Capitolo 9- Promise

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Harry si svegliò, si voltò su un fianco e scoprì con l'amaro in bocca che la sera prima aveva visto giusto: Louis lo aveva lasciato da solo. 

Non era rimasto lì con lui, non aveva dormito insieme a lui e lo aveva abbandonato nonostante tutto quello che avevano vissuto quella notte.

Ma cosa era successo esattamente? Harry non aveva una risposta per quello. Era un po' troppo complicato per i suoi gusti cercare risposte in un qualcosa che neanche esisteva. E paradossalmente, poche ore prime che si lasciasse toccare dal licantropo, si era ripromesso di ignorarlo ed evitarlo: sapeva che Louis gli avrebbe spezzato il cuore. Ed era appena successo.

Si alzò dal letto con un po' di fatica, si sentiva da schifo e aveva una nausea da capogiro, e si incamminò verso il bagno, barcollando come un idiota.

Era così ridicolo come a volte problemi di cuore potessero influenzare anche il corpo, riuscendo a farlo stare male sia dentro che fuori.

Si guardò nello specchio e non poté fare altro che pensare a quanto il suo viso fosse pallido e scarno, mentre gli occhi erano leggermente incavati e le labbra ancora un po' rosse, forse a causa di tutti i baci che si erano scambiati. Ma Harry non voleva ricordare, voleva cancellare tutto, come se non fosse successo nulla. Era quasi impossibile riuscirci: quando si spogliò per lavarsi, vide il suo corpo pieno di macchie rosse e lividi mentre il collo era tappezzato da succhiotti.

Si buttò a capofitto nella doccia e cercò di eliminare con il bagnoschiuma quelle tracce che prepotentemente gli ricordavano Louis e quello che avevano fatto. Tuttavia più strofinava e più gli veniva da piangere perché in quel momento non solo si sentiva ferito ma anche perso: non riusciva a fare altro che pensare a quanto fosse stato un idiota a lasciarsi andare e a non pensare alle conseguenze.

Si sentiva perso perché in quella notte aveva capito di amare davvero Louis.

E non era l'amore che provava verso Perrie, un amore platonico e senza senso, ma era proprio l'amore che tanti poeti citavano nelle loro canzoni.

Harry si sentiva fragile, spezzato e a corto di energie. In quel momento voleva solo che Louis fosse lì a dirgli che ci sarebbe stato, non per qualche ora, ma per sempre. Che ci sarebbe stato in ogni momento e non solo per farlo impazzire, toccando il suo corpo e farlo venire copiosamente un paio di volte, ma che ci sarebbe stato anche quando tutto andava male.

E facendo questi terribili pensieri, Harry si rannicchiò nella doccia, posò il viso sulle ginocchia e scoppiò a piangere.

Louis, mi hai distrutto.

Quel lunedì mattina Harry non aveva proprio voglia di andare a scuola. Tutto il suo corpo gli stava urlando di rimanere sotto le coperte a dormire per ore, anche se lui tecnicamente non riusciva a riposarsi come doveva.

"Sveglia, Harry!"

Harry borbottò in disaccordo e si sistemò il cuscino sopra il volto per impedire che la voce squillante di Gemma gli trapanasse più del dovuto il cervello, visto che stava soffrendo già di emicrania dal giorno precedente.

"Siamo in ritardo, sbrigati a vestirti" continuò imperterrita la ragazza, tentando di togliergli le coperte, ma senza successo.

"Non mi sento bene" bofonchiò intontito.

"Hai ancora mal di testa?"

"Sì."

"Fammi controllare."

"Cosa?"

"Se hai la febbre, no?"

Harry sospirò e lasciò che la mano gelida di Gemma gli sfiorasse delicatamente la fronte, per poi ritirarsi come se si fosse scottata. "Dio, Harry, tu sei bollente!" esclamò interdetta con un'espressione preoccupata sul volto.

Toxic Love ~ Larry StylinsonDove le storie prendono vita. Scoprilo ora