Capitolo 15: Il lato oscuro del bene

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Era bella. Molto bella. Era di una bellezza di quelle spontanee, come quella di una margherita al tramonto. E il bello era che lei non sembrava rendersene conto. La prima volta che l'aveva vista era rimasto stranito, una ragazzina di undici anni così gentile, eppure così fiera, così Serpeverde. Non l'aveva molto considerata quando era a Hogwarts, anzi l'aveva disdegnata. Una Purosangue che osava parlare con Sanguesporco di Tassorosso? Non meritava altro che sguardi di rimprovero. Ma poi l'aveva rincontrata dopo il processo. Un periodo buio. Notti passate in bianco, frustrazioni e umiliazioni pubbliche, come l'amnistia nei suoi confronti ottenuta grazie agli interventi in suo favore di Potter e Granger. E poi aveva visto lei. In un attacco di rabbia si era messo a prendere a calci tutto quello che si trovava davanti, e aveva colpito anche un otre di una strana pozione. Risultato: un intera gamba coperta di pustole.
Quando era arrivato al San Mungo tutti erano fermati a guardarlo, come se fosse un bimbo che aveva rotto un vaso che valeva centinaia di galeoni. Nessuno aveva pensato di soccorrerlo, ma tutti dicevano una sola parola a mezza bocca: "Malfoy". Ad un certo punta una ragazza era uscita dallo stuolo di Guaritori e Medimaghi, vestita con giacca e pantaloni entrambi di jeans e lo aveva portato via. Dopo che si furono sposati gli rivelò che lo fece perché gli faceva pietà, anche se era finito il suo turno.
Fortunatamente non era nulla di che, quindi, in pochi minuti, il tutto fu risolto. Lui però non la riconobbe. I capelli castani erano più scuri e la faccia più seria. Non sfoggiava più quel sorriso che aveva sempre stampato sul volto a scuola. L'aveva riconosciuta solo dopo, quando l'aveva incontrata al Paiolo Magico e avevano preso qualcosa insieme. In realtà non presero niente insieme, ma si sedettero per caso vicini al bancone. Parlano. E da quel giorno si videro ancora e ancora. E lui si innamorò. Capì cosa voleva dire amare davvero qualcuno diverso dalla sua famiglia. Pansy era stato un giocattolo con cui divertirsi, Astoria invece no. Era strano che lui, cupo, tradizionale e tutto fuorché fuori dagli schemi si innamorasse di lei, filobabbana, creativa, divertente, solare ma comunque seria. Era stata una boccata di aria nuova nella sua vita. Da quando c'era lei la sua vita era cambiata: era iniziato a uscire di casa, aveva smesso di crogiolarsi nel dolore e aveva iniziato a investire il patrimonio di famiglia in alcuni negozi esteri, per garantirsi una rendita senza dover cercare lavoro in Inghilterra. Era tentato di andarsene definitivamente via, insieme a Bartemius, arrivato da poco in casa Malfoy, ma alla fine era stato fermato da lei che, nella sera in cui gli avrebbe voluto dire addio, gli disse: "Sai che sono innamorata di te?". Loro due in un bar. Lui, giacca, cravatta e doppiopetto, seduto compostamente su una sedia. Lei, jeans babbani e giacca verde scuro più grande di lei, stravaccata su una sedia con i piedi sul tavolo. E con loro le parole più belle che Draco avesse mai sentito. In quel momento si dimenticò di Harry Potter, di Voldemort e il Wizengamot, nessun pregiudizio e nessun sospetto, ma c'erano solo loro, Draco e Astoria, e la loro felicità. Aveva aspettato a baciarla, perché era una cosa talmente intima che non avrebbe voluto condividere quel momento con nessun altro. Il loro primo bacio fu a Londra, in un parco babbano. Con Pansy i baci erano rabbiosi, vogliosi e portati alla soddisfazione dei bisogni del suo colpo. Con Astoria il bacio fu delicato, dolce, e soddisfò il suo cuore. Un cuore deriso, più volte spezzato e inacidito dal fato.
Dopo neanche due settimana Astoria si trasferì da lui, nella sua villa poco fuori da Godric's Hollow, dove si era dovuto trasferire per poter ottenere la custodia di Bartemius, visto che non avrebbe potuto vivere con i suoi genitori. In poco tempo, Astoria ottenne anche il favore del bambino e iniziarono un'esistenza felice. Non che le paure di Draco, le sue insicurezze e le sue debolezze fossero sparite, ma con lei vicino si sentiva sicuro. Si erano sposati, era nato Scorpius e avevano iniziato a portare avanti una vita quasi normale, anche se molto riservata. Alla fine, però, era arrivata la lettera di Bartemius e con essa la depressione di Draco: come avrebbe fatto il suo bambino a sopravvivere a ragazzi educati ad odiare i nomi che lui portava? Per qualche struggente settimana era stato distrutto, dopo c'era stata l'evasione e da lì tutto era peggiorato. Ora però sapeva che Bartemius stava bene, che aveva degli amici. Amici che venivano da famiglie che non avevano Draco in simpatia, ma pur sempre amici, e immaginava brava gente. Però era finito in un pasticcio. E quel centauro morto sembrava una cosa molto strana, fin troppo. Sospettava che dietro ci fosse qualcosa di ben più grande di un semplice incidente. E non si fidava di Potter. Grande Auror e combattente, ma quel nemico bisognava estirparlo alle radici, non metterlo ad Azkaban. E a quello ci avrebbe pensato lui, Draco Lucius Malfoy.
- Cosa credi di fare? - chiese Astoria, appena alzata dopo la dormita che aveva fatto in seguito al turno notturno, in reggiseno e mutande, e con una camicia di Draco aperta. Sapeva di essere bella e di avere un fisico perfetto, e molte volte gli piaceva istigare Draco quando tornava a casa. Quella doveva essere stata l'intenzione di sua moglie, ma era subito finita quando lui gli aveva detto che era stato dagli Auror per Bartemius. Poi gli aveva spiegato il suo piano.
- Credo che cercherò a Notturn Alley, sicuramente anche una piccola pista ci sarà.
- Non vorrai andare nella Foresta Proibita?
- Non ne uscirei vivo, lo sai anche tu.
- Lo so, Draco, ma spesso e volentieri non brilli per avere idee geniali.
- Grazie mille, Astoria, sempre dolce e gentile.
- Come te, insomma.
Draco fece un piccolo sorriso. 1-0 per lei. Sapeva sempre cosa dire.
- Credo sia abbastanza ovvio che pensi che l'evasione e la morte del centauro siano legate, vero?
- Credi bene - rispose il marito, guardandola dritta negli occhi.
- E chi c'è dietro?
- Sicuramente non Voldermort. Ho avuto il dispiacere di lavorarci a fianco e non è il suo stile. Un evasione del genere non l'avrebbe fatta. Il controllo dei Dissenatori era suo, certo, ma l'ho visto morire. Stava per vincere, non avrebbe finto di morire se ci fosse stato un altro Horcrux in giro. Avrebbe vinto e basta. Deve esserci qualcun'altro? Qualcuno che adesso può contare di una forza tale da passare inosservato pure se circondato da bestie pericolose e criminali.
- Hai dei sospetti?
Draco scosse la testa e si sedette - Non ne ho idea. Sanno nascondersi.
- Più di uno?
- Forse, sembra di sì, ma un qualcuno di veramente forte può anche farcela da solo.
- E capirai chi è?
Draco sorrise, prese il soprabito che aveva appoggiato sul tavolo e se lo rimise su.
- Beh Astoria, io ero solo di passaggio, ora è il momento di farsi un bel giretto nei bassifondi.

