e poi riattacca.

Appoggio il cellulare, ancora con lo schermo acceso e luminoso sul tavolo in legno, ma la mia attenzione viene attirata da un sms che dovrei avergli mandato io. Scuoto la testa, non mi ricordo di avergli scritto nulla. Quindi, mi decido ad aprirlo per constatare che è. Magari il mio cellulare dava i numeri e ha inviato qualcosa di strano, no?

Le mie labbra si schiudono, però, appena leggo l’sms... lo stesso che avevo inviato alla tizia dei continui sms, quelli che di recente mi tormentano dalla mattina alla sera.

Cerco nella rubrica del mio cellulare il numero di Zayn, poi lo paragono a quello dell’ultimo sms, con l’anonimo praticamente dimenticato... è lo stesso.

Rabbrividisco, ma se c’è una cosa che so, è che Zayn mi deve delle spiegazioni. Nessun’emozione mi balena per la testa, è solo un continuo uragano di confusione. Non capisco, non ci capisco più nulla.

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