Bartemius era in attesa nella Sala Comune di Serpeverde. Come quasi sempre quando si trovava lì, gli altri avevano abbandonato la sala, lasciandolo solo con Eva. Certo, la sua amicizia con Ted lo aveva fatto lievemente rivalutare, ma l'unico cambiamento era che lo osservavano con una sospettosa curiosità e non più con odio.
- Non fare caso a loro, sono degli idioti. E poi si lamentano se i Grifondoro li considerano dei deficienti - disse Eva, mentre si allentava la cravatta della divisa.
- I Grifondoro devono smetterla di fare i furbi, li stiamo asfaltando nella Coppa delle Case.
Eva sorrise. Era vero. Nonostante la fuga ad Hogsmeade della ragazza, i Serpeverde in poco tempo avevano recuperato tutti i punti di cui avevano bisogno e ora erano in vantaggio di cento punti.
Bartemius la osservò. Negli ultimi tempi aveva messo la testa a posto e si era de-Bastonizzata. Non che adesso ignorasse il Tassorosso, ma aveva smesso di rompere un centinaio di regole al giorno con lui e aveva iniziato a studiare compulsivamente, riuscendo a non prendere mai meno di Oltre Ogni Previsione. Ma ora era chiaramente stressata. Tutta ciò che era accaduto a Teddy e l'avviso successivo dell'attacco a Hogwarts avevano gettato tutti e cinque i ragazzi nel panico, soprattutto Eva e Bartemius. Cosa sarebbe successo se fossero riusciti a superare le difese del Ministero e a entrare lì dentro? Cosa sarebbe successo a loro due, due figli di Mangiamorte?
- Hai paura - osservò Eva.
- Anche tu.
L'amica annuì e Bartemius non fece a meno di notare che sembrava triste.
- Non riesco a sopportarlo, Barty. Non ci riesco per davvero.
Bartemius aprì la bocca per parlare, ma si rese conto che era senza parole. Non si era trovato mai a consolare una persona. Non era comprensivo come Anne o come la stessa era, ma non era neanche carismatico come Ted. Non credeva di esserene capace.
- Non so consolarti, Eva, vorrei tanto ma non sono capace. Ti posso solo dire che noi siamo immersi nel problema fino al collo: siamo figli di Mangiamorte e saremo sempre visti come colpevoli per questa storia, se gli studenti la verranno a sapere. Dall'altra parte i Mangiamorte ci pensano colpevoli perché siamo traditori del nostro sangue. Dobbiamo solo fare una scelta: di quale delle due siamo davvero colpevoli? Essere dei Mangiamorte oppure essere traditori del nostro sangue?
- Quindi stai dicendo che abbiamo una sola scelta.
- Certo, diventare Mangiamorte.
L'amica rimase senza parole e lo guardò scandalizzata, finché Bartemius sorrise.
- Hai appena fatto una battuta? Davvero? - gli chiese scandalizzata.
Bartemius annuì compiaciuto.
- Cioè vuoi dirmi che la tua prima battuta di quest'anno la vuoi fare adesso?
- Se avessi tempismo nelle battute sarei Harry Baston.
- Quello che diceva battute davanti alla preside su tutte le furie?
- Ehm, magari George Weasley...
Eva sorrise. Sembrava un po' più rassicurata. Magari il suo tentativo di consolazione non era stato un completo fallimento.
La porta della stanza si aprì. Chi poteva essere a quell'ora della notte? Il coprifuoco era già passato da un pezzo. Capì, prese Anne e la buttò dietro la poltrona. Ma non fu abbastanza veloce.
- Chi nascondi dietro la sedia, Bartemius Salazar?
Davanti a lui c'eranio una ventina di Mangiamorte, avvolti nei loro mantelli neri come la pace. La faccia era coperta da delle maschere terrificanti.
Aveva già visto i Mangiamorte; su alcuni libri che aveva trovato delle foto delle loro maschere, scattate dopo la loro seconda sconfitta, ma dal vivo facevano molta più impressione. Non sembravano umani, ma emissari di morte.
- Bartemius - disse gentilmente il Mangiamorte che prima aveva parlato - che piacere vederti. Era da quando eri poco più di uno sgorbietto che non ti vedevo.
- Cosa volete da lui? - chiese Eva, alzandosi di fianco al ragazzo.
- Lei chi sarebbe? - chiese il Mangiamorte a Bartemius - Ho sentito che questa gloriosa casa ha preso la brutta abitudine di prendere anche Nati Babbani. Non starai tradendo il tuo sangue?
A Bartemius venne subito in mente Anne e sentì il sangue bollirgli dentro, ma preferì non replicare. Doveva evitare che non uccidessero Eva e lei non sembrava essere molto accomodante.
- E' la figlia di Rosier.
Lei lo guardò scioccata.
- Bene, non sapevo che la figlia di Rosier fosse già in età scolare. Saluti da tuo papà, piccola Eva.
- Può morire con tutti voi. E dolorosamente, magari, come voi meritereste.
- Simpatica. Un'indottrinata dell'Ordine della Fenice. Purtroppo abbiamo ordini di portare con noi solo lui, ma tranquilla, piccolina, torneremo anche per te.
- E perché vorreste Bartemius? Cos'ha di così tanto speciale da spingervi contro una morte certa come entrare a Hogwarts? - chiese la ragazzina in preda a quello che sembrava un attacco di rabbia.
Rodolphus sorrise - Diciamo che ha una caratteristica un po' particolare, vero Bartemius?
Loro sapevano. Non sapeva come ma sapevano. Non ne aveva mai parlato con nessuno, neppure con Draco, eppure chi non doveva scoprirlo lo aveva scoperto.
- Non so di cosa stai parlando - disse freddamente il Serpeverde, cercando di mostrarsi il più sicuro possibile davanti alla maschera del Mangiamorte.
- Certo, Bartemius. Chi credi di prendere in giro? Ora verrai con noi e non farai storie.
- Non credo proprio - disse una voce da in fondo alla stanza. Ted Lupin si stagliava sulla porta con la bacchetta in mano, con dietro Anne e Baston, anche loro pronti a dar battaglia.
- Tu guarda quando è piccolo il mondo - disse ironicamente Rodolphus, con una risata tagliente - il mio carissimo pronipote è qui. Per quanto l'impurezza del tuo sangue non mi faccia sentire minimamente legato a te, ho sempre sperato incontrarti. Vorrei capire come un bambinetto mezzo lupo e mezzo Sanguesporco riesca a vivere una vita tranquilla, senza che non voglia ammazzarsi.
- Mi dispiace zio, ma il desiderio non è reciproco. Sai di solito io sto in mezzo ai vincenti e tu non lo sei.
- Infatti si vede come sono vincenti i tuoi genitori. Non ci sono più.
- Come tua moglie. Ma lei non ti ha mai amato o sbaglio? Ti usava come rimpiazzo, vero? E' bello essere servo dell'uomo che tua moglie ama?
- Qualunque cosa ti abbia detto tua nonna è una bugia - sibilò Rodolphus, ma a Bartemius sembrò che Ted avesse colto nel segno.
- E' una bugia o tvuoi autoconvincerti che lo sia?
Roldophus sembrò sul punto di rispondergli, ma poi si fermò. Si alzò da quella posizione curva che aveva assunto dopo le parole di Ted e tornò a mostrarsi in tutta la sua imponenza.
- Non voglio continuare oltre, uccidete i ragazzini e prendete Bartemius.
Non fece neanche in tempoa finire di dare gli ordini che un mago dall'accento francese urlò - Avada Kedavra! -
Un getto di luce verde schizzò contro Teddy, che lo schivò buttandosi a lato.
- E adesso che facciamo? - chiese Anne, riparandosi dietro una sedia.
- Expelliarmus! - urlò Teddy in risposta, cercando di prendere tempo - Aspettiamo rinforzi.
- Periculum - disse allora Baston e delle scintille rosse volarono fuori dalla Sala Comune di Serpeverde.
Intanto due Mangiamorte si lanciarono contro Bartemius, che però gli schiantò prima che riuscissero ad avvcinarsi troppo.
Lestrange applause - Molto bravo, Bartemius. Sai fare uno Schiantesimo al tuo primo anno, ma non sarà un banda di bambini a fermarci.
- Questo lo dici tu! - gli urlò Baston di rimando e si buttò a capofitto nella mischia. Con un'agilità impressionante saltò su una poltrona e poi su un'altra, con getti di luce verde che gli passavano a pochi centimetri dal volto. A un certo punto scansò di lato, sparendo dietro un'altra poltrona, riapparendo dopo pochi secondi con una mazza da Battitore in mano.
- Quando vuoi, Eva! - urlò.
Questa si guardò intorno velocemente e vide alcune sfere di cristallo abbandonate su un tavolo, ne prese una alla volta e gliele lanciò. Con colpi precisi Baston mise ko cinque Mangiamorte, o quel diavolo che erano. Rodolphus fece un lento movimento con la bacchetta e la mazza di Baston si incendiò.
- Ma che bravi, questi bambini - disse con la solita insopportabile ironia - devo ammettere che morirete con dignità.
- Rodolphus Lestrange - disse una voce dietro di lui - ma che piacere.
Il professor Paciock entrò nella stanza con una decina di Auror. Camminava tranquillamente, ma c'era qualcosa in lui che fece capire a Bartemius che si aspettava lo scontro da un momento all'altro.
- Paciock, i tuoi genitori stanno bene?
- Meglio di tua moglie.
- Oh che ridere, voi dell'Ordine fate sempre le stesse battute?
- Le cambieremo quando voi vincerete una guerra, quindi mi sa che dovrai abituartici.
Rodolphus scosse la testa, per poi lanciare un fiotto di luce verde contro il professore. Da lì iniziò il finimondo. Maledizioni e incantesimi volarono per la stanza, mentre i ragazzi si rifugiarono dietro a delle poltrone. Non sapendo come, Bartemius si trovò di fianco a Ted.
- E ora che facciamo? - chiese Baston, una bacchetta nella mano e la mazza bruciata nell'altra.
- Aspettiamo - decretò Ted, tenendo la bacchetta ben stretta nella mano.
Rodolphus i batteva abilmente contro gli Auror, che si trovavano a cadere vittima dei suoi incantesimi. Neville intanto era bloccato a combattere contro cinque Mangiamorte, che gli davano poco stampo.
- Tu - disse Rodolphus a un Mangiamorte che si era appena risvegliato - prendi il ragazzo.
L'uomo si alzò e si diresse claudicando verso le sedie, ma fu colpito in pieno petto da uno Schiantesimo proveniente dalle scale che portavano ai dormitori.
Bartemius riuscì a individuare un viso da in cima alle scale e lo riconobbe. Era il prefetto che il primo giorno lo aveva accompagnato al dormitorio.
Rodolphus stese un altro Auror e alzò con la forza due altri Mangamorte doloranti.
- Siate utili per una volta - gli disse spingendoli contro le poltrone, per poi dare fuoro alle scale con un distratto colpo di bacchetta prima di tornare a combattere.
Bartemius osservò la situazione; erano due Mangiamorte contro cinque bambini che non potevano contare né sugli Auror né sugli altri Serpeverde, che non potevano uscire dai dormitori se non volevano essere bruciati.
- Stupeficium! - urlò, ma il Mangiamorte parò il colpo.
Bartemius si trovò con le spalle al muro, senza alcuna idea sul come riuscire a scappare, salvando anche i suoi amici. Doveva consegnarsi, a meno che... fece un profondo respiro di sollievo. Era il giunto il momento di usare il suo potere, che per tanto tempo era rimasto segreto.
- Incendio - disse, e l'abito di un Mangiamorte prese fuoco.
- Abbiamo poco tempo ragazzi - disse rivolto agli amici. - imitatemi.
Puntò la bacchetta per terra e sussurrò - Serpensortia.
Un grosso serpente nero spuntò dalla punta della bacchetta di Bartemius e cadde pesantemente a terra. Il ragazzo continuò a ripetere l'ncantesimo e, dopo un iniziale sbalordimento, lo seguirono anche gli altri.
- Calmi - disse rivolto ai serpenti e questi smisero di strisciare verso i ragazzini. Quando ce ne furono una ventina Bartemius ordinò - Attaccate i Mangiamorte e lasciate stare Auror, professori, studenti e chiunque sia alleato con loro. Non voglio che nessun altro venga risparmiato.
I serpenti annuirono in assenso e attaccarono i Mangiamorte che ormai avevano domato le fiamme.
- Amico - disse Baston spaventato, come gli altri tre ragazzini - in che diavolo di lingua hai parlato?*
Harry avanzava nel buio della notte. Intorno a sé decine di membri della Squadra Speciale Magica stavano portando via i corpi svenuti di tutti i Mangiamorte o quel diavolo che erano che avevano fermato. Loro avevano subito un morto. Un solo morto che però Harry non riusciva a digerire. Immaginava la famiglia che lo aspettava a casa, i bambini che forse aveva, gli amici. Ogni morte non era una statistica per lui, ma memoria di ciò che gli era accaduto.
- Harry - disse Dean dietro di lui - non devi disperarti. Lo sapeva sicuramente anche Bosch quali erano i pericoli del nostro lavoro.
- Sì, Dean, ma io sono il direttore!
- Certo, Harry. Il direttore, non Dio. Il tuo compito è guidare la squadra e ottenere risultati, non proteggerla, quello è dovere di ogni singolo Auror. E' morto per una giusta causa.
- Anche Lupin e Tonks sono morti per una giusta causa, Dean, eppure loro figlio è orfano.
- Orfano ma non schiavo.
Harry rimase in silenzio. Sapeva che quello che diceva Dean era vero, ma non placava comunwue il suo senso di colpa. Se ci fosse stata Ginny avrebbe detto che era di nuovo vittima della Sindrome dell'Eroe. Forse era vero, ma non riusciva a placare il senso di corsa.
Calò il silenzio tra i due amici, mentr entrambi guardavano mogi a terra, fino a quando non arrivò un Auror correndo. Aveva gli occhi dilatati ed era paonazzo, come se avesse corso per un lungo tratto senza riposarsi.
- Signori - urlò - sono nel castello!
Entrambi si riscossero immediatamente dai loro pensieri e chiesero - Chi?
- I Mangiamorte.
- Dove sono?
- Nella Sala Comune di Serpeverde, signore.
Harry annuì, cercando di ritrovare la calma. Poteva ancora evitare che il disastro diventasse tragedia.
- Dean resta qua e organizza la squadra - disse, per poi rivolgersi a un gruppo di una ventina di Auror - voi con me!
Insieme corsero verso la Foresta, dove videro uno dei luogotenenti di Hermione.
- Dov'è lei? - gli urlò Harry.
- Appena saputa la notizia è corsa via con una squadra.
Harry annuì e proseguì nella sua corsa. Davanti al cancello li aspettavano già una decina di Auror.
- Signore - disse uno di questi - che cosa dobbiamo fare?
Harry lo osservò, in preda all'ansia, alla paura e al dolore - Prendeteli tutti. Se non ci riuscite, ammazzateli.
Detto questo scese con i venti uomini nei sotterranei, raggiungendo in poco tempo la Sala Comune di Serpeverde.
La porta era aperta, ma Harry faticò a capacitarsi che quella fosse davvero la Sala Comune di Serpeverde. I cinque camini crepitavano come al solito, mentre i tavoli, le poltroncine e gli scaffali erano rovesciati, con libri sparsi ovunque. Le scale che portavano ai dormitori erano in preda alle fiamme.
- Voi due - disse ai primi due Auror che gli capitarono a tiro - spegnetete l'incendio.
Quei due annuirono e si avvicinarono alle fiamme lanciando spruzzi d'acqua.
Harry allora si concentrò sui corpi a terra. Otto Auror giacevano morti a terra, il volto pallido ma concentrato, come se fossero morti nel pieno dello scontro. Altri corpi irriconoscibili invece costellavano la sala, gonfi e coperti di quelli che sembravano morsi.
- Cosa diavolo è successo qui? - chiese a sé stesso, cercando di ragionare razionalmente e di mettere a tacere le emozioni che lo tormentavano.
- Serpenti, Harry - disse una voce flebile da un angolo della Sala.
Neville era sdraiato lì, coperto di sangue e di tagli.
- Neville! - esclamò l'amico, correndogli incontro - come stai? Chiamate un Medimago!
Un paio di Auror si staccarono dal gruppo e uscirono correndo.
- Sono stati serpenti. I Mangiamorte volevano catturare Bartemius - si fermò e strinse i denti - noi abbiamo tentato di fermarli, ma erano più forti. Ora sono scappati e Teddy e gli altri li stanno inseguendo. Hermione, Ron e George pure.
Harry si sentì morire. Non solo Neville, uno dei suoi migliori amici, stava morendo nelle sue braccia, ma Teddy rischiava la morte ogni secondo di più.
- Serpenti? - chiese in preda alla disperazione.
- Lasciami qui, Harry, me la caverò. Salvali. Bartemius parla Serpentese.
Harry si precipitò fuori.Angolo dell'autore
Tadà! Sono tornato. Sono in pieno clima vacanzifero e quindi sto scrivendo più lentamente. Battete un colpo se ci siete ancora. Ora vado via, quindi per le prossime una forse due settimane non riuscirò ad aggiornare.Alla prossima,
Davide
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Ted Lupin e il Figlio dell'Assassino (Wattys2016)
FanfictionEvasione da Azkaban. Harry Potter e la sua squadra iniziano ad indagare, l'Ordine della Fenice torna a riunirsi e Draco Malfoy cerca un modo di tutelare la sua famiglia dagli attacchi dei Mangiamorte evasi. In questa cornice Teddy Lupin inizia la su...