Epilogo

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- Entri pure, Lupin - disse il professore.
Teddy entrò nell'ufficio di Dawlish con una certa riluttanza. Non aveva un rapporto privilegiato con i professori come aveva avuto il suo padrino e nella materia di Dawlish eccelleva, quindi non capiva come poteva aver attirato l'attenzione del professore. Certo, se si soprassedeva su quel piccolo passaggio in cui si era infiltrato nella sua aula e si era quasi fatto ammazzare.
- Immagino tu sappia perché sei qui - disse di nuovo il professore, con una tono di voce abbastanza brusco.
Teddy rimase in silenzio.
Il professore continuò - Sei stato tu a dire a Potter e combricola che io ero invisichiato con i Mangiamorte.
- Non sapevo che lei era innocente, credevo di fare la cosa giusta.
- So perfettamente cosa sapevi tu, invece questo era quello che sapevo io: sapevo che eri nella stanza qundo c'era Mundugus e sapevo che eri nella stanza quando i Mangiamorte sono entrati. Non mi capacito di come tu possa essere stato invisibile la seconda volta. Un mantello è da escludere, dopo che siete tornati visibili non ce n'era traccia e non credo siate capaci di fare l'incantesimo d'invisibilità.
Teddy rimase zitto. Non aveva alcuna intenzione di parlare di Plenilunio, né di parlare di nuovo dei suoi aiutanti. Lo avevano aiutato, non voleva che fossero oggetto della ricerca di Dawlish e dell'Ordine.
- Ho interrogato molte persone, Lupin. Immagino tu lo sappia.
- Sì, signore.
- Quindi immagino tu sappia che capisco quando tu mi nascondi qualcosa.
- Sì, signore.
- E vuoi continuare a tenermela nascosta?
- Sì, signore.
Teddy temette per un attimo che il professore iniziasse a usare la Legilimanzia, o il Veritaserum, ma rimase stupito nel vedere che lui si lasciò cadere sulla sedia.
- Non vedo altro motivo per trattenerti, Lupin. Puoi andare. E non rispondermi "sì, signore" anche stavolta per favore.
- Va bene. Grazie signore - rispose il ragazzo, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la porta.
Per fortuna era finita. L'incontro più difficile della sua vita. E aveva combattuto contro una megera e dei Mangiamorte.
- Ancora un attimo Lupin.
Ecco. Mai cantare vittoria troppo presto.
- Conoscevo tua madre. Abbiamo lavorato insieme.
Teddy rimase senza parole. Quante persone che conosceva avevano lavorato con sua madre, quanti ci avevano parlato? Era straziante pensare che quella persona davanti a lui un tempo aveva lavorato con sua madre, ci aveva parlato, le aveva stretto la mano. Come era strano pensare che per poco tempo lui non era stato un orfano. E ogni volta che ci pensava, un altro pensiero si faceva strada nella sua testa: e se non fosse finita così? Se mamma e papà fossero sopravvisuti?
- Sarebbe fira di te, Lupin, profondamente fiera di te.

*


Bartemius si sveglio che ormai era già mattina inoltrata. Si era svegliato per la prima volta la sera prima, dopo un paio di giorni che aveva passato svenuto. Madama Chips lo aveva costretto a bere strani intrugli e a riposarsi, ma tutto ciò che voleva era uscirsene da quel posto. Era stato solo troppo a lungo per rimanerlo di nuovo.
- Oggi tutto bene? - gli chiese Anne, che appena avea saputo che si era svegliato si era precipitata lì.
- Esattamente uguale a ieri. Ovvero bene. Dovrebbero farmi uscire, ma quella megera mi vuole usare come cavia umana per i suoi intrugli e quindi devo rimanere qua.
- Guardi che la sento, signor Dolohov - urlò l'infermiera dal suo ufficio.
- Buon per lei - urlò il ragazzino di rimando.
Anne rise. Era la prima volta che la vedeva dal quando era stato ricoverato, anche se Draco quella mattina gli aveva detto che l'aveva incontrata più volte in infermeria quando lui era ancora svenuto. E appena si era svegliato era stato quello il suo primo desiderio: vederla.
Povero Draco, aveva davvero preso un gran paura, ma non si era arrabbiato. Anzi, a dirla tutta, sembrava incolparsi, cosa tipica del suo padrino.
Anne lo guardava preoccupata, cosa che lui odiava. Odiava sentirsi sempre il cucciolo indifeso, mentre tutti gli altri sembravano girargli intorno per proteggerlo e basta.
- Cosa mi stavi raccontando mentre inseguivamo i Mangiamorte? Baston ha attaccato una vostra compagna di Casa?
- Ma cosa stai dicendo? - disse l'amica, guardandolo come se fosse scemo.
- Me lo hai detto tu, Anne! Una che non ho mai sentito, Delphi mi pare.
- Hai preso una botta in testa, Bartemius, io non conosco nessuna Delphi.
Boh. Doveva aver beccato davvero una bella botta. Era assolutamente convinto che gli avesse detto davvero quella cosa, ma lei non aveva motivo di mentirgli e soprattutto lei non aveva subito ferite di alcun tipo.
- Riguardo quella cosa dei serpenti - continuò Anne, abbassando lo sguardo.
Bartemius impallidì. Ecco aveva rovinato tutto.
- Lasciami spiegare, Anne.
- No, Bartemius. Lasciami parlare... volevo solo dirti che a me va bene. Baston mi ha spiegato che a quanto pare non è una cosa tanto comune e che spesso è stata una caratteristica dei maghi oscuri, ma voglio dirti che non mi interessa. Per me sei quello di sempre e ti voglio bene esattamente come prima. E mi hai anche salvato la vita, quindi ti devo pure ringraziare.
Bartemius arrossì. Come al solito aveva subito pensare al peggio, quando invece si trovava davanti alla cosa più bella che una persona gli avesse mai detto.
Ed eccola di nuovo, quella sensazione. Quel nodo allo stomaco che gli veniva quando guardava Anne. Non sapeva cosa volesse dire, ma gli piaceva provarla.
- Non ringraziarmi. Grazie al nostro lavoro di squadra siamo sopravvissuti, e grazie anche a quel ragazzo che ha attaccato i Mangiamorte dalle scale. Chissà chi era.
- Un prefetto: Jim Irons. A quanto pare Harry ha voluto incontrarlo e appena finita la scuola inizierà l'addestramento da Auror.
- Lo conosco. E' quello che mi ha accompagnato per la prima volta nella mia Sala Comune. Non mi ha mao trattato come gli altri, è bravo.
- E' lo stesso che ha detto Eva.
- Lei come sta?
- Bene, quelli che stanno peggio sono Baston e Teddy. A quanto pare si sono fatti quasi ammazzare per salvarti.
Bartemius scosse la testa - Che scemi, non dovevano.
Anne lo guardò torvo - Tu non l'avresti fatto?
Bartemius non rispose.
- Sei il solito. Ma forse perderesti un po' il tuo fascino da personaggio oscuro. Va bene, Bartemius, ci vediamo domani sul treno.
Lui annuì.
- Ti voglio bene - gli disse Anne quando fu sulla porta.
- Anch'io, Anne - rispose lui e si trovò a sorridere come uno scemo per mezz'ora.

