Capitolo 34: L'inizio della tempesta

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Harry guardava dritto davanti a sé. Tutto, nella Foresta Proibita, era buio e silenzioso. Gli Auror erano schierati su tre linee, una ogni cento metri. Un totale di cento Auror era pronto a dar battaglia nella Foresta Proibita. Stavano sdraiati a terra, con la bacchetta puntata verso la foresta.
L'unico in piedi era Harry, avvolto nel suo Mantello dell'Invisibilità, che controllava con estrema minuziosità che tutto fosse a posto.
Ogni Auror indossava un Mantello Camaleontico, un mantello inventato da George che impediva l'individuazione tramite magia e si adattava perfettamente al terreno su cui si trovava e grazie a questo erano praticamente invisibili, cosa che gli dava un certo vantaggio nei confronti dei Mangiamorte.
Woolf, l'Animagus che stava osservando i Mangiamorte, mandava ogni tanto dei Patronus, grazie ai quali erano riusciti a identificare il luogo esatto dove avrebbero cercato di sfondare. La difesa, con tanto di effetto a sorpresa, era praticamente imbattibile, ma Harry era lo stesso inquieto.
Hermione aveva circondato con il castello i suoi uomini, mentre altre cinque linee difensive erano state messe nel parco, pronte a fermare gli eventuali superstiti scappati agli Auror.
Baston e l'Ordine erano già a cavallo delle loro scope ed erano pronti ad attaccare dall'alto. L'unico problema erano i fratelli Weasley. Come al solito, quando si trattava di combattere, un solo coniuge scendeva in battaglia. In questo caso ovviamente Harry ed Hermione, che lo facevano per lavoro, erano stati una scelta obbligata. A Ginny andava bene, a Ron, come al solito, no.
Era certo che il suo migliore amico in quel momento si trovasse con il fratello a Hogsmeade e, alla prima notizia di battaglia, sarebbe corso lì. Era preoccupato per quello. Ron sapeva combattere, molto bene anche, ma era da qualche tempo che non si trovava in mezzo alla mischia. Se si fosse messo in pericolo ed Hermione lo avesse visto si sarebbe catapultata in suo aiuto. Se fossero caduti entrambi, Rose e Hugo sarebbero diventati orfani. Come Teddy. Come lui.
Si era ripromesso che mai più avrebbe permesso altri orfani, che mai più un bambino sarebbe dovuto crescere senza i propri genitori. Questa era la sua più grande paura.
Un rumore di zoccoli lo risvegliò dai suoi pensieri. Non era un rumore di galoppo, solo qualche lenta zoccolata. Alzò gli occhi alla ricerca della fonte di quei rumori e vide un centauro su una collinetta lì vicino. Si bloccò. Non aveva previsto questa cosa. Cosa ci faceva uno di loro qui? Era stato obbligato dai Mangiamorte a controllarli e fare la spia? Erano talmente soggiogati che erano stati costretti ad attaccarli?
Non poteva permettersi questi dubbi. Estrasse la bacchetta e iniziò a muoversi silenziosamente verso il centauro. Passo dopo passo si avvicinò sempre di più. Fu a quasi due metri di distanza quando lo riconobbe. Era Fiorenzo.
- Harry Potter – disse il centauro.
Harry restò zitto.
- Mi sono reso conto che ti celi sotto il tuo Mantello dell'Invisibilità, ma per quanto voi umani possiate camminare silenziosamente, riconoscerei il rumore di tuoi passi tra milioni di altri.
- Che ci fai qui, Fiorenzo? - chiese secco l'Auror, tenendo la bacchetta puntata contro il centauro.
- Nessuno si trova mai in un luogo a caso.
- Qualcuno ti ha mandato?
Il centauro scosse la testa – Per quanto la libertà del mio popolo non sia più tanto ampia, oggi agisco in piena libertà.
- Perché?
Il centauro si girò, ma Harry preferì restare di nuovo nascosto sotto il mantello. Fiorenzo non poteva dirgli niente, ma forse aveva trovato un modo per passargli delle informazioni.
- Sto aspettando un mio fratello. E' a cinquecento metri da noi e cammina velocemente. Sara qui tra uno o due minuti massimo.
Harry sorrise. Fiorenzo gli stava annunciando l'arrivo dei Mangiamorte.
- Grazie, Fiorenzo.
- Non ringraziarmi, Harry Potter, io sto solo aspettando un amico.
Harry scese giù correndo verso i suoi uomini, che non si erano mossi di un millimetro.
- Signori – disse dopo aver lanciato un Muffliato verso il bosco – il nemico sarà qui a breve. So che in questi momenti vorreste solo non pensare, ma oggi non possiamo permettercelo. Siamo l'ultima linea prima dell'oblio: difendiamo il futuro.
Un mormorio si diffuse tra gli Auror, ma si prepararono compostamente. Fu felice di questo. I suoi uomini erano pronti a combattere.
Non amava il fatto di dover alzare la bacchetta contro altri maghi, ma era necessario per salvare delle vite. Lo aveva fatto più volte nella sua vita e lo avrebbe fatto altre volte ancora.
Così aveva addestrato i suoi Auror: devoti a nessuno se non alla sicurezza del loro popolo. Non avrebbero mai servito un Ministro dispotico, non sarebbero stati dei nuovi Dawlish, anzi. Erano i più grandi difensori dei valori che il Ministero portava avanti. Se fosse cambiata la linea del Ministero, gli Auror non la avrebbero cambiata. Sarebbero stati fedeli fino alla morte agli ideali di libertà e uguaglianza che avevano contraddistinto Harry in tutto il suo cammino.
- Capo, Mangiamorte a ore dieci - sussurrò un Auror di mezza età.
Un gruppo di una settentina di uomini avanzava verso di loro, bacchetta alla mano.
- Al mio segnale preparatevi al fuoco.
Si facevano sempre più vicini. Erano tutti vestiti di scuro e camminavano in religioso silenzio, come un'armata di Dissennatori.
- ORA! - urlò, lasciando cadere il Mantello dell'Invisibilità e schiantando tre assalitori. Subito lo seguì una silenziosa ondata di schiantesimi, che fecero cadere una ventina di uomini. Harry sorrise, l'affetto a sorpresa aveva avuto effetto.
Lanciò una manciata di scintille fucsia verso la seconda linea, come concordato con Dean, e si mise alla testa dei suoi uomini. I nemici sembravano spaventati e ciò era perfetto per i piani dell'Auror.
- CARICA! - urlò con tutte le sue forze, guidando i suoi uomini in battaglia.

Ted Lupin e il Figlio dell'Assassino (Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora