Brutte Esperienze

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Dopo l'esperienza di Harry al lago e il ritorno di Ron, facemmo alcuni progressi nella ricerca degli Horcrux. Siccome avevamo notato che Xenophilius Lovegood, il padre di Luna, aveva una collana con lo stesso simbolo che avevamo trovato nel libro di Beda il Bardo, decidemmo di andare da lui. Era pericoloso, ma era anche la nostra unica possibilità per andare avanti con le ricerche. Purtroppo non avevamo considerato tutti i rischi.
Una volta arrivati alla casa dei Lovegood, Xenophilius ci raccontò la storia dei tre fratelli e, di conseguenza, riuscimmo a capire il significato del simbolo.
Sfortunatamente ci disse anche del "patto" che aveva stretto con i mangiamorte: non appena fossimo arrivati avrebbe dovuto consegnarci a loro in cambio di Luna, che era stata rapita dagli scagnozzi di Voldemort.
Fortunatamente riuscimmo a salvarci per un pelo.
Una volta tornati nella foresta ripensammo all'accaduto. Eravamo molto dispiaciuti per Luna, ma non sapevamo come aiutarla.
Harry, ad un certo punto del discorso, pronunciò il nome di Voldemort.
Ron cercò di fermarlo, ma non ci riuscì. Ci spiegò che il suo nome era tabù e chiunque lo avesse pronunciato non sarebbe più stato al sicuro. E ce ne rendemmo conto immediatamente. Harry cercò di mascherarsi il viso per non farsi riconoscere, ma il risultato fu grottesco e non ci impedì di essere catturati.
Il gruppo di Ghermidori, ovvero persone assoldate dai mangiamorte per consegnare a Voldemort i nati babbani in clandestinità, era capeggiato da Fenrir Greyback. Questi era un feroce lupo mannaro. Lui mi trascinò e mi legò. Harry tentò di convincere gli altri, dato il suo aspetto, che era Vernon Dudley. Fu smentito quando uno dei Ghermidori trovò i suoi occhiali all'interno della tenda.
Ci condussero tutti e tre di fronte ad una tetra e maestosa villa. Scoprimmo solo successivamente che era Villa Malfoy.
Entrammo in un salone enorme, con un grosso lampadario di cristallo. Tutto mostrava sfarzo ed eleganza.
All'interno della stanza c'erano Lucius Malfoy, Narcissa Malfoy, Bellatrix Lestrange e Draco Malfoy.
I Ghermidori ci lasciarono li.
Greyback era già pronto ad attivare il marchio, ma Lucius Malfoy lo fermò.
Chiese a Draco di riconoscerci.
Lui esitò un attimo, ma poi confermò la nostra identità.
In quel momento iniziò una lite. Prima litigarono su chi doveva chiamare il Signore Oscuro, poi Bellatrix notò la Spada di Godric Grifondoro e la pretese da Greyback. Lui cercò di protestare, ma la donna lo schiantò.
Alla fine prese lei la parola e comandò che Harry e Ron venissero rinchiusi nelle segrete. Loro gridarono. Non volevano lasciarmi lì da sola.
Bellatrix mi tenne stretta. Cominciò a chiedermi come avessimo avuto la Spada e io le dissi che l'avevamo trovata. La risposta non le piacque. Mi scagliò la maledizione Cruciatus. Nel mio braccio cominciarono a comparire le lettere della parola 'Sanguemarcio'. Il dolore era lancinante. Non riuscivo a fare altro che gridare e implorare che la smettesse. Lei continuava. Aveva sul volto un sorriso sadico. Provava piacere nel vedermi soffrire.
Poi, ad un certo punto, le dissi che la spada era una copia. Bellatrix non credette nemmeno a questo.
Poi successe una cosa formidabile.
Dobby spuntò in mezzo alla stanza con Harry e Ron.
I nostri carcerieri rimasero esterrefatti. L'elfo fece cadere il lampadario in mezzo alla stanza e, dopo che Harry e Ron mi avevano recuperata, ci smaterializzammo.
Ci ritrovammo a Villa Conchiglia, l'abitazione di Bill e Fleur.
Ron mi aiutò a rialzarmi.
Insieme andammo da Harry. Lui era inginocchiato a terra e tra le sue braccia c'era Dobby.
Solo in quel momento notai che la federa del piccolo elfo era macchiata di sangue. Era stato colpito dal pugnale di Bellatrix Lestrange.
Guardando il volto di Harry capii che Dobby se n'era andato.
Non riuscii a dire nulla. Iniziai a piangere. Ron mi abbracciava. Aveva gli occhi lucidi anche lui.
Dobby era morto per salvarci la vita. Da elfo libero aveva deciso di sacrificarsi per il bene, credendo in Harry fino alla fine.
Era morto da eroe e, l'unica cosa che avevamo potuto fare, era stargli accanto...come dei veri amici.
Bill e Fleur vennero a recuperarci. Fleur ci portò dentro, mentre Bill restò con Harry.
Si presero cura di noi e ci diedero degli infusi per farci riposare.
Il mattino dopo Harry scavò la tomba per Dobby. Lo lasciammo da solo a compiere questo gesto, come da sua richiesta.
I giorni successivi furono un tumulto di idee e supposizioni. Avevamo scoperto che uno degli Horcrux era nella camera blindata dei Lestrange, alla Gringott.
Ci vollero diverse ore di discussione con Griphook il goblin. Alla fine accettammo l'accordo nostro malgrado: la Spada di Godric Grifondoro per l'aiuto ad entrare nella Gringott.
Non mi soffermerò sui dettagli. Fu un'esperienza decisamente surreale e pericolosa. Incontrammo numerose difficoltà e Griphook ci tradì all'ultimo. Nonostante questo riuscimmo a salvarci.
Passammo diversi giorni a capire la mossa successiva da compiere.
Queste riflessioni ci portarono niente meno che ad Hogsmeade.
Non appena mettemmo piede nel villaggio scattò l'allarme di avvertimento.
Era un incantesimo creato apposta per far capire ai Mangiamorte che eravamo lì.
Solo il pronto intervento del proprietario della Testa di Porco ci salvò.
Eravamo sbigottiti e grati allo stesso tempo.
L'uomo, come se non bastassero le sorprese, si rivelò essere niente meno che Aberforth Silente, il fratello di Albus Silente.
Ci spiegò che ci aveva tenuto d'occhio grazie al frammento di specchio che possedeva Harry.
Inoltre, dopo che gli chiedemmo un aiuto per entrare ad Hogwarts (era lì che credevamo di trovare gli Horcrux mancanti), ci mostrò il passaggio nascosto dietro il quadro di sua sorella, nella stanza sopra la locanda.
Ad accoglierci arrivò un Neville completamente ricoperto di graffi e ferite.
Nella strada lungo il tunnel ci spiegò della grave situazione della scuola, dei due nuovi insegnanti Alecto e Amycus Carrow, di Piton, e dell'ES. Infatti il gruppo esisteva ancora ed era stato gestito da Neville e Ginny.
Alla fine del tunnel ci ritrovammo nella Stanza delle Necessità. Questa era gremita di ragazzi. Era stata arredata con tutto il necessario per renderla abitabile: amache, provviste e tutto quello che poteva essere utile per tenere in forze i ragazzi.
Ero felice, nonostante tutto.
Eravamo di nuovo a casa. Eravamo di nuovo pronti a combattere tutti insieme contro Lord Voldemort.

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