Capitolo 22: Natale

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- Davvero i Babbani credono che sia un grasso uomo vestito di rosso a portare i regali? - chiese Arthur Weasley, affascinato da quello che gli stava raccontando Hermione.
- Non tutti i Babbani, soltanto i bambini. I grandi se li scambiano come noi.
Harry sorrise guardando l'amica e il suocero che parlavano insieme. "Suocero". Suonava ancora strano per lui chiamare il signor Weasley "suocero". La televisione Babbana gli aveva insegnato che i suoceri erano persone arcigne e cattive pronte a tutto pur di farti lasciare con loro figlia, non certo i coniugi Weasley, quelli che appena lo vedevano si aprivano in enormi sorrisi. Era bello avere una famiglia. Da quando aveva conosciuto Ron lo aveva sempre invidiato per la sua famiglia e ora ne faceva parte e ne era contento.
- Papà! - urlò Albus dietro di lui.
- Hey campione! - rispose lui, prendendolo in braccio.
Diventare papà lo aveva sempre spaventato e aspettare che Ginny partorisse era stato molto più difficile che combattere contro Voldemort. Ma le gioie che gli avevano dato i suoi figli non le aveva mai provate. Dalle birbanterie di James ai sorrisi sdentati di Lily, passando per la straordinaria dolcezza di Albus. Quest'ultimo era quello in cui più si rivedeva. Forse anche lui sarebbe stato così bravo e dolce se mai avesse avuto una famiglia che lo amasse.
- Ehilà – salutò Ron, entrando nella stanza – ecco dove eravate.
- Ciao zio! – disse Albus, aprendo un grande sorriso sulla sua piccola bocca.
- Ciao campione. Ti sta cercando Rose.
Albus guardò il papà, come per chiedergli il permesso di andarsene.
- Vai, tesoro – replicò Harry, mettendolo a terra e scompigliandogli i capelli.
- Non sono fantastici? - chiese Ron, guardando Albus uscire dalla stanza.
- Sono la cosa più bella che ci sia mai capitata.
- Se vuoi c'è ancora tempo per il tuo giro, mancano ancora due ore al pranzo.
Harry annuì. Dopo la guerra ogni Natale si recava a Godric's Hollow, a visitare tutti quelli che lì erano stati seppelliti. Per lui era importante. Era come passare un po' della felicità che i vivi provavano intorno all'albero a chi non c'era più.
Prese la giacca e si allontanò dalla Tana. Uscì dal cancello e si smaterializzò.
Apparse in un'innevata Godric's Hollow. La statua dei suoi genitori era lì davanti, alta e fiera. La superò ed entrò nel cimitero.
I morti di guerra non erano tutti lì. Remus era con Tonks e Sirius, vicino a Londra. Lì però c'erano i suoi genitori.
- Ciao mamma e papà – disse, osservando la lapide dei genitori – come state? Da noi tutti stanno bene. Papà, James sembra come te da giovane. Albus invece è buono come te, mamma. Lily è ancora piccola, ma spero vi assomigli. Appena saprò qualcosa di più verro a dirvelo. Dite a Remus e Tonks che loro figlio sta bene, si è messo nei guai un paio di volte a scuola e una volta è stato quasi ammazzato da una megera. Chiedete a loro scusa da parte mia, non sono riuscito a proteggerlo.
Si fermò e scoppiò a piangere – La verità è che ogni volta vedo loro due al posto suo. E' così ingiusto che non gli abbia conosciuti. E' così uguale e così diverso da loro. Remus sarebbe stato un ottimo padre, eppure non lo farà mai. E io, nel mio compito di sostituto, ho fallito.
Si fermò e singhiozzò. Si sentiva male per Teddy. Cosa aveva sbagliato? Perché anche se si impegnava non riusciva a proteggerli? Remus e Tonks lo consideravano ancora degno di fare da padrino a Teddy?
In risposta a quello che stava pensando il suo sguardo si spostò sulla lapide a fianco. Recitava una sola parola "Sempre". Quella parola gli parve una risposta. La lapide su cui era scritta era nera lucida. Recitava un nome: Severus Piton.
- Ciao Piton – riprese a parlare mentre si asciugava gli occhi – o Severus. Onestamente non so come vuoi che ti chiami. So solo che non sarei qui se non mi avessi aiutato. E so che te lo ripeto ogni volta e probabilmente mi guardi da lassù con un sopracciglio alzato, pregando di poter tornare in vita solo per mettermi in punizione. Ma sappi che ai miei figli ho detto che sei un eroe. Perché lo sei. E che Albus Severus gira per casa vantandosi di avere il tuo nome. Non posso ridarti la vita, ma spero che questo possa renderti un po' più dolce il riposo.
Lasciò una rosa rossa sulla tomba dei suoi genitori e una bianca su quella del suo ex-professore. Covava tanta tristezza nel cuore, ma c'era una certa poesia in quella situazione. Piton, che aveva amato e aveva vissuto nel ricordo di sua madre, ora riposava di fianco a lei. Per sempre.

Ted Lupin e il Figlio dell'Assassino (Wattys2016)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora