Jefferson Arder.
Era questo il nome del licantropo che mi aveva rivelato il suo segreto; era questo il nome del ragazzo che mi aveva, per primo, rapito il cuore come nessuno fino a quel momento aveva fatto... ed era questo il nome dell'unico licantropo che mi incuteva così tanta paura.
Quella mattina mi alzai troppo presto, persino per la sveglia che segnava le cinque e mezza. Ma la mia mente non voleva cessare di pensare al messaggio ricevuto la scorsa sera. Era indubbiamente Jeff.
Sopirai, passandomi una mano fra i capelli frustrata.
Dio! Ma perché?! Perché tutte a me?!
Pensavo che non mi avrebbe più voluto dopo avermi lasciato per diventare Alpha. Pensavo che non gli interessavo nulla. Speravo che non lo avrei più rivisto, così che l'unica paura della mia vita non l'avrei più incontrata, mi sono trasferita a Flagstaff, dannazione!
Come aveva fatto a trovarmi? Io non gli avevo detto dove mi trasferivo... Che in realtà non mi aveva mai lasciato in pace?
Questo pensiero mi fece stringere lo stomaco, e respirai per calmarmi.
No, no e no. Lui avrà sicuramente avuto qualcuno che glielo avrà detto, qualcuno della città, che mi ha visto e magari lo ha detto ha lui, ma chi?
Sospirai l'ennesima volta, cercando di rielaborare le idee.
Ok, adesso mi lavo, mi preparo e vado a scuola, come una normale giornata, non devo pensare a lui, devo fare la normale Ade di tutti i giorni, e Kei non lo deve venire a sapere che un licantropo quasi del tutto psicopatico è in città, chissà per quale motivo poi...
Annuì a me stessa e mi alzai dal letto, decidendo che una bella rinfrescata mi ci voleva proprio. Quando uscii dalla doccia erano le sei e mezza, così mi preparai con calma e mi misi abbastanza pesante, visto le notevoli temperature basse: mi misi un maglione bianco e jeans blu, con le converse nere. Presi infine la cartella e la giacchetta di jeans, scendendo poi di sotto.
<< già pronta? >> domandò mio padre con gli occhi sbarrati, ancora in pigiama, mentre sorseggiava il caffè.
Annuì prendendo un biscotto, non avevo molta fame.
<< che hai piccola? Non ti senti bene? >>
Sorrisi rassicurante a mio padre, che adesso mi guardava attentamente.
<< no, sto bene >>
Ma lui non mi ascoltò e mi venne davanti, poggiando poi la mano sulla mia fronte.
<< forse hai qualche linea >> disse, levando la mano << vuoi restare a casa cucciola? >>
Scossi la testa.
<< no, papá, sto bene lo giuro >>
Lui sospirò guardandomi, accarezzandomi i capelli.
<< va bene, mi vado a preparare, vuoi un passaggio? >> mi domandò ma scossi l'ennesima volta la testa << ok, non mi aspettare a cena, devo coprire anche i turni di tua madre >>
Presi la cartella e uscì di casa. Il freddo invernale mi colpì in pieno, facendomi stringere nella mia giacchetta di jeans. Mi misi la cuffiette e ascoltai la musica che andava a tempo con i miei e passi.
La mia mente era troppo ingombra di pensieri, troppi per poterli gestire. Volevo solo un po' di pace e non stare con il continuo batticuore per l'ansia. Ecco lo stavo rifacendo, con un solo messaggio Jeff stava ricontrollando me, stava ricontrollando le mie emozioni, facendole sue e io andavo fuori controllo, dovevo calmarmi e riprendere la vera me stessa.
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My Moon
Werewolf[STORIA IN REVISIONE] Adelaide Mentis ha appena compiuto 17 anni quando i suoi genitori le dicono che devono trasferirsi per lavoro nella piccola cittadella di Flagstaff. Ade non può essere più che contenta di lasciarsi Salem e i brutti ricordi alle...