Capitolo 22

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Il sole della mattina sopra la mia testa, non sembrava scaldarmi a sufficienza. Mi strinsi nel giacchetto di pelle, continuando a tremare e sentendo le palpebre pesanti. La mia mano destra era posata senza forza sul pelo marroncino di Mike, non riuscivo più a muoverla come volevo dopo la caduta della scorsa notte.

<< Mike fermati subito >> ordinò Lia, avvicinandosi a me, e, dopo che il licantropo su cui ero seduta si fu abbassato alla sua altezza, lei posò una sua calda mano sulla mia fronte << dannazione, ha la febbre alta >>

Mike si trasformò, con me sulle spalle.

<< dobbiamo travagli un riparo, è troppo fredda >> Mi strinsi di più alle sue spalle cercando di riscaldarmi con il suo corpo caldo << inoltre, credo che si sia rotta una mano >>

Socchiusi gli occhi sentendo la stanchezza impossessarsi di me. Lia mi accarezzò i capelli, probabilmente cercando di confortarmi. Clare, che nel frattempo era andata più avanti, cercando una qualsiasi forma di riparo per passare la notte, si riavvicinò a noi, con la sua solita espressione fredda e distaccata.

<< la febbre è tanto alta? >> domandò e Lia annuì guardandomi con le labbra tirate << più avanti ho avvistato una casa abitata, potremmo chiedere aiuto lì, sperando che ci offrano il loro tetto, sennò credo che dovremmo sopportare il gelo tutta la notte >> finì guardandomi.

Mike mi sistemò meglio sulla sua schiena, cominciando a camminare nella direzione indicata dalla zia.

<< su proviamo, Ade deve stare subito al caldo >>

Così, ci dirigemmo verso una piccola casetta in legno, posizionata in una radura senza alberi, ma solo neve. Dal comignolo potevamo vedere del fumo uscire, facendo diventare la struttura molto accogliente e familiare. Chiusi gli occhi con quella immagine distante.

Kei

<< non capisco, eppure dovevano essere lì >> commentò Chuck ancora confuso.

<< già, nemmeno io me lo spiego >> affermai guardando davanti a me, riconoscendo la strada.

Stavamo tornando alla casa della zia di Mike. Quando eravamo arrivati nell'Oregon, tutto quello che avevamo trovato era il nulla, del branco di Jefferson neanche una traccia, il fatto ci aveva abbastanza storditi a tutti quanti. Non capivamo, eppure l'odore di Jefferson era abbastanza forte in quella zona, perché non lo avevamo trovato?

<< manca poco alla casa di Clare >> affermò Billy, facendo nascere sia a me che a Chuck un sorriso.

Tutto ciò passava in secondo piano. Tra poco avrei riabbracciato la mia Adelaide e questo per adesso era la cosa più importante.

<< finalmente >> sospirò il mio Alpha, con un grande sorriso.

<< facciamo chi arriva prima? >> gli proposi.

<< da umani o da licantropi? >>

<< so che in forma lupo ti straccierei, quindi questa volta voglio darti una possibilità >> mi vantai.

<< ma che carino >> rispose seccato, alzando gli occhi al cielo.

Ci guardammo poi negli occhi e senza dire nient'altro, partimmo a razzo, superando tutti i ragazzi e sorridendo ancora di più sentendo le loro imprecazioni. La mattina era soleggiata, il sole ci illuminava e ci riscaldava mettendoci tutti di buonumore. Chuck mi superò andando subito più avanti, fermandosi esattamente davanti ad una specie di entrata, dove gli alberi cessarono la loro barriera per riprende il loro percorso più in là. Quella era l'entrata del giardino della casa di Clare. Accelerai il passo, spingendo giocosamente Chuck quando fui giunto al suo fianco. La mia espressione si fece confusa, vedendo come l'espressione del mio amico era smarrita, con gli occhi spalancati, quasi spiritati, mentre guardavano un punto alle mie spalle. Mi girai così anche io, preso dalla curiosità.

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