Bartemius notava che la vita era una serie continua di routine alternate. Ogni tanto c'era qualche cambiamento, ma dopo un po' ci si abituava e il cambiamento veniva inglobato nella routine. L'unica cosa che ti salvava dalla routine quotidiana erano i sentimenti. Se eri felice, la tua vita ti sembrava così reale e viva, se eri triste, invece, il tuo vivere pareva solo una grande macchina meccanica, ripetitiva e rumorosa. La sua vita era così. Alzarsi. Lavarsi. Colazione. Lezione. Pranzo. Lezione. Studio con gli amici. Cena. Letto. Questa era la sua vita, con variazioni ogni tanto, come le cene da Lumacorono o gli allenamenti di Quidditch. Poteva essere felice con questa vita? Lui credeva no. Il tempo migliore era quello passato con gli amici. Ted e la sua gentilezza, Baston e la sua idiozia, l'ironia pungente di Eva e Anne. Le voleva tanto bene. Era perfetta in ogni sua parte. Anche dopo una notte di studio la trovava la ragazzina più bella che avesse mai scritto. Non che Eva non fosse bella, anzi anche lei lo era molto, ma non aveva quella spontaneità che emanava Anne. Aveva tanti piccoli dettagli che la rendevano perfetta, come la ciocca di capelli biondi che le era sfuggita dallo chignon in cui la sua capigliatura era relegata.
- Che c'è? - gli chiese Anne con un sorriso timido, notando che la stava guardando. Bartemius impallidì. Che le avrebbe risposto.
- Ti... ti è uscita una ciocca dai capelli – disse goffamente. Lei scoppiò a ridere e lo ringraziò.
Ecco, che deficiente. Aveva fatto la figura dell'idiota. Non ne andava bene una. Ted e Baston parlavano con tutti tranquillamente, ridevano scherzavano ed erano amici con tutti. Lui non voleva questo, ma voleva esserlo con Anne. Eppure era così difficile. Aveva sempre paura di dire qualcosa di sbagliato. Magari lei lo odiava a causa della sua famiglia. Sarebbe stato giusto.
Draco era ancora dentro e ora il sospetto che fosse colpevole si era trasformato quasi del tutto in certezza. Nessuno fortunatamente sapeva di lui. Già era malvisto da più di metà della scuola, se avessero scoperto che il suo padrino e tutore era stato arrestato, sarebbe andato diretto a Durmstrang.
- E' per il tuo padrino? - chiese Anne alzando la testa dai libri e guardandolo dritto negli occhi. Sembrava preoccupata.
- No, non è niente, tranquilla – rispose lui. Non voleva annoiarla, stancarla, esasperarla. Voleva che stando con lui si sentisse bene, non angosciata dalle ansie che ogni giorno lo affliggevano.
- No, non è niente, Bartemius. Tu stai male, lo si vede lontano un miglio e ogni volta che cerchi di nasconderlo è come se lo gridassi al mondo intero.
- Davvero?
Anne annuì. Bartemius poteva aver paura di volerla angosciare, ma lei lo era già. Perché lo era? Cosa poteva spingerla a preoccuparsi per lui? La risposta arrivò come un fulmine e lo fece sorridere. Gli voleva bene, per questo era preoccupata.
- Non so se è colpevole. Io devo saperlo. Mi hanno rovinato la vita i Mangiamorte, se il mio padrino lo è ancora, io lo devo sapere.
- Tu ti fidi di lui?
- Non lo so. Mi è sempre stato vicino, mi ha allevato, mi ha dato tutti i miei principi. Non sono uguale ai miei genitori proprio grazie a lui.
- E allora perché dovrebbe essere uguale a loro?
Una domanda così semplice lo mise in difficoltà. Perché? Perché avrebbe dovuto crescerlo aizzandolo contro i Mangiamorte se poi era lui stesso un Mangiamorte? Nell'ansia di pensar male, si era completamente dimenticato di pensare razionalmente.
- Harry crede che sia stato incastrato.
Bartemius rimase di sasso.
- Harry chi? - chiese, anche se sapeva già la risposta.
- Mio cugino.
Bartemius rimase spiazzato. Non si aspettava tutto questo. Non sapeva come comportarsi. Certo il dubbio di colpevolezza rimaneva, ma si era molto ridimensionato. Tutto grazie alla semplicità di Anne.*
La scopa di Eva volava bassa sotto le fronde degli alberi. Dietro di lei Baston la seguiva. Stava facendo forse la più grande della sua vita, ma lo stava facendo per una giusta causa. Dopo un centinaio di metri, riemersero dalla boscaglia e si diressero verso Hogsmeade.