*

L'aria di Notturn Alley era umida, puzzolente e putrida. L'odore di alcol scadente e quello di urina si mischiavano insieme, lasciando a Draco l'impressione di quanto quel posto fosse misero. Una cosa che doveva riconoscere a Potter e Shacklebolt era che avevano tentato di riabilitare quel quartiere, cercando di strapparlo di mano alla criminalità, ma l'unica cosa che erano riusciti era il ferimento di due Auror e una missione repressiva ordinata dal Wizengamot, anche se sconsigliata dallo Stregone Capo McGranitt e dagli altri membri dell'Ordine della Fenice che si trovavano al'interno (Potter, Granger, Ronald, Percival e Arthur Weasley e il Ministro in persona). Il tutto era quindi tornato come prima e il comando era diviso tra vari capibanda, di cui uno era Hepburn, un mendicante che si era arricchito rubando tutto alle vittime uccise dai Mangiamorte e che Draco teneva sottomano, avendo molte prove contro di lui.- Buonasera, Hepburn - disse Draco, trovandolo in sudicio bar. Era un signore abbastanza esile e ricurvo, con in testa una tuba perennemente stropicciata e le dite sudice ricoperte di anelli. Sembrava un personaggio innocuo, ma in realtà era una bestia. Si raccontava che nella notte, dalle cantine del suo palazzo in mezzo a Notturn Alley, venissero grida umane.
- M-malfoy - replicò l'uomo guardando con i suoi occhietti da ratto due energumeni, che tirarono fuori le bacchette e le puntarono contro il biondino.
- Non ti dispiace Malfoy se loro due rimangono dove sono, vero? - riprese spavaldo Hepburn.
- Certo che no - rispose Draco, sedendosi sulla poltrona davanti a quella di Hepburn. Si tolse il cilindro che aveva in testa e lo appoggiò su un tavolino lì a fianco. Intanto dalla manica della sua giaccia uscì la bacchetta. Con un rapido movimento le due guardie del corpo furono disarmate e pietrificate. Sorrise gelido a Hepburn.
- Così rimangono esattamente dove sono, contento?
Lui sbiancò. Dracò si alzò e si rivolse alla gente dentro al bar, che lo guardava sconvolta - Potete uscire o devo vedere se sono ancora bravo ad usare le Maledizioni Senza Perdono?
La folla uscì di colpo dal locale, senza staccare gli occhi da Malfoy, ipnotizzati.
Quando furono tutti fuori tornò dal suo interlocutore.
- C-cosa vuoi?
- Informazioni, Hepburn, semplici informazioni.
- Su cosa?
- Tutto quello che sai riguardo all'evasione dei Mangiamorte da Azkaban.
- Era il 1996 - iniziò a dire Hepburn.
- Non mi sembra il caso di essere spiritoso, Hepburn. Intendo ovviamente quella di due mesi fa.
- N-non so niente - disse lui, abbassando lo sguardo.
- Mi chiedo come tu possa essere arrivato così in alto nella catena criminale senza saper mentire, lurido caprone. Voglio la verità.
- Forse so qualcosa, ma dobbiamo fare un Voto Infrangibile se vuoi che te lo dica.
- Non sei nelle condizioni di chiedermelo, userò quello che mi dirai solo con chi mi fiderò, questa è la massima garanzia che posso darti.
Hepburn lo guardò male, ma accettò.
- I miei uomini si procurano della certa roba sui monti Cambrici, non voglio dirti cosa.
- E a me non interessa.
- C'è un gruppo di centauri in quei boschi. Il loro capo è un tale Dorian. Una fonte locale ci ha detto che un paio di giorni fa un centinaio di maghi, dall'accento ucraino, russo, mediorientale e chissà di quanti altri tipi hanno cacciato per quelle montagne e li hanno catturati. A capo di questa spedizione c'erano i fratelli Lestrange.
- Chi te lo ha detto?
- Mundungus Fletcher.


Angolo dell'autore

Benvenuti in questo nuovo video sono Fav... okay, no ho sbagliato qualcosa. Beh sono di nuovo io che volevo fare un'entrata ad effetto (piuttosto fallimentare) per dirvi che ho pubblicato questo nuovo capitolo e che sì è corto, ma ho preferito farlo tutto su Draco piuttosto che dividerlo con altri personaggi (per fortuna nel prossimo capitolo ritorna Teddy, mi mancava). Ho dipinto un Draco desideroso di proteggere la sua famiglia, come un vero Malfoy, e per questo un po' diverso da quello della serie. Quello della serie era più immaturo e viziato, qui l'ho voluto rappresentare come un personaggio che è cresciuto molto, segnato dal dolore, ma che ama la sua famiglia e che farebbe di tuto per proteggerla. Ditemi voi cosa ne pensate, ho cercato di restare fedele alla vita futura di Draco, descritta dalla Rowling su Pottermore. Il sostegno per questa storia aumenta sempre di più e per questo vi ringrazio, magari non sarà seguitissima ma tratto comunque un personaggio di nicchia come Teddy, ma a me non importa. Siete magnifici, grazie!


Alla prossima,

Davide

Ted Lupin e il Figlio dell'Assassino (Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora