Capitolo 7

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Un dolore sovrannaturale si propagò in me, obbligandomi a svegliarmi urlando.

Il mio fianco bruciava da impazzire, tirai via la coperta e vidi la canottiera impregnata del mio sangue.

<< cazzo >> imprecai, stringendo le cicatrici con la mano. Avevo lasciato una scia rossa sul mio letto, i miei capelli erano zuppi di sudore e il dolore era troppo forte, quasi da soffocare la mia voce. Una fitta così forte, mi fece urlare di nuovo, tanto che i miei genitori fecero eruzione nella stanza.

<< tesoro, che succede? >> chiese mia madre, avvicinandosi. Appena vide la maglia e il letto, sbiancò << Harold, presto chiama un ambulanza! >> urlò, mio padre prese frettolosamente il telefono, mentre digitava il numero.

Mia mamma intanto si era seduta accanto a me, con sguardo pieno di preoccupazione.

<< su tesoro, la mamma sa cosa fare, quindi per favore togli la mano >>

Era logico che lei sapeva cosa fare, era un medico dannazione!

Annuì e tolsi lentamente la mano e lei subito alzò la maglietta. Papà gli si mise accanto, esaminando anche lui l'entità del mio dolore. Mia madre sopirò amaramente.

<< oh piccola mia, ti si sono riaperte le cicatrici >>

Mio padre mi strinse la mano.

<< tranquilla, adesso arrivano i nostri colleghi >> disse << non toccare assolutamente la ferita, si è già infettata abbastanza >>

<< in-infettata? >> domandai.

<< si tesoro, adesso non muoverti e cerca di rilassarti >> mi tranquillizzò mia madre, mentre mi accarezzava la testa.

All'ospedale fu il dottore Gordon a visitarmi, che era un caro amico dei miei genitori e io lo conoscevo da quanto ero nata. Si era trasferito anche lui con noi dalla nostra vecchia città, perché anche lui aveva avuto un opportunità che non poteva rifiutare. Voleva avere una famiglia numerosa, ma finora non aveva trovato la sua anima gemella.

Ero seduta su un lettino con le gambe a penzoloni, mentre aspettavo che Gordon prendesse una crema per le mie cicatrici. Adesso erano fasciate, le garze ruotavano per tutto il mio bacino, prima erano state scomparse di una strana crema, che mi aveva dato subito sollievo.

<< allora >> il dottore fece la sua entrata, con il camice bianco ben abbottonato e una boccetta trasparente in mano << una spalmata al giorno e non dovrebbe darti più problemi >>

<< grazie Gordon >>

Lui sorrise dolcemente dandomi poi la boccetta.

<< per te questo e altro >> continuò << adesso puoi andare, i tuoi genitori sono qui fuori. Oh! E mi raccomando potrebbe darti fastidio ancora per un po', ma non ti preoccupare non sarà forte come quello di questa notte >>

Annuì per poi alzarmi e uscire dalla porta, venni subito investita dall'abbraccio soffocante di mia madre.

<< tesoro, così gli fai male >> mio padre cercò con gentilezza di staccare mia madre, ma lei mi teneva stretta, come per paura di perdermi.

<< lasciamela abbracciare Harold! >> protestò poi, mio padre sorrise lasciandola fare.

Naturalmente dopo cinque minuti buoni, mollò la presa e allora notai i suoi occhi lucidi.

<< Dio mi hai fatto preoccupare! >> esclamò in una crisi di pianto << se ti levo la punizione, tu mi prometti che non mi fai più preoccupare più così? >>

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