- Sicura che non ci possano scoprire? - chiese Baston aggrappato al suo manico.
- Certo che no.
- Grandioso! - urlò il ragazzo. Sembrava davvero felice che il ragazzo fosse felice di infrangere le regole. Per questo aveva scelto lui: era certa che non ci avrebbe pensato due volte a seguirla. Forse stava sfruttando la cotta che aveva per lei, ma lo stava facendo per una buona causa.
Erano le cinque di pomeriggio e il cielo stava diventando rosso. Il rischio di essere scoperti era molto alto, di essere espulsi anche. Insomma, i presupposti non erano dei migliori, ma se avessero scoperto qualcosa ne sarebbe valsa la pena.
Con una brusca virata verso l'alto uscì dalla foresta. Per fortuna. Le metteva ansia quel posto.
- Harry mantieniti basso – disse all'amico – non devono individuarci.
Il ragazzo obbedì e restò rasente agli alberi.
Eva apprezzava davvero quel ragazzo. Avevano lo stesso carattere, gli stessi interessi, ma c'era anche qualcosa di più. Faceva il cretino spesso e volentieri, ma in realtà, molto in fondo, era molto intelligente ed era buffo. Non capiva assolutamente niente di rapporti umani, non aveva tatto e faceva certe uscite che avrebbero portato la McGranitt al suicidio, se lo avesse sentito. Era un suo buon amico, niente di più. Avevano undici o dodici anni, trovava stupido parlare di cotte e di storie amorose, anzi, era quasi riduttivo. Non si parlava di amore, ma di semplici cotte. Come quella che Baston aveva per lei e Bartemius aveva per Anne, anche se in quest'ultimo caso lui non se ne rendeva conto.
- Sta per finire il bosco – disse Baston – Scendiamo e proseguiamo a piedi?
Eva annuì e planò dolcemente verso il basso. Nascosero le scope sotto un lenzuolo che Baston si era portato e silenziosamente si avviarono verso Hogsmeade.
- Il piano quindi qual è? - chiese Baston allacciandosi la sciarpa intorno al collo. Il freddo e la neve governavano il territorio di Hogsmeade. La cittadina sembrava il tipico paesino incantato frequente nelle storie che Roger le raccontava da piccola. Ma in quelle storie si alternavano fratelli maghi che avevano sconfitto la morte, non studentelli a forte rischio di espulsione.
La ragazza tirò fuori un ritaglio di giornale. Era riuscita a recuperare una copia della Gazzetta del Profeta uscita il giorno dopo l'arresto di Draco e aveva ritagliato una foto della casa in cui era avvenuto il tutto.
- Come facciamo a trovarla? - chiese Eva.
- Rookwood è stato avvistato per la prima volta davanti al negozio dei Weasley. Partiamo da lì.
Eva annuì. Aveva ragione.
Baston ovviamente sapeva perfettamente dove si trovasse il negozio. Baston conosceva tropppo bene Hogsmeade. Eppure non ci aveva mai abitato. Sospettava che ogni tanto ci andasse di sua iniziativa al posto di fare lezione.
- Da una parte c'è la strada da cui siamo venuti, dall'altra una parte che non abbiamo visto – disse Baston – la casa prima di qui non c'era, quindi dobbiamo per forza seguire l'altra strada.
La trovarono dopo pochi minuti. Era la tipica casa da storia dell'orrore. Diroccata, buia, mancava qualche lampo e la scena sarebbe stata perfetta.
La voglia di entrare le passò di colpo.
Baston, invece, andò verso una finestra aperta ed entrò. Eva non poté fare altro che seguirlo.
- Lumos – mormorò lei quando fu dentro, ricordandosi la lezione di Incantesimi della settimana prima. La punta della sua bacchetta si illuminò. Baston la imitò.
- Cosa stiamo cercando? - chiese Baston ad alta voce, preoccupando Eva.
- Shh! Sussurra. Non sappiamo chi ci sia qui dentro.
- Ma chi vuoi che ci sia? E' stata perquisita dagli Auror e la terranno sott'occhio. I Mangiamorte non la useranno mai più.
Eva annuì.
- Allora che stiamo cercando?