*


Teddy stava finendo di fare la valigia. Aveva provato a farla con la magia, ma faceva più fatica che farla a mano. Magari negli anni successivi sarebbe riuscito a farla con più facilità.
- Anch'io al mio primo anno facevo così. Cercavo sempre di migliorarmi. Ho provato a rifarmi il letto con la magia l'ultimo giorno. Inutile dire il risultato. Sono stato due ore a cercare di slacciare tutti i nodi che avevo fatto alle coperte.
Teddy sobbalzò. Ma riconobbe la tranquillità di quella voce.
L'uomo con il cappuccio era di fianco alla porta del dormitorio.
- Come fai a entrare qui? - gli chiese Teddy - Nessuno si può smaterializzare o materializzare dentro i confini di Hogwarts.
- Non credo di potertelo dire.
- E chi te lo impedisce?
L'uomo misterioso si strinse nelle spalle - Anche questo non posso dirtelo.
Teddy lo guardò accigliato - E per caso puoi dirmi come hai fatto a resistere a un anatema mortale?
- No, non credo.
- C'è qualcosa che puoi dirmi, allora?
- Sono qui per dirti qualcosa.
Teddy alzò gli occhi al cielo - Grazie a Merlino. Mi aiuterà a capire cosa diavolo sta succedendo?
- No, immagino ti creerà soltanto altri problemi.
Il Tassorosso sbuffò sonoramente. Con tutti i dubbi che aveva avrebbe potuto ritirarsi in un eremo e scrivere canzoni tristi per Celestina Warbeck.
- La prima volta che ci siamo incontrati avevi dimenticato la bacchetta, ti ricordi?
- Sì, ma tu come lo sai? - chiese il ragazzo, spaventato.
- Sentendoti in pericolo cosa hai fatto?
- Ho raccolto il primo sasso che ho trovato a portata di mano.
L'incappucciato annuì.
- Esatto. E hai mai buttato quel sasso?
Teddy scosse la testa - Non ricordo.
- Controlla nella tasca dei tuoi pantaloni.
Teddy ubbidì, ma non trovò niente.
- Controlla più a fondo.
Teddy si infilò di nuovo le mani nelle tasche e lo trovò. Un piccolo buco, da cui estrasse una pietra. Si rese conto che non era un sasso, ma qualcosa di molto più simile a un gioiello.
- Tiene quella pietra con te. Non farla vedere a nessuno, nessuno deve sapere che la hai tu. Il tuo corvo, il tuo svenimento a Natale, io e l'altra donna che ti siamo apparsi, dipendiamo tutti da quella pietra e dallo strano potere che tu gli imponi.
- Che cos'è questa pietra? - disse il ragazzo.
- Non posso dirti altro. Anzi, devo andarmene.
E detto questo si diresse verso la porta.
- Hey no aspetta! Puoi almeno dirmi come ti chiami?
- Devi scoprirlo tu. Per ora puoi chiamarmi Lunastorta.

FINE.

Angolo dell'autore

Grazie a tutti. E' questa la prima cosa che mi è venuta in mente quando ho finito di scrivere questa storia. Ho scritto tanto, sia di mio che online, ma questa è la prima storia in assoluto che completo. Vi chiedo una pagella finale per vedere cosa migliorare e cosa invece è andato bene. Vi chiedo anche qual è il vostro personaggio preferito, tanto per curiosità. Nel mio libro ci sono personaggi di The Cursed Child, come avrete notato. E' un sequel del settimo, ma a differenza di molti a me è piaciuto anche The Cursed Child, quindi sarà anche un prequel dell'ottava storia (Delphi, se non l'avete capito, sta diventando un cattivo non principale, ma che si farà sentire di nuovo). Mi scuso perché ci ho messo così tanto ad aggiornare, ma per scusarmi ho scritto anche il prologo del secondo libro.

A presto,
Davide

P.S. Il primo capitolo del secondo libro è online

Ted Lupin e il Figlio dell'Assassino (Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora