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Elijah si versò un'altra tazza di the e sospirò dando una rapida occhiata ad Hayley che gli stava seduta di fronte.

Quella mattina sembrava leggermente imbronciata, o meglio infastidita da qualcosa. Ma al contrario di come era solita fare, se ne stava silenziosa, quasi per una volta avesse deciso di contare fino a dieci, o forse più, prima di aprir bocca.

"Posso percepire che qualcosa ti turba, Hayley" disse facendo vagare lo sguardo nella stanza per un attimo, prima di poggiarlo su di lei. "mi sbaglio, forse?"

Lei annuì bevendo un sorso di succo d'arancia. "Sì. Sto benissimo."

"O forse, la nostra dolce Hayley è infastidita dal fatto che, nonostante il lavoro sia stato completato, Allison sia ancora qui." si intromise Klaus. Sul suo viso un'espressione divertita mentre dava un morso al suo pane tostato.

"Tu eri prigioniero di nostra madre quando Allison è arrivata, quindi non puoi saperlo" disse ancora volgendo il suo sguardo ad Elijah "ma Hayley non gradisce molto la nostra ospite."

Elijah annuì impercettibilmente. "Capisco. Ma ti assicuro, Hayley, che imparerai ad apprezzarla col tempo."

"Onestamente?" chiese lei afferrando la forchetta. "Spero che se ne vada quanto prima. Sembra che voi tutti la adoriate, ma io non riesco proprio a capire cosa ci troviate in lei. Sì, forse è in gamba in quello che fa, ma è autoritaria, cinica e ha la pessima tendenza a dare ordini, come se fosse il dannato capo di tutto quanto."

Allison varcò la soglia della sala da pranzo in quel preciso istante. Sul suo viso un sorriso sarcastico che faceva a pugni con i cerchi neri sotto i suoi occhi stanchi.

"Adoro essere l'argomento principale a colazione" disse afferrando un biscotto dal piatto al centro del tavolo. "Il mio ego ne ha proprio bisogno a volte."

"Ma non mi dire..." sussurrò Hayley.

"Ad ogni modo," continuò l'altra. "Buongiorno a tutti, grazie per l'ospitalità che mi avete dato nelle ultime due settimane, ma ora devo davvero andare. Altri fratelli hanno bisogno del mio aiuto. Sembra quasi che sia il mio destino; salvare il mondo una coppia di fratelli dopo l'altra."

Elijah deglutì a vuoto abbandonandosi contro lo schienale della sedia. L'idea che se ne andasse non gli piaceva, anche se sapeva che se fosse rimasta, la sua presenza avrebbe potuto creare problemi agli equilibri già fragili di quella strana convivenza.

In più, c'era qualcosa in lei. Qualcosa di strano.

Lo aveva notato la sera che l'aveva stretta nel suo letto e tutti i giorni dopo di quello. Qualcosa stava disturbando quello sguardo nocciola. Non sapeva cosa fosse, ma sapeva che la donna non era al meglio della sua forma. Sapeva anche che se le avesse chiesto di parlare avrebbe detto no grazie, ma se avesse trovato il giusto modo, sarebbe riuscito a farla aprire. Sarebbe riuscito ad illuminare un po' di quel buio nel suo sguardo.

"Dove sei diretta, esattamente?" le chiese cercando di apparire tranquillo.

Lei prese posto accanto a Klaus e chiuse per un attimo gli occhi. "Kansas."

"Stai bene, dolcezza?" le chiese Klaus. "Senza offesa, ma non hai un bell'aspetto."

"Grazie," replicò lei senza guardarlo. Quella sua voce roca pervasa di ironia. "Ho solo un brutto mal di testa."

"Credi di poter guidare fino in Kansas? Sono circa sedici ore di viaggio." chiese Elijah.

Allison aprì gli occhi e annuì prima di guardare il suo orologio. "Non ho il tempo di riposare. Starò benissimo, non è certo la prima volta che guido mente una dannata morsa mi stringe la testa."

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