- Prove. Qualsiasi cosa possa provare che Draco Malfoy sia innocente.
Baston annuì e iniziò a guardare per terra. Eva fece lo stesso. La casa era polverosa e vecchia. Ogni mobile era impregnato di ragnatela e nulla lasciava presupporre una qualsivoglia presenza umana negli ultimi vent'anni. Baston si era messo a perquisire la cucina e la sala da pranzo, mentre Eva aveva deciso di dirigersi al piano di sopra, dove un corteo di impronte portava. Probabilmente erano le impronte delle squadre di Auror che avevano fatto irruzione.
Entrò in una grossa stanza quadrata, totalmente buia e iniziò a guardarsi intorno. Le impronte erano dappertutto, in qualsiasi direzioni. Una serie correva verso le scale, ma spariva. Probabilmente chi l'aveva fatto era sceso scivolando sul corrimano, che era liscio e pulito. Doveva essere stato Draco che tentava di scappare. Le altre impronte correvano da tutte le parti, ma decise di controllarle tutte. Per sicurezza. Quella fu la sua fortuna.
Dopo una decina di minuti a controllare le varie scie di impronte ne trovò alcune che finivano nel nulla. Finivano davanti al muro. Chi le aveva lasciate? Un fantasma? Impossibile. I fantasmi non lasciavano impronte.
- Sotto non c'è niente! - disse Baston, entrando nella stanza e camminando sopra a tutte le impronte lasciate nella polvere, distruggendole. Eva lo guardò basita.
- Che c'è? - chiese guardandola in faccia e appoggiandosi al muro con la spalla. Ci sprofondò dentro.
Ci fu un tonfo e poi l'amico urlò – Ahi! Ma qui c'è un corridoio!
Eva vedeva le gambe di Baston, ma il resto era dentro il muro. Prese coraggio e passo attraverso la parete. Una sensazione fredda le attraverso il corpo e si trovò dall'altra parte. Si trovavano su un pianerottolo oscuro, illuminato solo da fievoli fiaccole. Davanti a loro c'era uno strettissimo corridoio, che virava verso il basso.
- Presumo che dovremo scendere – disse Baston, alzandosi e tirando fuori la bacchetta. Eva non sapeva se essere contenta di essersi portata dietro Baston o meno. Faceva tutte le cose che a lei mettevano paura tirandola in mezzo. Sicuramente senza di lui non sarebbe entrata in casa né avrebbe mai trovato il nascondiglio, ma per colpa sua poteva anche non uscirne più. Quel ragazzo non aveva alcun senso di autoconservazione.
- Ti muovi? - gli chiese urlando dallo stretto corridoio.
Lei sbuffò e lo seguì. Dopo il lungo tunnel che procedeva verso il basso si trovarono in una larga stanza illuminata da fiaccole e da un camino acceso.
- Qualcuno è stato qui di recente – disse Baston guardando il camino.
- E tornerà a breve – continuò Eva – nessuno lascerebbe il camino acceso se non avesse intenzione di tornare in poco tempo.
Al centro della stanza c'era una tavola rotonda. C'erano una dozzina di sedie, ma solo una di queste era stata spostata. Sul tavolo c'era un piatto e un bicchiere sporchi.
Baston ed Eva si guardarono per un momento. Un lungo momento di silenzio. Poi iniziarono a correre a perdifiato. Si precipitarono su per il tunnel e si buttarono fuori dalla porta.
- Andate da qualche parte, ragazzi? - chiese una voce dietro di loro.Angolo dell'autore
Ciao a tutti sono tornato. Ci ho messo un po' per colpa dello studio, ma non voletemi male, vi ho già detto che sarà un po' così fino all'esame. Trovo questo capitolo molto più bello del precedente, anche se non ho scritto la parte di Teddy (che sarà oggetto di una parte del prossimo capitolo, a meno che non cambi idea) a causa della suspense finale.
Intanto ho iniziato a scrivere una storia fantasy tutta inventata da me. Se volete appena finisco il primo capitolo, lo carico.Alla prossima,
Davide
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Ted Lupin e il Figlio dell'Assassino (Wattys2016)
FanfictionEvasione da Azkaban. Harry Potter e la sua squadra iniziano ad indagare, l'Ordine della Fenice torna a riunirsi e Draco Malfoy cerca un modo di tutelare la sua famiglia dagli attacchi dei Mangiamorte evasi. In questa cornice Teddy Lupin inizia la su...