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Castiel prese la mano di Allison e se la avvicinò delicatamente alle labbra. La sfiorò prima di poggiarla di nuovo sul letto e sospirò abbandonandosi sconsolato sulla sedia. Era stanco, anche se, teoricamente, lui non poteva percepire la stanchezza.

La vista di Allison su quel letto d'ospedale con i suoi begli occhi chiusi, oramai da poco più di un mese, lo faceva sentire sempre come se fosse sul punto di vomitare. Si disse che quella sensazione di malessere era decisamente una delle poche cose che non invidiava agli esseri umani.

Strinse di nuovo la piccola mano della cacciatrice e sorrise ripensando al giorno in cui si erano incontrati per la prima volta; lei così fiera, così curiosa... Castiel non aveva visto neppure un briciolo di paura in quegli occhi nocciola quando lei, Dean e Bobby l'avevano evocato in quel vecchio capanno.

I due uomini gli sparavano contro spaventati dal fatto che niente fosse capace di stenderlo, lei lo fissava curiosa. Confusa, ma curiosa. Se chiudeva gli occhi poteva ancora ricordare nei minimi dettagli l'espressione sorpresa su quel viso adesso pallido e immobile, quando quella stessa notte era volato silenzioso a casa di Bobby solo per rivedere lei. Spinto da un sentimento che allora non sapeva descrivere o etichettare ma che ben presto aveva iniziato a comprendere.

Quel sentimento gli era costato parecchio nel corso degli anni, era diventato il suo punto debole, poi il suo punto di forza... poi era cambiato col tempo, lasciandogli dentro un mix di emozioni così grande e caleidoscopico che a distanza di anni ancora lo facevano sentire confuso ma a cui non avrebbe rinunciato per niente al mondo.

Posso toccarti le ali? gli aveva chiesto lei quella notte. E quella domanda era stata l'inizio di tante, tantissime cose.

SIOUX FALLS – SETTE ANNI PRIMA

"Ah!" esclamò la donna bevendo un sorso di acqua. "L'Angelo è tornato. Speriamo che tu abbia voglia di condividere qualche informazione in più rispetto a prima."

Castiel la fissò perplesso, seguendone con gli occhi i movimenti lenti ma decisi. Era singolare quella creatura, l'aveva percepito non appena gli si era avvicinato dentro quel capanno mentre Dean Winchester e il suo amico gli scaricavano addosso ogni tipo di caricatore a loro disposizione.

Lei invece l'aveva solo guardato per tutto il tempo. In quegli occhi belli ma pervasi di malinconia lui ci vedeva tutto un mondo. Si chiese se tutte le donne fossero belle come lei. Con quella bellezza che stava perfettamente a metà tra l'innocenza e la sensualità.

Poi si chiese da dove fosse uscita fuori la parola sensualità e si rese conto che il suo tramite stava apprezzando la vista.

Si scosse poggiando lo sguardo da un'altra parte per un lungo secondo, poi sentì che lei si era avvicinata.

"Tu sei... strana" le disse voltandosi per guardarla di nuovo.

Lei si poggiò al ripiano della cucina ed incrociò le braccia mentre un sopracciglio le si sollevava in modo quasi innaturale.

"Beh, grazie!" esclamò. "Tu si che sai come fare un complimento ad una donna."

Castiel la fissò. Sentiva qualcosa nel tono della sua voce ma non avrebbe saputo dire cosa.

"Sono strana semplicemente perché non ho avuto paura mentre tu avanzavi come Superman in quel capanno, immune ai proiettili, alle trappole del diavolo e a tutti quei simboli disegnati sul pavimento?" gli chiese lei.

Lui piegò poco il capo e socchiuse gli occhi per un attimo. Avrebbe voluto chiederle chi diavolo fosse Superman ma non ne aveva il tempo. Dall'alto lo stavano già richiamando e lui doveva correre.

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