Cap.25

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*Mi trovavo insieme ai ragazzi e a Camille in un bosco. Ero stata invitata con loro ad una piccola escursione.
Era una bella giornata, si stava bene.

"Hey guarda cosa ho trovato!" richiamò la mia attenzione Kendall.
Così mi fermai un attimo insieme a lui, più indietro rispetto agli altri, che invece continuavano a camminare tranquillamente.
Mi avvicinai e vidi che mi stava indicando un piccolo fiore blu, bello come pochi, che tra l'altro non avevo mai visto prima d'ora.
Kendall lo colse e me lo mise delicatamente sopra l'orecchio, intrecciandolo tra i capelli.
bellissimo Kendall, grazie mille" dissi sfiorando il fiorellino e avvicinandomi per dare un bacio sulla guancia a quel ragazzo tanto dolce.
Ma qualcosa non andava.

Più io mi avvicinavo, più Kendall si allontanava. Eppure sembrava tutto così normale. Kendall non sembrava schifato o impaurito da me; mi sorrideva. Ma continuava ad indietreggiare. Ed era sempre più lontano, sempre più lontano da me.
Intanto, tutto intorno si era fatto più buio. Il sole non c'era più, era stato coperto da delle nuvole nere, mentre l'aria estiva era stata rimpiazzata da un vento gelido.
"Kendall..." cercai di chiamarlo.
"Kend..." la voce non voleva uscire. Non riuscivo a parlare, ad urlare, ad aprire bocca.
Kendall si stava avvicinando all'orlo precipizio, ma non sembrava se ne fosse accorto. Stava per cadere.
Io mi sentivo piccola, debole; non avevo voce per gridare nè forza per fermarlo, per tenerlo con me.
Ed ecco. Ecco che finalmente recupero il controllo di me stessa e riesco ad avvicinarmi a lui.
Sto per afferrargli il braccio, ma lui scivola via. Mi scivola letteralmente via dalle mani. Non riesco a prenderlo in tempo. Gli sfioro le dita mentre cade.
E cade in un precipizio di cui non vedo la fine, sempre più in basso, sempre più nel buio.
"Tu mi hai ucciso" la sua voce, flebile e debole, mi arriva all'orecchio.
Poi il nero. Non sento più niente. Non mi sento più il cuore, rimpiazzato da un grande buco freddo. Una voragine incolmabile. La mia anima è distrutta, è caduta in basso con lui, nel vuoto, nel nulla.
Io l'ho ucciso.*

Mi sveglio di soprassalto accorgendomi di non riuscire più a respirare. Con un scatto mi tolgo le coperte e mi alzo in piedi.

Kendall.

Dove mi trovo?
Cosa è successo?
Era un sogno?
Era reale?
Cosa ho fatto?
Cosa sto facendo?

Mi guardo intorno cercando di dare delle risposte alle mie domande.
Tutto quello che vedo è buio.
Appena i miei occhi si abituano all'oscurità riesco a scorgere le quattro pareti della mia camera d'albergo di Los Angeles.
Recupero un po di fiato, riuscendo almeno a capire dove mi trovo.

Kendall.

Oddio. Kendall.

Dov'è?

Come sta?

L'ansia e la preoccupazione riprendono il sopravvento su di me.
Non riesco a stare ferma e quando mi accorgo di star camminando molto velocemente sono già arrivata davanti alla 4J.
Il corridoio illuminato dalla fioca luce delle lampade sulle pareti è deserto e un silenzio assordante invade le mie orecchie.

Che cosa sto facendo qua?

Il cervello non connette con le mani, che stanno già cercando le chiavi di riserva dei ragazzi. Ne tengono sempre una di scorta sotto lo zerbino...

Con cautela, ma affanno allo stesso tempo, apro silenziosamente la porta.

Perchè lo sto facendo?

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